La Jornada - Mercoledì 18 gennaio 2006
Ripete che la patria nuova deve essere costruita dal basso e per quelli che stanno in basso
MARCOS ESORTA A "IMPUGNARE L'ARMA" DELLA RAGIONE PER TRASFORMARE IL PAESE
Spiega che le critiche ai partiti politici sono "perché questi, non ci lasciano in pace"

ELIO HENRIQUEZ e HUGO MARTOCCIA - Inviato e Corrispondente

Cancún, Q. Roo, 17 gennaio -. In un affollatissimo incontro nel parco Las Palapas ha concluso la sua visita di tre giorni in questo stato il subcomandante Marcos, che ha esortato la popolazione a "impugnare l'arma della ragione e trasformarla in forza per trasformare questo paese, governato attualmente da ladri e criminali". Questo movimento popolare si è ormai sollevato per il "sentimento di rabbia e indignazione, e farà ora un passo avanti, cosa che fa tremare quelli che stanno in alto", ha dichiarato.

Inoltre ha spiegato di aver criticato i partiti politici perché questi si stanno "intromettendo nell'Altra Campagna; non ci lasciano in pace".

Marcos è partito oggi alle 8 e mezza della mattina da Playa del Carmen, guidando lui stesso - per la prima volta da quando è iniziato il suo viaggio 17 giorni fa - il monovolume che lo trasporta. C'è voluta quasi un'ora e mezza per percorrere i 60 chilometri di autostrada che separano Playa del Carmen da Cancun, scortato da pattuglie della Polizia Federale Preventiva.

Al suo arrivo è stato alloggiato nella sede del gruppo culturale Rincón Rupestre, in un quartiere popolare lontano dalla zona alberghiera. Poco dopo le 10, ha incontrato in forma privata aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona e dell'Altra Campagna. Nel pomeriggio si è svolta un'altra riunione più aperta e con la presenza dei mezzi di comunicazione.

A quest'incontro hanno assistito militanti perredisti che hanno difeso l'opportunità che il candidato del PRD, Andrés Manuel López Obrador, vinca la Presidenza della Repubblica nelle elezioni del 2 luglio prossimo.

"Nel caso qualcuno pensi che l'Altra Campagna si stia trasformando in una campagna antiLópez Obrador, confidiamo nel vostro intelletto e nella vostra intelligenza, vi chiediamo di avere pazienza e di pesare su una bilancia quello che sta succedendo", ha aggiunto. "Noi abbiamo toccato il tema dei partiti politici perché loro l'hanno presentato", ha affermato il delegato Zero.

Ha spiegato: "prima c'è stato il PRI a minacciarci che ci sarebbe stata violenza a La Hormiga, una colonia indigena di San Cristóbal de las Casas. Poi abbiamo toccato il PRD, perché i comitati cittadini hanno pensato di mettersi in un posto che non è il loro, perché qua non c'interessano i partiti politici. Siamo stati sulla costa del Chiapas ed un signore del PAN ci ha richiamato perché non eravamo adeguati alla questione elettorale, che era il mondo decente - ha detto - di gente per bene, di prendere il potere, e noi gli abbiamo risposto ricordando tutti i crimini che hanno compiuto, incominciando dal conferire una carica ad una signora (Marta Sahagún) che nessuno ha votato".

Ha dunque proseguito: "abbiamo ripreso l'argomento a Carrillo Puerto, perché il PRD ci ha teso un'imboscata. Stava dicendo a tutta la gente che stavamo arrivando lì per appoggiare il governo municipale del PRD, e noi siamo stati costretti a rettificare. Non capiamo perché se c'è tanto interesse a farci riflettere e ad intimarci di seguire la buona strada, non dedicano questo sforzo ad intimare al PRD di smettere di fare quello che sta facendo".

In questa riunione, alla quale hanno assistito oltre 100 persone, molte di età avanzata, Marcos ha criticato ancora una volta il PRD perché Maximiliano Vera, portavoce di otto comitati cittadini perredisti, si è dispiaciuto per gli "insulti" del leader ribelle contro López Obrador.

Davanti alla dichiarazione di Vera che López Obrador applicherà gli Accordi di San Andrés, il delegato Zero ha ricordato che Jesús Ortega, capo della campagna politica del perredista, ha votato contro la legge su diritti e cultura indigeni, e Arturo Núñez, candidato a deputato plurinominale, "è macchiato del sangue di Acteal, perché era sottosegretario di Governo" quando accadde l'omicidio di 45 indigeni.

Inoltre, ha affermato che nella sua visita di precampagna elettorale in Chiapas nel dicembre scorso, López Obrador ed il suo partito "hanno detto che le nostre strade sono diverse, e non sono solo diverse, ma sono contraddittorie, ma presto o tardi si incontreranno".

Alla richiesta di una donna indigena di intervenire per la liberazione di Ignacio García Zalvidea, Il Chacho, perché lui "sì che ha aiutato gli indigeni", il subcomandante ha risposto: "sappiamo da dove proviene e come ha fatto sua fortuna, e il fatto che stia in carcere oppure no, ha a che vedere con i calci che si stanno dando là in alto".

Con un tono tranquillo e perfino familiare, il dirigente ribelle ha affermato che ciò che si sta costruendo con l'Altra Campagna è "il movimento più ricco di idee, proposte e lotte che questo paese abbia conosciuto nella sua storia; quello che si sta costruendo adesso è la lezione di amore più bella di questo paese".

Dopo questa riunione, il sub è partito per il parco Las Palapas dove c'erano quattro o cinque mila persone. Alcuni hanno commentato che i presenti potevano superare il numero di persone che López Obrador ha riunito in questa stessa piazza nella sua precampagna.

Davanti alla moltitudine venuta per vederlo ed ascoltarlo, ha toccato il tema del passamontagna: "Togliti la maschera, dicono i ricchi, i governanti. Che se la tolgano loro e si spoglino del tutto!".

Ha ripetuto che la patria nuova deve essere costruita dal basso e per quelli che stanno in basso, perché "quando mai una soluzione è arrivata dall'alto? Dall'alto arrivano le pallottole, le prigioni, le umiliazioni e le leggi che giustificano il fatto che possano calpestarci".

Dal pubblico e senza che lui lo udisse, un uomo ha gridato: "Marcos, ti vogliamo presidente della Repubblica". Molti dei presenti alla riunione erano lavoratori edili - molti del Chiapas - uno dei settori più sfruttati di questa zona turistica.

"In questi tre giorni in Quintana Roo abbiamo imparato quello che non abbiamo imparato in molti anni e non impareremo mai se parliamo con i politici e i governanti", ha detto.

Ha denunciato che gli indigeni dell'Unione per la Difesa degli Agricoltori della Razza Maya sono "spogliati delle loro terre, erano loro i padroni delle terre prima che arrivassero gli statunitensi a trasformare tutto questo in un grande centro commerciale ed alberghiero e prima dell'indipendenza".

Al termine della riunione, Marcos è salito a fatica nell'auto a causa del gran numero di persone che si accalcavano per vederlo. Nella notte è stato previsto che partisse verso Merida, Yucatan, per iniziare domani presto le riunioni con aderenti in quella città. Inizialmente si era previsto che passasse qui la notte.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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