INTERVISTA AL SUBCOMANDANTE MARCOS DI JESUS QUINTERO
PROGRAMMA "EL LOCO DE LA COLINA" DELLA TVE
TVE - Mercoledì, 14 giugno 2006 - ore 20

El Loco de la Colina - Nasconde la sua identità sotto un passamontagna. C'è chi dice che ha radici spagnole e che è stato professore di filosofia all'Università Autonoma Metropolitana, ma chissà che non sia altro che parte della sua leggenda. Ha messo sul piede di guerra il popolo indigeno contro gli abusi del potere messicano. È un guerrigliero di oggi. Un nuovo "Che" Guevara, una reincarnazione personalizzata di Emiliano Zapata. È il Subcomandante Marcos, leader dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.

Marcos, lei è indio, meticcio, bianco...?

Subcomandante Marcos - Io sono meticcio; per più di venti anni sono stato in comunità indigene, vivo ancora con loro e, in un modo o nell'altro, sono diventato il traduttore, precisamente per la popolazione meticcia, di questo pensiero, di questa cultura, in questo modo di vedere il mondo che è quello dei popoli indios. In questo senso, il passamontagna, nascondere il viso, significa non riaffermare la propria identità ma l'identità collettiva di questo movimento che è il movimento zapatista.

El Loco de la Colina - Le hanno offerto milioni per togliersi il passamontagna?

Subcomandante Marcos - Beh, no..., se fossero stati milioni, avemmo potuto negoziare, ma no, non mi hanno offerto assolutamente nient'altro che minacce e promesse di prigione e di morte.

El Loco de la Colina - Ma, in realtà il suo modo di andare in incognito, è andare col viso scoperto, no? Al contrario di altri.

Subcomandante Marcos - Sì, questo è il paradosso del nostro movimento.

El Loco de la Colina - Che cosa prova quando la paragonano a "Che" Guevara?

Subcomandante Marcos - È un confronto ingiusto, per il "Che", ovviamente. Si tratta di un'altra epoca dell'America Latina, di un'altra epoca mondiale, di un altro modo di vedere il mondo... in nessun modo mi paragonerei al "Che", se non a svantaggio. Ma non è il nostro obiettivo paragonarci con nessuna delle figure rivoluzionarie o ribelli presenti nel mondo. Quella che noi vogliamo costruire è un'identità collettiva nella quale stiano tutti, stiano tutti quelli che stanno proponendo un altro mondo.

El Loco de la Colina - Diceva Gandhi: sono violenti perché sono disperati.

Subcomandante Marcos - Sì, in questo ha ragione. Tutti i movimenti che nascono dal basso e che ricorrono alla violenza è perché, nella nostra disperazione, non troviamo altre strade, o nel nostro caso come popoli indios, non troviamo posto per la nostra parola e per il nostro volto. Bisogna distinguere la violenza frutto della disperazione, del tentativo di sopravvivere e di essere migliori, dalla violenza che si usa dall'alto per conquistare e dominare, che è anche l'altra parte della storia dell'umanità, della storia dell'alto.

El Loco de la Colina - Subcomandante Marcos: che cos'è per lei la politica?

Subcomandante Marcos - La politica moderna è un monologo a molte voci. Non oserei parlare del resto del mondo..., quanto meno in Messico, c'è un processo che ora determina che il politico, il politico di professione, in realtà è un commediante a tempo pieno, a differenza degli attori di professione che si trasformano in attori per alcune ore e per il resto del tempo sono esseri umani, il politico in Messico è un attore per 24 ore al giorno. Nella nostra storia è accaduto questo: c'è stata un'epoca di presidenzialismo concentrato che, secondo noi, sarebbe finita con Carlos Salinas de Gortari, in cui il presidente, il potere onnicomprensivo, pratica un monologo ed il resto della classe politica ed i mezzi di comunicazione fanno eco, un'eco a volte distorta, a volte fedele e di quando in quando nasce qualche voce dissidente. Poi, con l'arrivo della modernità, il monologo si moltiplica, non è più solo una persona, un partito quello che parla e parla, ma molti. Ed ora, nell'epoca moderna, il monologo lo praticano i mezzi di comunicazione ed i politici sono l'eco di questi mezzi di comunicazione. In Messico, l'agenda nazionale, la dettano i mezzi di comunicazione ed i politici gli vanno dietro, tirati per il naso. Per noi, la politica in Messico, è la prostituta più cara che c'è adesso, la più brutta, inoltre; e pensiamo che è necessario costruire un'altra politica perché il disgusto, la delusione che prima suscitava, adesso si sta trasformando in rabbia e ci stiamo avvicinando a quello che dicevamo prima a proposito della disperazione che sta al margine della violenza della gente in basso.

El Loco de la Colina - Lei aspira al potere?

Subcomandante Marcos - No. Non solo non aspiriamo ma ci provoca ripulsa. Noi pensiamo che il potere ha un'altra logica, una logica fondamentalmente inumana; questo facile conto secondo cui è possibile ammazzare uno affinché vivano molti, questo cinismo del conteggio dell'umanità che sta permeando là in alto. Noi pensiamo che bisogna costruire là in basso, o qua in basso, un'altra cosa, dove la vita del collettivo valga la stessa cosa che la vita dell'individuo.

