La Jornada - 13 dicembre 2006
Esigono dal Governo libertà per i prigionieri politici
40 manifestanti e 300 poliziotti
ALMA E. MUÑOZ
Ieri il Dirigente Federale ha fatto sfoggio della forza dello Stato, con un accerchiamento di sicurezza attorno alla Segreteria di Governo, dispiegando almeno 300 poliziotti federali e della capitale per impedire l'arrivo di 40 manifestanti che chiedevano la libertà dei prigionieri politici di Oaxaca.
In maggioranza erano studenti universitari che, raggruppati in collettivi come il Fronte di Appoggio ai Popoli di Oaxaca, ha chiesto l'alt della repressione in quello stato e le dimissioni di Ulises Ruiz da governatore.
La loro intenzione di arrivare alle porte della dipendenza di Francisco Ramírez Acuña è stata frustrata quando sono arrivati da Bucareli e non sono riusciti ad arrivare all'Orologio Cinese, a pochi metri dalla segreteria.
Decine di celerini si sono dispiegati all'altezza di General Prim, Bucareli ed ad un fianco di Atenas, strada che è stata saturata dall'arrivo di camion che trasportarono elementi della sicurezza: tre per le forze della capitale ed 11 di celerini.
Questi si sono uniti all'accerchiamento dei poliziotti federali preventivi, alcuni dei quali portavano lancia-gas, mentre in ogni punto sono state sollevate barriere metalliche.
I simpatizzanti dell'Assemblea Popolare dei Popoli di Oaxaca hanno appeso alle barriere striscioni con su scritto: "Quanti morti ancora prima che cada il tiranno, assassino Ulises Ruiz!", "Libertà per i prigionieri politici!", mentre su un'altra c'erano disegnati due elementi di sicurezza federale mentre picchiano un bambino che, prostrato ai loro piedi, ha la testa insanguinata.
La manifestazione è durata poco più di un'ora, a partire dalle 4 del pomeriggio, e tutti se ne sono andati dopo aver buttato su una parte dei poliziotti che circondavano i dintorni della sede di Governo, palloncini con acqua e pittura rossa, per simulare - hanno detto - "il colore del sangue", prodotto della repressione e della tortura che "esercita" lo Stato.
(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)
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