il manifesto - 16 settembre 2006
Messico diviso in due. Anche sul «grido»
Fox rinuncia a celebrare la festa dell'indipendenza sullo Zocalo e Lopez Obrador riunisce la Convenzione democratica
Gianni Proiettis - Città del Messico

Quando, il 15 settembre 1810, il sacerdote Miguel Hidalgo y Costilla lanciò il grido, non tanto pacifico, di indipendenza dalla Spagna, non immaginava di certo che la guerra di liberazione sarebbe durata 11 anni né che il suo grido, accompagnato dai rintocchi di una campana, si sarebbe trasformato in un rito simbolico e longevo. E ancor meno che un giorno, quasi due secoli dopo, avrebbe diviso i messicani anziché unirli.

Eppure è quello che è successo ieri: il presidente Fox, dietro «suggerimento» unanime del senato, ha dovuto rinunciare alla cerimonia dal balcone del palazzo nazionale, che si affaccia sullo Zocalo, l'immensa piazza della capitale, per trasferirsi in elicottero a Dolores Hidalgo, nello stato di Guanajuato, epicentro dell'insurrezione.

Lo Zocalo è rimasto occupato dal grande e pacifico movimento anti-fraude, che ha smontato l'enorme tendopoli del centro dopo un mese e mezzo di presenza attiva e si prepara ad inaugurare la Convención Nacional Democrática, l'evento più atteso del calendario politico.

E' stato l'attuale sindaco di Città del Messico, Alejandro Encinas del Prd, il partito di Lopez Obrador, a lanciare il Grito dallo Zocalo, accompagnato da Rosario Ibarra, la rappresentante delle Madres de mayo messicane, ora senatrice.

Il presidente Fox, che ormai ha solo due mesi e mezzo di mandato ed è seguito - come Felipe Calderón, il presidente spurio imposto dalla destra - da immancabili manifestazioni di protesta, ha dichiarato di rinunciare allo Zocalo in omaggio alla pacificazione nazionale. Se avesse insistito in un ostinato braccio di ferro per il dominio della piazza, avrebbe mostrato solo la sua debolezza e la sua defintiva impopolarità.

Nei giorni precedenti al Grito e all'attesissima Convenzione, che si prevede riunirà più di un milione di partecipanti, si erano levate grida di allarme e denunce perché si temeva che l'Instituto Federal Electoral, considerato uno dei maggiori responsabili della frode elettorale, procedesse alla distruzione delle schede del 2 luglio. Ma l'Istituto, che è attualmente oggetto di denunce penali, si è affrettato a dichiarare che l'incinerazione prevista dalla legge verrà effettuata non prima di dicembre e Calderón ha chiesto pubblicamente - ma non si sa quanto sinceramente - che le schede venissero conservate (ma non ricontate).

Su La Jornada di giovedì è apparso un comunicato dell'Ezln, che stava in silenzio dopo aver decretato una alerta roja per gli scontri di San Salvador Atenco - in realtà una brutale aggressione poliziesca - nel maggio scorso. Vi si annuncia la ripresa, programmata per il 9 ottobre, della Otra campaña, con il viaggio del subcomandante Marcos nel nord del paese. Alcuni comandanti zapatisti verranno a dargli il cambio nella capitale, dove il sup aveva deciso di fermarsi fino ad ottenere la liberazione delle persone incarcerate per i fatti di Atenco, ancora una trentina.

Nei giorni scorsi c'è stata anche una polemica fra Cuauhtemoc Cárdenas, fondatore e leader storico del Prd, e la scrittrice Elena Poniatowska, animatrice del movimento in sostegno di Lopez Obrador. La scrittrice aveva accusato l'uomo politico, tre volte candidato alla presidenza, di non aver appoggiato Amlo - insieme al subcomandante Marcos e a Patricia Mercado, cadidata del partitino Alianza Socialdemocrata y Campesina - facilitando la frode. Cárdenas ha risposto all'accusa con una lunga lettera aperta in cui denuncia il dogmatismo e l'autoritarismo di Amlo, cui non perdona di essersi associato a personaggi - che non nomina - dall'oscuro passato salinista.

E se è vero che il Prd è un partito difficilmente difendibile, è altrettanto vero che in una situazione come l'attuale qualunque divisione nella sinistra può portare a una sconfitta storica. Ma, al di là delle polemiche, le bocce sono ancora in movimento e la prossima parola spetta alla Convenzione, che si apre oggi.

Intanto, i tre partiti che costituiscono la Coalición por el bien de todos e che hanno sostenuto la candidatura di Lopez Obrador - Prd, Pt e Convergencia - hanno appena costituito un Frente Amplio Progresista, con una durata prorogabile di tre anni, che agirà «in azione comune» con la Convenzione.

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