El Loco de la Colina - Marcos, in America c'è una situazione pre-rivoluzionaria: Evo Morales, Hugo Chávez, Fidel Castro...

Subcomandante Marcos - Bene, noi guardiamo un'altra America Latina; guardiamo in basso, non ai governi, né a Chávez, né a Kirchner, né a Tabaré, né ad Evo, né a Castro; noi guardiamo i processi che stanno avvenendo nei paesi, nei popoli dell'America Latina, e specialmente quando, per simpatia naturale, quando protagonisti di questi movimenti sono i popoli indios, come nel caso di Bolivia ed Ecuador. Siccome l'America Latina è anche, ormai, una America meticcia, appaiono anche altri attori. Noi pensiamo che è possibile pensare a governi democratici, giusti che promuovano la libertà, solo se i popoli sono organizzati, solo se i popoli si ribellano e costruiscono un'altra relazione con quelli che stanno in alto; i governi passano, diciamo noi, i popoli restano ed in questo senso qualunque scommessa che vada verso l'alto, verso chi sta in alto, ha quell'orizzonte temporaneo, Chávez durerà un po' di tempo, così Evo Morales durerà tanto tempo, e Castro durerà tanto tempo... ma i popoli, il popolo cubano, il popolo boliviano, il popolo ecuadoriano, l'argentino, l'uruguaiano, tutto il popolo dell'America Latina, con la propria identità, quello continuerà, ed è possibile, diciamo noi, costruire un'altra America Latina. Se ora è il momento, è l'ora, come si dice, è l'ora dell'America Latina, è grazie a questi popoli, allora è grazie ai nostri popoli che è possibile costruire un'altra relazione con i popoli dell'Europa, perfino col popolo nordamericano, per non parlare del popolo asiatico o africano.

El Loco de la Colina - A proposito dell'ora, lei indossa due orologi ed una pila.

Subcomandante Marcos - Se, noi abbiamo questo orologio, l'orologio di destra è l'orologio della società civile, quello dei cittadini, diciamo noi, e l'orologio di sinistra è l'orologio della guerra, l'orologio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale; quando noi usiamo due orologi vogliamo dire che siamo in questa dicotomia, in questa dualità di essere un movimento armato, clandestino, ma contemporaneamente stiamo cercando di costruire una relazione con i cittadini, con la società civile, diciamo noi, col resto del paese, in questo caso il Messico, e la disparità delle ore è la nostra scommessa che sia possibile costruirne una sola, che non siano necessari due orologi che segnino questa dicotomia, ma che se ne possa fare una sola; noi diciamo che quando si uniranno le due ore, allora sarà l'ora della pace per noi e per i popoli indios.

El Loco de la Colina - Subcomandante, qual è la peggiore menzogna che si è detta su di lei?

Subcomandante Marcos - (un breve silenzio) Che sono un simbolo sessuale.

El Loco de la Colina - (ride) Lei non si sente responsabile di niente?

Subcomandante Marcos - Come no! Mi sento responsabile delle morti che abbiamo avuto come movimento, non solo nell'insurrezione, nei primi giorni di gennaio del '94, ma anche delle morti, soprattutto di bambini che abbiamo avuto per dieci anni prima dell'insurrezione e degli errori che come movimento sono stati commessi; in particolare l'errore che ho, che abbiamo commesso, quando proposi l'Iniziativa di Dialogo per il popolo basco in Spagna.

El Loco de la Colina - Cosa pensa del negoziato con ETA?

Subcomandante Marcos - Bene, noi pensiamo, l'avevamo esposto anni fa, che sia possibile costruire, forse, un'altra pista per risolvere quelle domande, quella relazione tra quello che è il popolo basco e la nazione spagnola che non sia attraverso uno scambio di morti, di feriti, di ostaggi e di detenuti; lo pensavamo allora... noi pensiamo che se il nazionalismo basco, non solo quello di ETA, ma quello che sta seguendo vie pacifiche e soprattutto culturali, riesce a trovare nel resto della Spagna un modo di relazionarsi e di esporre istanze, di ascoltare proposte e controproposte, ne beneficerà l'Europa, non solo la Penisola Iberica, e non solo questo ma darà un segnale importante al resto del mondo; sì, è possibile costruire lì un dialogo che si basi sulla pace senza vincitori né vinti, questo sarebbe, per il resto del mondo, un segnale molto importante perché allora non sarà più un "tour de force" a vedere chi è più forte, chi ha più morti, chi ha più armi, ma chi ha più argomenti e più legittimità.... Speriamo che abbia successo... noi lo guardiamo con molta speranza perché anche per noi significherà una speranza. Noi veniamo da un dialogo fallito, dove si è giunti ad accordi che non si sono ancora realizzati, stiamo ancora sperando che questo si realizzi, stiamo sperando che possiamo costruire un altro movimento, un'altra società dove avremo un posto come popoli indios; ma il fatto che non importa quali siano le differenze si può risolvere per una via che non sia l'esercizio della violenza, per l'umanità è la sfida del XXI secolo, diciamo noi.

