La Jornada - Domenica 15 gennaio 2006
Il problema del paese non è un partito, ma il sistema capitalista, dice a Chetumal
MARCOS ACCUSA: FOX HA CONSEGNATO AI RICCHI GLI AIUTI RACCOLTI PER GLI URAGANI
Votare non garantisce che le cose cambino

"Quello di cui abbiamo bisogno dobbiamo conquistarlo con le nostre forze", segnala nella prima giornata fuori dal Chiapas
ELIO HENRIQUEZ E JAVIER CHAVEZ ATAXCA - Inviato e Corrispondente

Chetumal, QR, 14 gennaio - Nella capitale di questo stato turistico colpito l'ottobre scorso dall'uragano Wilma, il subcomandante Marcos ha criticato il presidente Vicente Fox per avere "consegnato agli impresari tutto il denaro raccolto per gli aiuti, mentre la gente umile sta ancora aspettando".

Voi lo avete visto chiaramente con gli uragani che sono passati, ha continuato. "Gli aiuti non vanno alla gente che ne ha più bisogno, ma ai grandi proprietari
alberghieri. Le strade e le cose che si stanno ricostruendo sono quelle dove vanno le merci, non dove vive la gente. Voi potete vedere grandi strade ed autostrade moderne, e a pochi metri degli insediamenti che non hanno fognature, non parliamo di strade asfaltate
".

Chi pensa di poter stare nell'Altra Campagna zapatista e contemporaneamente nelle campagne dei partiti politici "si sbaglia", perché "la strada si sta aprendo ed anche se ha la gamba molto lunga, deve scegliere per una parte o per l'altra", sostiene il denominato delegato Zero.

Nel suo primo giorno fuori dal Chiapas come parte dell'itinerario iniziato lo scorso primo gennaio a San Cristóbal de Las Casas, afferma che i partiti politici "sono al servizio dei ricchi affinché le cose vadano secondo quanto conviene a loro".

Ha dichiarato che il problema nel paese è il sistema capitalista non un partito politico, "perché è qui che sta la trappola nel dire che prima c'era il Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI), adesso il Partito di Azione Nazionale (PAN) e che se passiamo al Partito della Rivoluzione Democratica (PRD) le cose cambieranno, ma noi diciamo no, perché il sistema è lo stesso e lo dobbiamo cambiare".

Parlando davanti a mezzo centinaio di aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona, Marcos ha comunicato che fino a questo momento quasi mille gruppi e 2 mila persone hanno aderito alla Sesta e all'Altra Campagna. "Dobbiamo unirci con altre forze per metterci d'accordo e distruggere il capitalismo", come i potenti che, attraverso il Patto di Chapultepec, si sono messi d'accordo, ha affermato.

"Adesso l'accordo è che noi non prenderemo il potere, non cercheremo poltrone, quello che si vuole è andare dall'altra parte; noi andiamo contro il sistema capitalista, contro i ricchi, non contro altri gruppi contadini o indigeni, sindacati, coloni, piccoli proprietari e commercianti. Non vogliamo litigare con quelli che stanno in basso, ma con i ricchi, perché sono loro i responsabili di quello che accade nel paese, non solo della miseria ma della distruzione", ha rilevato.

"Loro (i ricchi) dicono che in questo paese c'è bisogno della mano pesante, chiedono più esercito e più sicurezza, non più case, migliore alimentazione né aiuti all'agricoltura. Quindi dicono ai partiti politici: 'devi fare un programma di governo affinché ci sia più esercito, più polizia, più prigioni, più cimiteri affinché la gente non si ribelli'. In questo patto fatto pubblicamente ha dichiarato 'il paese sarà così perché comando io', ed i partiti politici hanno subito risposto sì, perfino il PRD; anche se sostiene di no, (Andrés Manuel) López Obrador ha detto 'non verrò solo a dirvi che bisogna aiutare i poveri', come se il problema del Messico fosse distribuire elemosine", ha dichiarato.

Marcos è partito da Palenque alle 8:30 verso Chetumal per continuare il suo viaggio in tutto il paese. In una breve cerimonia di saluto, gli aderenti del Chiapas che si sono fatti carico di portarlo nelle diverse zone dell'entità, hanno consegnato il delegato Zero ai coordinatori dell'Altra Campagna in Quintana Roo. "Abbiatene cura affinché ritorni sano e salvo", hanno raccomandato loro.

Il Sup è salito suo monovolume bianco con i vetri oscurati con cui ha iniziato il percorso il 1º gennaio e si è diretto a questa capitale nella carovana che, come in Chiapas, è stata scortata da agenti della Polizia Federale Preventiva con pattuglie e personale arrivato da Città del Messico.

Anche se la sua figura non si vede a causa dei vetri oscurati, per strada piccoli gruppi lo salutavano con le mani. Alle 14:30 la carovana è arrivata nella capitale dove poliziotti della stradale hanno consentito il passaggio.

