La Jornada – Lunedì 20 marzo 2006
In Jalisco Marcos annuncia un’imminente ribellione nazionale, civile e pacifica
Delegato Zero: "Il dolore che stiamo raccogliendo non tarderà molto ad esplodere"
Zapatisti e huicholes questa domenica hanno condiviso il tsinari, "bevanda degli antenati"
HERMANN BELLINGHAUSEN E NELDA JUDITH ANZAR - Inviato e Corrispondente

Guadalajara, Jal. 19 marzo - Il governo neoliberale del Partito di Azione Nazionale (PAN) in Jalisco non ha una politica pubblica di protezione degli indigeni, ha dichiarato Carlos Sepúlveda Luna, sindacalista aderente all'altra campagna in questa entità nel suo discorso di apertura dell'incontro che ha riunito oltre un migliaio di tapatíos nel viale Pedro Moreno, nel centro di questa città. "In Jalisco non esistono politiche pubbliche a protezione dei nostri fratelli indigeni, che devono sopravvivere in una città insensibile dopo aver abbandonato le loro terre e le loro comunità".

Nello stesso spazio dal quale sono stati sgomberati l'anno scorso i manifestanti di La Colonia la Huizachera, dopo di che il governo dello stato aveva proibito ogni tipo di manifestazione, l'oratore ha rimarcato che il regime di Francisco Ramirez Acuña "ha attaccato ogni manifestazione di dissenso ed ogni lotta sociale: risparmiatore delle banche popolari, emigranti che esigono giustizia, lavoratori del municipio, comunità lesbico-gay e insegnanti che lottano per la democratizzazione sindacale".

Una bordata di fischi contro il mandatario statale si è levata quando l'oratore ha citato che molti di questi problemi esposti sono iniziati grazie alle "politiche neoliberiste fasciste" di Ramírez Acuña.

Nel contesto del festival artistico culturale che si è svolto nel viale e fatto proprio per oltre 15 mesi dagli altromondisti della Coordinadora 28 de Mayo, ci sono stati discorsi di organizzazioni civili come i Barrios Unidos e di artisti indipendenti.

Poi ha preso la parola il delegato Zero. I presenti entusiasti hanno applaudito fin dal primo momento. Dopo aver detto che è la prima volta che la dirigenza zapatista calpesta queste terre, Marcos ha segnalato che l'altra campagna sta portando le "sofferenze" che gli consegnano quelli in basso. "Siamo capitati in questa terra per cercare qui nell'ovest un altro vento, un'altra aria che si unisca alla nostra e che abbiamo raccolto al nostro passaggio".

Le "sofferenze" che ha raccolto la carovana che sta guidando, ha detto, sono di bambini e bambine prostituiti da governanti ed industriali; di omosessuali, transessuali e lesbiche, che oltre a doversi nascondere in vita, devono anche nascondersi nella morte per il disprezzo ed il razzismo per chi è malato di AIDS. Ha parlato del dolore di studenti, insegnanti, lavoratori, operai, donne, anziani, lavoratori e lavoratrici del sesso e dei popoli indios.

Ha sottolineato che queste "sofferenze" non sono altro che la rabbia e l'indignazione "che non trova risposta in alto". Ha affermato che durante tutto il tragitto della carovana il PRI ha offerto soluzioni per queste sofferenze. Una buona opportunità di "collezionare provviste, berretti e magliette".

Anche quelli di Azione Nazionale offrono che, se ci si rivolge a loro, si potrà vedere la distruzione che ha caratterizzato Il governo di Vicente Fox. "Guardatemi e vi garantisco che sarete assolti là, nella vita eterna, perché qui siete tutti condannati". Ed ha aggiunto: "C'è chi sospira e dice 'guardate al giallo e nero', e scommette i suoi aneliti sperando che, se vince il PRD, si faccia giustizia al paese".

Ha raccontato che al suo passaggio per gli stati percorsi, ha trovato non solo astio verso la classe politica, ma rabbia e coraggio per quello che fanno "quelli che stanno in alto. I responsabili delle sofferenze, l'obiettivo dell'indignazione e della rabbia è il sistema, chi lo sostiene e chi lo rappresenta, ha detto. L'obiettivo dell'altra campagnaè "abbattere il governo supremo e farla finita con i ricchi ed i grandi proprietari". Qui è stato interrotto da un'ovazione.

Il subcomandante Marcos ha insistito sulla necessità di costruire un altro paese, incominciando da un'altra politica, dove si ascolti la gente senza cercare di prendere il potere per ingannare ed arricchirsi. Una politica dove la gente comandi ed il governo ubbidisca, che risani le sofferenze del popolo in un programma nazionale di lotta. "Nell'altra campagna c'è l'unica possibilità che quella che noi chiamiamo patria possa sopravvivere. Nessuna porta là in alto contempla la sopravvivenza di questo paese. La sua unica proposta è accelerare la distruzione".

Il dolore che ha raccolto l'altra campagna, ha affermato, non tarderà molto ad esplodere, per cui ha avvertito i presenti che ci sarà una ribellione nazionale civile e pacifica. "Siamo venuti ad avvertire la gente ancora indecisa, che ci sarà una ribellione nazionale civile e pacifica. Il vecchio grido di 'fuori il malgoverno!' si tornerà a risentire ed il governo cadrà".