El Loco de la Colina - Lei, Marcos, può andare in prigione nel momento in cui il governo e la giustizia lo vogliano, in Messico?

Subcomandante Marcos - Sì. C'è una legge, che è la Legge per il Dialogo, che dice che non si può attivare il mandato di cattura che già c'è, finché esiste un processo di dialogo. Siccome questo processo di dialogo è sospeso, adesso non c'è alcun tipo di colloqui, né aperti né clandestini con personaggi del governo, in qualsiasi momento loro possono decidere che la legge non è più valida e riattivare il mandato di cattura e mettermi in prigione, o farmi sparire, secondo quale sia la loro decisione.

El Loco de la Colina - Teme che la uccidano?

Subcomandante Marcos - No, in verità no. Da quando ci siamo sollevati il 1 gennaio del '94, né la prigione né la sparizione né la morte fanno parte delle mie preoccupazioni; è possibile, rientra nelle probabilità, ma non ci preoccupa ogni mattina se sarà oggi che mi arresteranno, o ammazzeranno. Diciamo che... in questo senso è diventato un fatto tanto naturale quanto lo è per qualsiasi altro correre il pericolo di essere investito attraversando la strada.

El Loco de la Colina - Lei ha ucciso?

Subcomandante Marcos - No. Noi non uccidiamo persone. Noi combattiamo, ed in questo senso affrontiamo il nemico. Quando ci fu l'insurrezione, gli scontri armati, abbiamo sparato e ci hanno sparato; non teniamo i conti, come i malviventi in televisione, di quante morti provocheremo. Noi, come soldati, e come qualsiasi soldato al mondo, non ammazziamo, non assassiniamo, se è in un combattimento aperto.

El Loco de la Colina - Marcos, il muro di 600 km che Bush vuole costruire alla frontiera tra Stati Uniti e Messico, chi proteggerà maggiormente?

Subcomandante Marcos - Bene, quello che farà sarà favorire i trafficanti di clandestini, in primo luogo, che aumenteranno i prezzi per portare la gente dall'altra parte, favorirà la corruzione delle autorità messicane anche per chiudere un occhio, nel momento di favorire anche il traffico di clandestini dall'America Centrale e Sud-America, perfino dall'Asia, e trasformeranno... l'unica cosa che farà quel muro sarà far diventare ancora più appetitoso il traffico di clandestini. La soluzione che sta cercando il Nordamerica per evitare il flusso di immigrati, adesso col pretesto di impedire l'infiltrazione di terroristi, è possibile solo con nazioni economicamente sane, ed in Messico non ci sarà economia sana, che vuol dire giustizia per i diseredati, se non si cambia il sistema, che è quanto stiamo proponendo noi; in realtà il muro non è altro che il simbolo dello stupido affanno del governo nordamericano, lo stesso che lo ha portato alla guerra in Iraq, che ora, cerca di concretizzare in questa parete che lo divida da un paese che, tuttavia, considera il suo cortile interno, una parte del suo territorio. Vogliamo la ricchezza, dice il governo nordamericano, non amiamo la gente che la produce.

El Loco de la Colina - Marcos, c'è qualcosa che non le ho chiesto e che vorrebbe dire?

Subcomandante Marcos - Noi siamo qui perché stiamo cercando di costruire un altro modo di fare politica, quello che chiamiamo l'altra campagna, fuori della rotta dei partiti politici e della questione elettorale; costruire un'alternativa, non più solo per i popoli indios, non solo per gli zapatisti, ma unirci con contadini, con operai, con donne, con artisti, con giovani, con gente che fa mezzi di comunicazione, che lavora nei mezzi di comunicazione, per vedere se è possibile realizzare quello che stiamo proponendo dall'inizio, chissà: è possibile fare una politica che non si basa sulla presa del potere? E adesso ci siamo incontrati, e adesso siamo qui fermi a Città del Messico perché stiamo tentando di far sì che liberino i nostri compagni, contadini e contadine e giovani, tutti quelli che sono stati arrestati, più di 30 adesso, per i fatti di San Salvador Atenco, che hanno già subito due morti, due giovani morti e trenta detenuti, e noi vogliamo che questo si risolva, che questi compagni siano liberati, per potere proseguire nel nostro lavoro.

El Loco de la Colina - Spero, Marcos, di poterle fare una seconda intervista, in Chiapas, in un Chiapas felice. Anche se siamo lontani migliaia e migliaia di chilometri, per me la comunicazione è stata molto, molto vicina e molto sincera. Grazie Subcomandante Marcos. La mia gratitudine, grazie.

Subcomandante Marcos - Grazie a te e grazie a voi. Grazie a tutti quanti.


(traduzione del Comitato Chiapas "Maribel" – Bergamo)

logo

Indice dei Comunicati EZLN


home