il manifesto 14 novembre 2006
La resistenza popolare che ha dato scacco al re
Luis Hernandez Navarro - La Jornada

Per mesi, il conflitto di Oaxaca è rimasto in ostaggio della situazione politica nazionale. Ma adesso, con una virata di 180 gradi, la congiuntura immediata del paese è attraversata dalla sommossa oaxaqueña.

Le elezioni federali di luglio fecero passare in secondo piano le proteste degli insegnanti dello stato e le mobilitazioni della nascente Appo. Il conflitto postelettorale ha dato vita artificiale a Ulises Ruiz. Le grandi mobilitazioni contro la frode elettorale hanno oscurato la sommossa di Oaxaca. Sotto il peso di un grave deficit di legittimità, Felipe Calderón ha bisogno dell'appoggio del Pri per arrivare alla presidenza ma il Pri ha messo un prezzo a questa alleanza: mantenere al potere il governatore Ruiz.

Eppure, adesso la situazione è cambiata. Oaxaca sta al centro dell'agenda politica nazionale. Negli ultimi giorni del suo mandato, Vicente Fox ha confessato che lascerà in eredità il conflitto al suo successore. Il prossimo 20 novembre, giorno in cui Lopez Obrador si dichiarerà presidente legittimo, diverse forze hanno annunciato uno sciopero nazionale a sostegno della Appo. Gli oaxaqueñi hanno dato uno scacco al re dichiarando che, se non se ne va Ruiz, pensano di trasferirsi a Città del Messico per impedire che Calderón assuma la presidenza.

Di tanto in tanto Calderón dichiara alla stampa che segue con attenzione il conflitto ma che lui non c'entra con la gestione del governo uscente. La bugia non inganna nessuno. Nel movimento si sa con assoluta certezza che l'invio della Polizia federale a Oaxaca è stato richiesto dal prossimo presidente a Fox. Calderón, timoroso di ritrovarsi fra le mani un problema che non capisce né può risolvere con la politica della «mano dura» promessa ai circoli padronali, ha esercitato le maggiori pressioni affinché fosse il governo Fox a pagare il costo della repressione nello stato. Ma è stato inutile.

Come se non bastasse, la stampa di tutto il mondo informa su quello che succede a Oaxaca. Intellettuali noti a livello mondiale esigono al governo messicano il ritiro della Pfp e le dimissioni di Ruiz. Decine di consolati messicani all'estero sono investiti da furibonde proteste contro il governo di Fox. La diplomazia messicana fa acqua da tutte le parti, mentre il suo capitano abbandona la barca prima del tempo.

La «Comune di Oaxaca» ha suscitato un'enorme ondata di ammirazione, simpatia e solidarietà in migliaia di giovani. Molti di loro si preparano per venire in Messico.

Alimentata da una complessa e intensa vita comunitaria e da una saggezza politica prodotto di decenni di lotte, la resistenza di Oaxaca ha dimostrato oggi di essere molto più abile dei governi federale e statale. I suoi dirigenti stanno sempre due o tre passi avanti ai politici professionali e la mobilitazione ha reso evidente che i gendarmi federali stanno lì per sostenere Ruiz.

L'ultima mossa del movimento popolare è stata quella di convertire la sua protesta in una questione centrale dell'agenda nazionale. Il governo federale si è messo in un pantano da cui non potrà uscire. Oaxaca è oggi, più che mai, Messico.

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