Ha invitato i seguaci dell'altra campagna ad essere partecipi diretti di questo movimento. "Siamo venuti ad invitare chi ancora sta dubitando, chi ancora nutre speranze là in alto e deciderà ora o aspetterà di sommare al suo dolore la delusione e l'inganno. Noi non più. Ora basta. Stiamo creando questo movimento. Quelli che hanno il cuore ben posto a sinistra hanno l'unica opportunità di unirsi alla storia l'anno zero del 2006".

Approdando ad un altro stato a governo panista, Marcos ha di nuovo fatto riferimento al "braccio armato" della destra di partito, El Yunque, ed ha dichiarato che questi hanno ripetuto la storia seminata dal PRI durante più di 70 anni.

Concludendo la manifestazione, mentre il delegato Zero si ritirava, è salita sul palco la cantante Jaramar che ha intrattenuto il pubblico con la sua bella voce ed il suo repertorio molto originale, accompagnata solo da semplici percussioni e qualche supporto elettronico.

Della huichola del basso

Dopo una seconda freddissima notte nella comunità di Tutù Matawi, sulla montagna huichola, il delegato Zero e la carovana che l'accompagna hanno fatto nuovamente un lungo percorso fino alla capitale tapatía, attraversando il semideserto della sierra del sud di Zacatecas, vasta e spopolata, alle porte di quello che gli archeologi chiamano Aridoamérica. L'incontro con i wixaritari è stato cordiale ma molto alla maniera di questo popolo di radice pre-azteca e con una forte e viva cultura propria.

I membri di questa comunità hanno saputo adattare le proprie credenze magiche al mondo contemporaneo e non mancano assolutamente di senso pratico da contadini come sono. Come uomini di conoscenza che molti di loro sono. Per dirlo in termini urbani, rispetto all'altra campagna, di cui sono aderenti, i wixaritari hanno un'agenda propria. Si governano loro stessi mediante un'autorità che viene rilegittimata continuamente, efficiente e impegnata, perché le comunità sono i quelle che decidono e non si distraggono.

Un collega giornalista mi stava commentando quanto i huicholes siano "politicizzati" e ben informati. P perlomeno i loro leader politici e religiosi. La riunione degli aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona questa volta non è stata una sessione di denunce, né di testimonianze della situazione delle loro lotte né di dichiarazioni politiche, né di rivendicazione di diritti violati o di ruberie.

È stata una lunga assemblea (dalle 9 alle 19 di questo sabato) in cui le autorità tradizionali hanno parlato del loro popolo e delle loro attività per il riconoscimento come popolo da parte dello Stato e dei loro vicini meticci.

José Carrillo, attivo moderatore dell'incontro, ha interrogato non tanto i suoi compagni che in ogni caso hanno esaurito profusamente ciò che intendevano esporre al delegato Zero e alla carovana, quanto ha interrogato proprio questi ultimi, sollecitandoli a "spiegare" cose molto specifiche: come vivono realmente le comunità basi d'appoggio dell'EZLN, che cosa sta succedendo con l'istruzione o che cosa è successo giorni addietro durante le proteste contro la privatizzazione dell'acqua a Città del Messico, ecc.

Cioè, Carrillo ed i suoi non stavano chiedendo informazioni sulla difesa delle risorse in generale o dell'acqua in particolare. Loro hanno le loro proprie risposte che coincidono senza dubbio con quelle degli altri aderenti dell'altra campagna nel paese. Pur vivendo dove non c'è un medico, ad ore da un telefono, senza servizi pubblici, con scarsa elettricità e poca acqua, sono aggiornati. E a loro piace guardare avanti. Non tutti sono né pretendono di essere indovini o sciamani, ma tutti, perfino i meno mistici tra i wixaritari, vivono un intenso rapporto col futuro.

Jesús Lara aveva spiegato la nuova legislazione postsalinista, o neoliberale. Ha ricordato che solo nel 2005 sono state promulgate o riformate le seguenti leggi che colpiscono i territori e l'autonomia degli huicholes: sulla Biosicurezza da Organismi Geneticamente Modificati, sulla Protezione della Conoscenza Tradizionale, per il Settore minerario, Agrario, sulle Acque Nazionali, sulla Consultazione dei Popoli Indigeni, sulla Proprietà Industriale (che disciplina le conoscenze dei popoli e permette il loro brevetto), sui Prodotti Organici, sulla Protezione dei Semi, sulla Vita Silvestre, sull'Accesso alle Risorse Genetiche, sullo Sviluppo Forestale Sostenibile, oltre alle leggi statali sui diritti indigeni.

Tutte leggi approvate dal Congresso dell'Unione e di Jalisco. Non deve stupire quindi che un altro oratore, di San Andrés, manifestasse il suo rifiuto per tutti i partiti politici ed i loro candidati. Semplicemente non rappresentano, né ascoltano, sembra piuttosto che combattano i popoli indios.

Siccome i semplici piaceri non stonano nelle discussioni importanti, all'inizio del pomeriggio di sabato una donna è arrivata con un grande secchio bianco pieno di tsinari, "la bevanda degli antenati", come l'ha chiamata uno degli anfitrioni. Mentre la riunione proseguiva, suo marito distribuiva la bevanda ai presenti, a due a due, in jícaras [tazzine di corteccia]. Andava e veniva passando davanti al tavolo degli oratori. I wixaritari hanno condiviso con i visitatori questa bevanda di mais semifermentato, con sale, peperoncino e cortesia.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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