La Jornada - Venerdì 17 novembre 2006
Il delegato Zero percorre “l’altro Nuevo León, dove lottare sembra impossibile
Se non lottiamo per tutto, resteremo con niente, avverte Marcos a Monterrey
Ha ascoltato e parlato a studenti, ejidatari, venditori ambulanti ed operai
HERMANN BELLINGHAUSEN - Inviato

Monterrey, NL, 16 novembre - La città di Monterrey oggi non ha ricevuto nei suoi spazi di lusso e patetico sostegno governativo solo il "conferenziere" Bill Clinton. Ci sono state altre mobilitazioni nel segno dell'altra campagna. Si sono riuniti per ascoltarsi dal basso e controcorrente lavoratori dell'industria in lotta, ejidatari in resistenza contro l'esproprio ufficializzato delle loro terre, studenti che non si lasciano schiacciare, commercianti popolari che le autorità vogliono cancellare dalle strade del centro per regalare il loro spazio ai padroni del denaro, coloni agguerriti della mitica Tierra y Libertad. "L'altro Nuevo León", invisibile per decreto, è uscito al passaggio del subcomandante Marcos, con la sua protesta e determinazione, proprio qui, dove lottare sembra impossibile.

"Chi ha detto che a nord, in Nuevo León, non succede niente", si è chiesto il delegato Zero dopo l'incontro mattutino con il Coordinamento dei Lavoratori dell'altra campagna nel sindacato dei telefonisti. Ha avvertito: "Se non lottiamo per tutto, resteremo senza niente". Ha ribadito la sua previsione che avverrà un'esplosione in tutto il paese, e l'importanza di far sì che sia pacifica. Precedentemente, davanti a studenti riuniti nella piazza del Colegio Civil, dove Juárez fa angolo con Washington (le vie), Marcos aveva detto: "Questa gente in alto ci disprezza, gli facciamo schifo. Se prima volevano vederci in ginocchio, con la testa bassa ed ubbidienti, ora neanche vogliono vederci. Pensano che abbruttiamo la loro città, il loro paese, i loro affari. Si dimenticano che siamo quelli che lavorano, quando ci perseguitano, quando la polizia attacca gli ambulanti di Colegio Civil, o persegue la banda per i graffiti o solo perché esiste, perché è riunita per strada, a volte col pretesto del rumore, altre senza nemmeno un pretesto".

La sera, più di mille di persone della colonia Tierra y Libertad hanno trasformato il viale Almazán in un auditorium con sedie, striscioni e bandiere, per dimostrare la loro identificazione con l'altra campagna e la loro duratura lotta. Ogni atto oggi è stato una sfida allo zoccolo duro di Foxilandia, dove si uniscono i tre poteri: politico, finanziario-industriale e criminale (mediamente narcotraffico). Tutto, "nelle montagne del nordest messicano", secondo uno studente. Un posto di fabbriche e fumo, del graffito affrettato, dell'operaio va tenuto indietro, della pattuglia che controlla i giovani il cui unico crimine è quello di essere diversi dal modello indicato dal potere del denaro.

È Nuevo León, dove un industriale come Lorenzo Zambrano, magnate di Cementos Mexicanos (Cemex), "attraverso arguzie, si impadronisce della manodopera più povera" per essere il più ricco. Qui si usurpano le terre nella Huasteca con l'intenzione di costruire molte residenze ed un club di golf. Si demoliscono e distruggono con la dinamite 220 case nella colonia agropecuaria Emiliano Zapata, perché l'industriale Alfredo Villarreal Elizondo, socio del governatore Natividad González Parás, metta le sue macchine saccheggiatrici.

Un luogo della realtà messicana dove, come avrebbe detto Marcos nel centro di Monterrey, "le donne sono aggredite perché sono donne, per aggredirle e perfino ammazzarle. La polizia, come quelli che sono là, invece di cercare chi ha ammazzato i suoi capi, cercano noi e ci controllano per vedere se facciamo qualcosa di male, come se la gente che lavora in questa città facesse qualcosa di male". Dove quelli in alto vogliono solo "rimodellare" tutto questo. "Ma come fanno se non hanno lavoratori, se li disgusta il nostro modo di essere. A loro non importa il nostro cuore, né la nostra dignità, né la nostra conoscenza, né il nostro lavoro", ha detto Marcos. "Diciamo no al loro sistema di valori, al loro sfruttamento".

Tra molti altri, oggi hanno manifestato la decisione di resistere gli ejidatari di El Galeme, del municipio Montemorelos. Lì la polizia ha prese gli appezzamenti strappandoli ai proprietari legittimi. Come dice un contadino, "quello che conta è il denaro, per dare ragione ai ladri dal colletto bianco", coperti dalla procura e dal tribunale agrari.

Il delegato Zero ha dichiarato: "Vogliamo un paese in cui ognuno possa decidere cosa fare della sua vita, e che ognuno valga per quello che è, non per quello che sembra. Abbiamo imparato che quelli che si vestono 'bene' sono i peggiori criminali, quelli che aggrediscono sessualmente i bambini e le bambine. Quelli che si dicono rappresentanti della decenza sono i più indecenti. E la maggioranza di loro sono politici".

Con tali scontenti, solo una dimostrazione dei fiumi che scorrono in basso in Nuevo León, l'altra campagna può costruire un movimento in tutto il paese "che per la prima volta faccia tremare l'intero sistema e lo distrugga", ha detto Marcos. Ed ha aggiunto: "Non chiediamo le briciole, esigiamo e prendiamo quello che è nostro: la libertà che ci hanno tolto, la giustizia che hanno comprato, la democrazia che hanno trasformato in spettacolo mediatico per imporre il candidato Felipe Calderón. Siamo venuti a Monterrey ad invitarvi ad abbattere il governo".

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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