il manifesto - 20 agosto 2006
Le elezioni erano truccate: accuse di complotto a Fox
In Messico diffuso un video servito alla guerra sporca contro Amlo
Il video doveva servire a screditare Lopez Obrador ed era stato «maneggiato» dall'ex presidente Salinas e da gente vicina al presidente della repubblica
Claudio Albertani - Città del Messico

E adesso arriva anche il video che scotta, a provare una volta di più che le elezioni del 2 luglio erano truccate. Diffuso venerdì da Carmen Aristegui, coraggiosa giornalista radiofonica, e trasmesso l'altro giorno per la prima volta, il video contiene la confessione di un discusso imprenditore messicano, Carlos Ahumada, inseguito da mandati d'arresto per corruzione e frode, arrestato a Cuba nel 2004, interrogato davanti a una telecamera ed estradato in Messico pochi mesi dopo.

Ahumada confessa di aver ottenuto video compromettenti contro due stretti collaboratori del candidato del centrosinistra Andres Manuel Lopez Obrador (ripresi uno mentre incassa una mazzetta e l'altro mentre gioca grandi quantità di denaro in un casinò di Las Vegas), e di averne trattato la cessione con l'ex presidente conservatore Salinas, il ministro dell'interno Creel e un circolo di imprenditori e politici vicini al candidato della destra Felipe Calderon. «Sono sicuro che anche il presidente Fox sapeva dei video», confessa Ahumada. I video furono effettivamente usati nella sudica campagna elettorale messicana e aiutarono la destra a riempire un gap che, nei sondaggi, pareva incolmabile. Fino ad arrivare a quella vittoria per lo 0.58% contro la quale Lopez Obrador ha gridato alla frode e ha convocato, con successo, proteste diventate oceaniche. Amlo, dopo la diffusione del video, ha accusato personalmente il presidente Fox di essere coinvolto nel «complotto» contro di lui.

Il governo comincia ad avere paura. Malgrado le proteste siano del tutto pacifiche, da giorni il parlamento e le strade circostanti sono circondate da mezzi blindati e circa 3.500 fra soldati e poliziotti sorvegliano, così dice il presidente uscente Fox, che le istituzioni democratiche non siano attaccate. E' una sorveglianza, diciamo così, attiva: lunedì scorso la polizia federale preventiva ha già picchiato un gruppo di dimostranti e una ventina di deputati del Prd che cercavano di installare un accampamento di protesta nei pressi del parlamento. Il presidente Fox ha già alluso all'opportunità di far entrare in campo l'esercito.

Nei giorni scorsi, azioni di resistenza pacifica si sono verificate anche nel nord, tradizionalmente un feudo della destra. Ma il cuore della «resistenza» continua comunque a battere nella capitale e particolarmente nella striscia d'asfalto che serpeggia tra avenida Reforma e piazza della Costituzione, dove migliaia di cittadini hanno piantato le tende dopo la manifestazione di domenica 30 luglio, la più grande della storia del paese.

In pochi giorni i manifestanti hanno messo in piedi mense, strutture sanitarie, bagni pubblici, un servizio di raccolta di rifiuti. I più creativi organizzano performance teatrali, conferenze, recital di poesia, dibattiti e concerti che attirano l'attenzione dei passanti. È da qui che partono le principali iniziative di protesta come quella di bloccare temporaneamente l'accesso alla Borsa, ad alcune banche e alla sede del ministero delle finanze.

Il tribunale elettorale non ha ancora divulgato i risultati del nuovo conteggio dei voti, realizzato accogliendo solo parzialmente una petizione del Prd, ed è probabile che alla fine questo scrutinio un po' riveduto confermi la «vittoria» di Felipe Calderón. Imbaldanzita, la destra sembra disposta a difendere il «trionfo» a ferro e fuoco. Amlo non si scompone: «Siamo preparati a resistere per mesi, anche per anni», ha detto nel corso dell'assemblea di domenica scorsa, nella quale ha precisato gli obiettivi del movimento.

Il primo punto uno è combattere la povertà. Il secondo è, come nella Bolivia di Evo Morales, difendere il patrimonio nazionale: no alla privatizzazione dell'energia elettrica, del gas, del petrolio, dell'educazione e della salute. Il terzo punto è lottare contro il monopolio delle televisioni private. Il quarto è combattere la corruzione. Certamente non è un programma rivoluzionario, ma è un passo avanti rispetto ai tiepidi 50 punti che Anlo aveva presentato come piattaforma elettorale. Il candidato del Prd ha dovuto radicalizzarsi per non deludere le attese del grande movimento sociale che egli estesso ha convocato nelle ore convulse del dopo-voto.

Il calendario delle prossime mobilitazioni è massiccio. Il giorno della proclamazione del presidente eletto - la data limite: 6 settembre - ci sarà una manifestazione di protesta; il primo settembre, data della presentazione dell'ultimo Informe a la nación del presidente Fox, è prevista una concentrazione presso la sede del parlamento; nell'anniversario dell'indipendenza, gli si impedirà di pronunciare il tradizionale «grido» e, per il 16, in coincidenza con la sfilata delle forze armate, è indetta una Convenzione nazionale democratica - l'ultima era stata quella degli zapatisti nel 1994 - che riunirà i rappresentanti delle organizzazioni popolari di tutto il paese.

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