Domenica 18 giugno 2006
Canalseisdejulio presenta il documentario Romper el cerco
Un video mostra la complicità della tv nell'operativo di Atenco

MARIANA MORANDI

Canalseisdejulio ha presentato nella Escuela Nacional de Antropología e Historia il documentario Romper el cerco, dove si analizzano i fatti accaduti a San Salvador Atenco il 3 e 4 maggio scorsi. Nel video si mostra il modo di operare dei mezzi di comunicazione, specialmente della televisione, accusati di occultare la violazione dei diritti umani in Atenco, di agire come complici dell'operativo repressore e di creare un ambiente di paura nel contesto delle prossime elezioni presidenziali.

Il documentario dura 45 minuti ed è realizzado da Canalseisdejulio e Promedios, associazione che lavora nelle comunità indigene del Chiapas con programmi di formazione tecnologica e audiovisiva.

Uno dei principali obbiettivi di questa produzione è di “rompere il cerchio” mediatico e di terrore che è stato costruito intorno al caso di Atenco. Secondo José Luis Mariño, rappresentante di Canalseisdejulio, “questi video li possiamo catalogare di emergenza, provvisori, perché cercano di rispondere rapidamente al'accerchiamento mediatico. Attraverso l'immagine, con video autonomi e fatti dal basso, cerchiamo di aprire un fronte di lotta politica e dare delle immagini dal campo di battaglia”.

Partendo dal fatto che questo documentario è stato fatto frettolosamente per il suo carattere di “emergenza”, riesce a mostrare l'altra faccia del conflitto di Atenco attraverso voci che non hanno avuto spazio nella televisione. Analisti politici, giornalisti, atenquenses e diversi testimoni della repressione fisica, psicologica e sessuale, spiegano ciò che è accaduto in quei giorni.

Il video comincia mostrando la vita dei contadini di Atenco, la loro lotta contro la costruzione dell'aereoporto internazionale e la formazione del Frente de Pueblos en Defensa de la Tierra. Questi antecedenti, come commenta l'analista Carlos Fazio, hanno provocato che in Atenco da allora fosse presente un servizio di intelligence e di spionaggio in allerta per far fronte a qualsiasi movimento ribelle.

Così quando scoppiano gli scontri con i floricoltori – dice il documentario – lo Stato orchestra un operativo poliziesco denominato Operación rescate, realizzata dalle forze speciali della Polizia Federale Preventiva (PFP), dalla polizia statale e da elementi della ASE (Agenzia di Sicurezza dello Stato del Messico). Operazione che contò con l'appoggio del Centro di Investigazione e Sicurezza Nazionale.

Il giornalista Jenaro Villamil commenta che, a partire da questo fatto, si produce un consenso delle televisioni per giustificare l'azione della polizia e si crea una distorsione informativa. Il giornalista Roberto Garduño spiega come gli agenti della PFP saccheggiavano le case senza un piano, consigliati dalla “spia” (un abitante di Atenco travestito da poliziotto che indicava le abitazioni). Testimonianza che è stata confermata da vari atenquensi.

(tradotto da Daniele - corrodan@freemail.it)

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