Il delegato Zero si è sistemato in una casa privata in Córcega 383, in una zona vicina al centro. Lì, alle 19:00 si è riunito con aderenti alla Sesta. A differenza di quanto successo negli incontri in Chiapas, lui è stato il primo a prendere la parola. Ha spiegato gli obiettivi e la portata della Sesta Dichiarazione e dell'Altra Campagna.

Ha dichiarato che entrambe le iniziative "sono volte a far sì che la vostra voce sia ascoltata e sia conosciuta. È come se mettessimo un tavolo molto grande e cominciassero a parlare tutti quelli che non hanno parlato fino ad ora, perché lo sappiamo molto bene, quando si svolge un atto di parte, sul palco salgono solo alcuni, e quelli parlano e gli altri ascoltano, ma non si sa quale sia la loro storia e perché lottano".

Quello che l'Altra Campagna sta facendo, ha insistito, "è ribaltare le cose e adesso, quelli che stanno in basso devono passare sopra e dire la loro parola, e l'impegno di chi aderisce è quello di ascoltare".

Ha aggiunto che la lotta degli zapatisti è tra i popoli indios, "ma abbiamo capito di non poter andare oltre se non ci uniamo" con altri settori della società.

"Forse concorderete con noi che stiamo resistendo e siamo decisi nella lotta, ma siamo soli. La lotta dell'EZLN è cominciata con sei persone. Così, in pochi. In seguito è proseguita incontrandoci con altri, sempre di più, ed è cresciuta. Noi diciamo che ogni persona ed ogni gruppo, non importa quanto piccolo o debole si senta, può riuscire a far crescere la sua lotta, ma poi si scontra contro i muri, arriva un momento in cui non ce la fa più, come se la lotta fosse una persona che continua a crescere dentro un abito sempre più stretto.

Noi diciamo: bisogna cambiarci d'abito, e quest'abito è di tutto il paese che adesso sta in basso, a sinistra. Non dei deputati, senatori, partiti politici, grandi ricchi, gli stranieri che stanno sfruttando questo paese, no. La camicia che ci resta addosso è quella che tessiamo tutti noi in questo paese per dargli un'altra forma e per poterlo fare dobbiamo unirci con altri", ha affermato.

Come in precedenti occasioni, ha combinato il tema elettorale con l'Altra Campagna. "C'è chi dice che quello che bisogna fare è votare per un partito politico per vedere se ora si cambia. Quando si sceglie di fare questo, si sta scegliendo che un altro faccia quello che ognuno deve fare. Noi diciamo che
sarà uguale: niente di quello di cui abbiamo bisogno ce lo darà qualcuno, quello di cui abbiamo bisogno e che ci spetta lo dobbiamo conquistare con le nostre forze
".

Quindi si è domandato "com'è possibile che quelli che lavorano perché ci sia denaro che qualcuno sta spendendo, vivano peggio?" Ed ha rimarcato: "Ed è allora che uno decide la strada. Se sceglie quella dei partiti politici va per conto suo, non c'è problema, ma è un'altra strada, e noi pensiamo che per questa strada non ci sarà soluzione, arriverà un altro ancora e continueremo a pensare che forse quello che arriverà dopo sarà meglio, e nel frattempo boschi distrutti, acque inquinate, ed alla fine dei conti se capita qualche disgrazia quello che ci rimette è colui che sta in basso, perché da sempre i morti ce li mettono quelli che stanno in basso, e quelli che presentano il conto per ricevere gli aiuti sono i ricchi".

Di nuovo ha contrapposto l'iniziativa zapatista alle campagne elettorali: "Sono due strade completamente diverse. C'è gente che si sbaglia, perché dice che può tenere il piede in due scarpe, ma non è possibile, perché la strada si sta aprendo ed anche se ha la gamba molto lunga deve scegliere una parte o l'altra".

Gli zapatisti, ha aggiunto, "non crediamo che qualcuno risolverà i problemi, dobbiamo farlo noi stessi, e qui non stiamo dalla parte di nessun candidato né con nessun partito politico", come si è visto quando "ci hanno disprezzato nel 2001 approvando la controriforma indigena nel Congresso dell'Unione".

Poi, Fernando Cortés e Julio Macosay, coordinatori dell'Altra Campagna in Quintana Roo, hanno denunciato che il governo dello stato, guidato da Félix González Canto, e la polizia municipale di Chetumal, hanno realizzato azioni per impedire che gli aderenti alla Sesta vengano a parlare con Marcos.

Hanno raccontato che le autorità statali, due settimana fa hanno distribuito viveri a diverse famiglie di Nicolás Bravo a condizione che non partecipassero ad una riunione informativa, mentre la polizia municipale "ha sequestrato" oggi ad una simpatizzante zapatista vari cartelli che stava attaccando in luoghi pubblici per annunciare una manifestazione che terrà il delegato Zero alle ore 18 in una piazza della città. Il pretesto è stato che è "proibito" affiggere volantini con la fotografia del subcomandante, hanno affermato.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

logo

Indice delle Notizie dal Messico


home