PROCESO 19 novembre 2006
NON PIÙ ARMI AL MESSICO

A partire dalla decisione del presidente Vicente Fox di utilizzare la forza pubblica a Oaxaca, e davanti alle molteplici denunce di abusi di polizia in questo ed altri conflitti, nell'Unione Europea (UE) crescono i pronunciamenti che esigono un maggiore controllo delle milionarie esportazioni di armi al Messico (vedere edizione 1568 di Proceso).

La presidentessa dell'influente sottocommissione dei Diritti Umani del Parlamento Europeo, Hélène Flautre, avverte: "I paesi dell'Unione Europea devono fare attenzione a non vendere al Messico armi che poi possano servire alla polizia per torturare o aggredire i cittadini".

Per l'eurodeputata francese, "data la situazione predominante in Messico, il paese non potrebbe acquisire certe armi europee se i governi (della UE) applicassero correttamente il codice di condotta”.

Lo scorso mercoledì 8, i partiti Verde e Sinistra Unitaria del Parlamento Europeo hanno proposto una "risoluzione di urgenza" sul conflitto di Oaxaca e la vendita di armi al Messico. Tuttavia, i parlamentari del Partito Popolare e del Partito Socialista Europeo l'hanno respinta ed hanno impedito che il tema fosse incluso nella sessione plenaria della settimana scorsa.

Ciò nonostante, nel prossimo incontro della sottocommissione dei Diritti Umani, questo lunedì 20 novembre, i verdi presenteranno alla UE, tra altre domande, quella di "proibire strettamente l'esportazione di armi al Messico, per evitare che queste siano utilizzate contro la popolazione civile in un conflitto interno", secondo la lettera originale in possesso di Proceso, alla quale saranno obbligati legalmente a rispondere le più alte autorità diplomatiche di Bruxelles, come spiega il reportage sul numero 1568 di questo settimanale.

[http://www.proceso.com.mx/noticia.html?nid=45914&cat=0]

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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