da La Jornada - Venerdì 17 marzo 2006
Marciano migliaia di attivisti in difesa della risorsa
L'acqua, diritto umano, esigono in varie lingue
Arrestano giovani incappucciati per aver generato violenza

ALMA E. MUÑOZ, LAURA POY, KARINA AVILES E MIRNA SERVIN

L'hanno gridato in varie lingue e idiomi: in mazahua, francese, inglese, néhuatl, mixteco e spagnolo: "Acqua pubblica per sempre, la vita invece dei soldi".

In Città del Messico, migliaia di persone di diverse parti del mondo hanno marciato contro la politica globale idrica che governanti, autorità, imprese transnazionali e multilaterali discutono nel Centro Culturale Banamex, sede del quarto Forum Mondiale dell'Acqua.

La marcia non è stata esente da incidenti avvenuti dopo la detenzione di 27 persone, un poliziotto è stato ferito ed un altro intossicato...

Prima che ancora incominciasse la mobilitazione erano stati arrestati 17 giovani che portavano 20 bombe molotov, taglierini, coltelli, gas urticante, fionde ed altri oggetti contundenti....

Le violenze non sono riuscite a sabotare la marcia, ma sì ad affrettarne la conclusione. Attivisti, ambientalisti, difensori di diritti umani, accademici, contadini, indigeni, insegnati, studenti e sindacalisti hanno dichiarato che la loro protesta era pacifica e non sarebbero caduti in provocazioni... gli incidenti però, non si sono potuti evitare.

Inquinamento inarrestabile

Durante il tragitto della manifestazione, il cileno Omar Risco ha ricordato che nove municipi del suo paese sono stati trasformati nella "rotta della merda", dopo che si è costruito un impianto di riciclaggio chiamato Acque Andine. Ha spiegato che per quei municipi transitano diariamente 22 camion di escrementi, risultato della separazione che l'impresa fa fra rifiuti solidi e liquidi... ed il passaggio colpisce un milione e mezzo di abitanti della zona.

In Messico si vivono storie simili. Ricardo Campos, di Iztapalapa, ha presentato una bottiglia d'acqua dove nuotavano tre scarafaggi. "Così esce l'acqua in casa mia, quando apro il rubinetto. Così ci arriva".

Altri, hanno inviato il loro messaggio attraverso gli striscioni: "Togliete l'acqua a Las Lomas de Chapultepec e mandate loro le cisterne. Distintamente: Iztapalapa".

Sono arrivati anche contadini del Guerriero, di Veracruz, di Oaxaca e Nayarit per narrare storie che "provocano il pianto della terra e la morte delle sementi" per la carenza d'acqua. Una contadina di Veracruz ha ribadito: "Fox ha paura di quel domani, quando lotteremo per la nostra acqua, perché ci stiamo organizzando nei villaggi e nelle comunità".

"Con le stupide promesse che miglioravano il servizio hanno messo delle imprese come Aguas de Barcelona che in Saltillo, Coahuila, hanno solo aumentato i prezzi e siamo rimasti senza acqua", ha raccontato un'altra.

Acqua sacra

Una donna dell'Istmo di Tehuantepec ha raccontato che quella regione "è fottuta dal governo col Piano Puebla Panama. Si stanno impadronendo di tutte le nostre risorse e nei paesi non c'è acqua. Noi donne dobbiamo aspettare fino a due o tre ore perché riuscire a riempire un secchio".

Pure presenti, membri del Consiglio di Ejidi e Comunità che si oppongono alla diga La Parota hanno ribadito che anche se hanno già dei morti per la loro lotta "non ci arrenderemo. Non potranno mai comprare ciò che non è stato mai in vendita: la terra e l'acqua sono sacre"...

Al punto di arrivo della marcia, degli attivisti internazionali hanno detto che questa marcia sarà ricordata come quella che ha sfidato il neoliberalismo. In opposizione al modello neoliberista, pretendiamo che "l'acqua sia per tutti", senza che importino razza, origine, condizione sociale o credo.

Si vuole una vita nella quale "abbia valore prima di tutto la gente, non i soldi".

C'era pure il ministro di Acqua della Bolivia, Abel Mamani, uno degli protagonisti di questa lotta nel suo paese... Ha commentato che questa mobilitazione riflette l'opinione di molti paesi: che l'acqua sia un bene pubblico e che si istituzionalizzi come un diritto umano...


LETTERA AL QUOTIDIANO LA JORNADA

Gentile direttrice, con rifierimento all'articolo sulla manifestazione del 16 marzo, firmato da Alma E. MUÑOZ, LAURA POY, KARINA AVILES E MIRNA SERVIN, segnalo quanto segue:

È desolante che le giornaliste citate si aggidichiano il ruolo di pubblico ministero. Come possono affermare che i 17 giovani arrestati prima della manifestazione "portavano 20 bombe molotov, taglierini, coltelli, gas urticante, fionde ed oggetti contundenti"? Perchè li dichiarano colpevoli prima del processo? Che succede se glieli hanno seminati?

Ho partecipato alla manifestazione ed ho vissuto l'angoscia generata dalla loro detenzione. Non applaudo a nessuna violenza ma non mi stupisce l'esplosione di rabbia di chi poi ha attaccato i poliziotti. Perché affermare che questi giovani "non sono riusciti a sabotare la marcia ma ad affrettarne la sua conclusione"?

La violenza sta in molte parti. Alla Vivendi, alla Nestlé, alla Coca Cola, tra i signori governanti, tra i manifestanti che protestano ed anche tra i giornalisti che li calunniano.

Distintamente,
Claudio Albertani, UACM - claudio.albertani@gmail.com

(traduzione e redazione a cura del Comitato Chiapas di Torino e del Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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