TeleSUR - 16/05/2006
Subcomandante Marcos: "Questa è l'ora dell'America Latina"
Marcos ha assicurato che lungo tutto il continente esistono "processi di resistenza" che cercano di recuperare la "storia" latinoamericana

Il dirigente dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), il subcomandante Marcos, ha dichiarato in un'intervista esclusiva a TeleSUR che questa è "l'ora" dell'America Latina, che si risveglia con i suoi processi popolari che cercano di dar vita ad una nuova società.

"Se questa è l'ora dell'America Latina? Noi crediamo di sì, non perché la gente in alto ci stia dando dei segnali, ma perché quelli in basso stanno acquistando voce e volti che fino ad oggi non avevano", ha dichiarato a Città del Messico, dove si trova per proporre "L'altra campagna", mentre si svolgono le elezioni presidenziali messicane.

In un'intervista con la corrispondente di TeleSUR in Messico, Laura Simón, Marcos ha assicurato che lungo tutto il continente esistono "processi di resistenza" che cercano di recuperare la "storia" latinoamericana che è stata oscurata con la caduta del blocco socialista e le dittature di destra.

"Ci sono processi di resistenza che si stanno convertendo in punti di riferimento per l'organizzazione di un'altra società. In Brasile, Venezuela, Bolivia, Cile c'è stata sempre gente in basso, solo che ora è visibile, ma sono sempre stati lì, da molto tempo".

"Noi come zapatisti sentiamo che il cuore sta diventando più grande e non perché i governi di presunta sinistra arrivano al potere, ma perché i popoli organizzati stanno dando una lezione, non solo di resistenza, ma anche d'immaginazione e creatività", ha detto il subcomandante.

Marcos ha sottolineato pure che i nuovi Governi progressisti latinoamericani in Argentina, Brasile, Bolivia, Uruguay, Venezuela e probabilmente in Messico (dopo le elezioni) non potranno vincere gli affanni del capitalismo, se non contano sull'appoggio popolare, che è da lui considerato come la "punta di lancia e di difesa" dei paesi.

"Né Lula, né Chávez, né Kirchner, né López Obrador, né Tabaré, né Evo, potranno affrontarlo, se hanno deciso di affrontare questo affanno depredatore del capitale, se non c'è un popolo che li sta appoggiando".

Zapatisti attenti al processo boliviano

Marcos ha assicurato che l'EZLN sta "attento" al processo di cambiamenti politici e sociali che sta intraprendendo il presidente Evo Morales in Bolivia.

"Siamo attenti" - ha puntualizzato il dirigente zapatista, che ha spiegato che la sua organizzazione appoggia di natura i boliviani visto che li considera "parte dei popoli originari d'America".

Ha dichiarato che l'EZLN è disposto ad avvicinarsi al Governo di La Paz se le basi che della sua organizzazione lo decidono.

Solidarietà contro le aggressioni in San Salvador Atenco

Il subcomandante ha detto che le aggressioni poliziesche in San Salvador Atenco all'inizio del mese, ubbidiscono alla "somma delle idiozie" della classe politica messicana. Ha invitato anche a solidarizzarsi con le centinaia di persone che sono ancora agli arresti.

"Quello che è successo in San Salvador Atenco è, per il lato dall'alto, la somma delle idiozie della classe politica, rappresentata dai tre livelli di Governo e, per il lato in basso, è questa la reazione che sta provocando il percorso".

Marcos ha rifiutato che gli eventi in San Salvador siano il prodotto delle proteste dei gruppi sociali della terra in Messico ed ha detto che ‘L'altra campagna' deve concentrare i suoi sforzi per favorire la liberazione dei detenuti.

"Come compagni non possiamo lasciarli soli, se quei compagni finiscono in prigione e soffrono per tutte le vessazioni che riceouno - soprattutto donne e giovani - è perché stanno prendendo un atteggiamento che dobbiamo vidimare, appoggiandoli".

"Stiamo proponendo che ‘L'altra campagna ' si concentri sulla libertà di quei compagni (…). Se è necessario star qui, a Città del Messico, molto tempo, ci staremo".

Solidarietà con Cuba

Marcos ha pure criticato le azioni del Governo messicano contro la rivoluzione cubana ricordando i forti legami che esistono tra i due paesi.

Così ha chiesto di canalizzare la politica estera dei Governi latinoamericani non per favorire gli interessi stranieri, ma secondo "le decisioni sovrane dei paesi".

"Dobbiamo definire il principio di base di una politica estera: sono i paesi quelli che decidono e non i Governi esteri, quelli che devono decidere se si è democratici o no, se una certa direzione è corretta o no. Non solo per il Venezuela, ma per qualsiasi paese dell'America Latina... competono ai paesi le decisioni sovrane non agli interessi stranieri".

"Nel mondo chi domina è il capitalismo e si aprono due processi: uno di dominazione ed uno di resistenza. Quello della resistenza è un processo chiave in America Latina, quello che stanno costruendo i paesi latinoamericani e Cuba (…) e non possiamo parlare del processo di dominazione senza non riferirci al Governo nordamericano".

Marcos e le elezioni messicane

Marcos ha pure segnalato che l'intenzione dell'altra campagna "non è l'astensionismo" ed ha chiesto ai tre candidati presidenziali messicani "di definirsi", perché il suo paese corre il rischio di entrare in una "guerra civile", se non si risponde alle principali domande degli esclusi.

"Nel Messico in basso non stiamo promuovendo l'astensionismo. Stiamo incontrandoci con un movimento. Non rispetto a quello che fa la politica ed i mezzi di comunicazione - eccettuando ovviamente TeleSUR -, ma con il rancore e l'odio verso quella classe politica ed i mezzi di comunicazione dell'alto".

Ha criticato le proposte politiche dei principali candidati alla presidenza e ha sollecitato il candidato di sinistra Manuel López Obrador a presentare un vero piano di governo in un'altra direzione.

"Stiamo vedendo ed ascoltando la stessa cosa che abbiamo visto ed ascoltato nel 1992. Nelle comunità indigene: la disperazione, la miseria estrema".

"Se il Governo di López Obrador si propone di fare un governo di sinistra, allora‘L'altra campagna' si diluirà".

Alla domanda sugli obiettivi de ‘L'altra campagna", Marcos ha risposto che questa non deve prendere una strada distinta, da ciò "che è tener conto dei reclami di quelli in basso".

"Dobbiamo garantire che ‘L'altra campagna ' non prenda un'altra strada. Dobbiamo curare che riprenda questa speranza, quest'aspettativa e che insista nei valori etici e morali della sinistra".

Ha detto che in dodici anni come dirigente dell'EZLN, non è cambiato il suo ruolo politico in quell'organizzazione anche se sono apparsi altri portavoci che esprimono i reclami degli indigeni in Chiapas.

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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