La Jornada - Lunedì 16 gennaio 2006
Marcos riunisce mille persone a Chetumal
"NESSUN CANDIDATO CAMBIERÀ LA SITUAZIONE DI SFRUTTAMENTO"
Riceve il bastone del comando dai maya di Quintana Roo

ELIO HENRIQUEZ e JAVIER CHAVEZ ATAXCA - Inviato e Corrispondente

Chetumal, QR, 15 gennaio - In un evento pubblico che ha superato tutte le aspettative, alla presenza di mille persone, i maya di questo stato hanno consegnato questa notte il bastone del comando al subcomandante Marcos, che ha assicurato che nessuno dei candidati alla presidenza dei partiti politici, cambierà l'attuale situazione di sfruttamento in Messico.

Senza pronunciare il suo nome e dando per scontata la vittoria alle elezioni del 2 luglio prossimo del candidato del PRD, Andrés Manuel López Obrador, Marcos ha affermato che una delle opzioni per molte persone è "aspettare di vedere se adesso un altro candidato che, oltretutto sappiamo già venire dallo stesso partito politico che ci tiene come stiamo, e continua a cambiare partito, risolverà i problemi, ma in poco tempo vedremo che le cose continueranno uguali a prima, se non peggio".

Dopo aver chiesto agli aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona di non preoccuparsi tanto dei partiti politici, delle campagne e dei governi, perché "loro non si preoccupano di voi", ha insistito sul fatto che è necessario creare un'altra società ed una nuova Costituzione perché l'attuale serve solo "perché i ricchi diventino più ricchi e per giustificare le loro ruberie nei nostri confronti".

Davanti a circa mille persone, ha affermato che l'Altra Campagna e la Sesta Dichiarazione avranno successo "perché la nostra causa è giusta, nobile e disinteressata, mentre nessuno dei partiti politici che parteciperà alle elezioni del 2 luglio può dire la stessa cosa. Nessun politico professionista può dire
che la sua lotta è nobile, giusta, onesta e disinteressata, tutti vogliono qualcosa per se stessi
".

Quello di questa notte nel parco La Alameda, a fianco del comune di Othón P. Blanco, dove si trova Chetumal, capitale di Quintana Roo, è stato l'atto più importante in uno spazio pubblico urbano realizzato dal cosiddetto delegato Zero, dopo San Cristóbal de Las Casas la prima settimana di gennaio.

Molti residenti avevano pronosticato la presenza di poca gente. Tuttavia, dalle 6 del pomeriggio, un'ora prima del suo arrivo, centinaia di persone di classe umile e medio bassa, come alcuni turisti, calcolati dalla stampa in mille persone, hanno aspettato il suo arrivo.

Gli addetti alla sicurezza che lo hanno accompagnato dal veicolo sul palco, hanno avuto problemi a mantenere il controllo. Il Sup è dovuto restare diversi minuti nel veicolo prima di scendere a causa del disordine della piazza. "Togliti il cappuccio!", gli gridavano alcuni.

"Viva Marcos!", rispondevano altri. Vari militanti perredisti intellettuali, famiglie coi bambini, persone di terza età, si accalcavano col pugno sinistro alzato.

Quando ha cominciato a parlare, un uomo in stato di ubriachezza ha insistito per partecipare. "Vuole parlare? Salga", lo ha incoraggiato. Dopo avergli chiesto "che cosa è cambiato in Chiapas dopo il gennaio 1994", l'uomo ha iniziato a pronunciare incoerenze e la gente stessa ha chiesto di farlo scendere dal palco.

Il delegato Zero ha risposto a questa domanda nel suo discorso: "Viviamo meglio di prima del 1994, e se qualcuno non mi crede che legga la stampa e legga le notizie di quelli che sono andati, o chieda denaro al governatore o al presidente municipale che li ha pagati per venire qui a fare scandalo, vada e confronti".

Ha ribadito che dopo 12 anni di resistenza, "le nostre comunità vivono meglio che quelle del PRI, PAN e PRD; abbiamo scuole e ospedali dove non ce n'erano, gestite dagli stessi indigeni".

Alla richiesta di alcuni di togliersi il passamontagna ha commentato: "se noi veniamo qui a parlare senza passamontagna, nessuno sa chi siamo, ma se ci vedono come nel 1994, allora sì che sanno chi siamo. Questa è la cosa strana di questa lotta, che dobbiamo nasconderci perché ci guardino".

Quindi ha parlato delle storie di "dolore" che ha ascoltato in questa capitale, come "il furto di centinaia di ettari" contro gli ejidatari di Chetumal per costruire l'aeroporto, o come la "repressione" subita dai contadini nella comunità di Majahual dall'azienda Isaac Hamui Abadi, che ha cercato di impadronirsi delle sue terre ed ha costruito un muro sulla spiaggia per proteggere la sua proprietà.

Dopo aver raccontato queste storie, il subcomandante ha affermato che "dobbiamo scegliere se continuare con lo stesso paese che ci esclude o a costruirne un altro", perché "c'è l'altra opzione, aspettiamo che vengano i candidati: Roberto Madrazo, Felipe Calderón, Andrés Manuel López Obrador, il Dottore Simi (Víctor González Torres), che si presentino qui, in questa stessa piazza, a promettere tante belle cose?; dobbiamo scegliere se gli crediamo o no. Se scegliete di credergli non lo discutiamo, ognuno ha la maturità e la capacità di decidere, quello che diciamo noi è che noi non gli crediamo perché sono già passati tutti e non c'è stata soluzione".

Al termine del suo messaggio, due anziani che portavano la bandiera messicana sono saliti sul palco e gli hanno consegnato il bastone del comando per "lottare insieme" e come impegno di unirsi all'iniziativa zapatista. "Non si poteva, vero signor Félix (González Canto) governatore di Quintana Roo)?", ha detto Fernando Cortés, uno dei coordinatori dell'Altra Campagna in questo stato.

Secondo Cortés, le autorità statali hanno cercato di impedire che gli indigeni consegnassero il bastone del comando al leader zapatista, mandando un camion carico di coperte e viveri a Nicolás Bravo, di dove sono originari i due anziani. Secondo la gente del luogo, in questa entità è sparita la tradizione di consegnare il bastone del comando alle autorità ed al suo posto il governante di turno riceve la "nomina" di Nohoch Sucum (fratello maggiore, in lingua maya) e riceve una fascia.

Prima di ricevere il bastone, il bambino Felipe Vantín Contreras, di sei anni, si è avvicinato al Sup per dirgli che voleva essere come lui. "No, è meglio che tu studi", gli ha risposto il Sup.

Prima di questo atto, durante l'assemblea plenaria con gli aderenti, nel domicilio dove è alloggiato, Marcos ha dichiarato che in ottobre verrà qui la comandante Susana, che andrà di casa in casa come faceva a suo tempo la comandante Ramona, la cui lunga lotta ha evocato con tristezza.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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