il manifesto - 13 agosto 2006
Elena Poniatowska
Una scrittrice impegnata. Oggi con Amlo
Gi. Pro.

Giornalista con più di 50 anni di carriera, scrittrice profonda e raffinata, attivista immancabile di tutte le cause che hanno a che vedere con la giustizia sociale e la libertà di espressione, Elena Poniatowska è considerata l'intervistatrice per antonomasia del Messico contemporaneo.

Nata a Parigi negli anni '30 da madre messicana, Paula Amor, e dal discendente dell'ultimo re di Polonia, il principe Jean Evremont Poniatowski, Hélène Elizabeth Louise Amélie Paula Dolores Poniatowska Amor - questo il suo nome completo - sembra uscita da uno dei suoi romanzi.

A dieci anni, insieme alla madre e alla sorella, lascia l'Europa in piena guerra e approda in Messico, dove impara lo spagnolo dalle donne di servizio della casa. Ventenne, comincia a lavorare nella redazione del quotidiano Excelsior, dove si distingue per le sue cronache e le vivaci interviste.

Dopo un precoce esordio letterario (Lilus Kikus), pubblica, negli anni '60, la biografia di Jesusa Palancares, una donna del popolo che ha partecipato alla rivoluzione messicana. Il libro - intitolato Fino al giorno del giudizio nella versione italiana - diventa presto un classico e apre una carriera letteraria fra cui primeggiano le biografie e le testimonianze.

La noche de Tlatelolco, un'opera corale che ricostruisce la strage degli studenti nel 1968, la consacra come autrice politica e rappresenta un coraggioso passo avanti nella libertà d'espressione.

Da allora, Elena Poniatowska non ha smesso di interessarsi alla sorte dei più umili, dando voce al Messico più diseredato e inascoltato.

Nell'ultima campagna elettorale, ha espresso il suo appoggio al candidato della sinistra, Andrés Manuel Lopez Obrador, diventando la madrina d'onore dell'attuale movimento per la trasparenza del voto.


scheda

Messico
I numeri non tornano

Il riconteggio parziale dei voti dell'elezione del 2 luglio, che si sta effettuando in 11mila sezioni elettorali su circa 130mila, sta mostrando gravi anomalie: in molte sezioni il numero delle schede si è rivelato superiore al numero dei votanti, in altre inferiore, molti pacchetti sono stati trovati aperti o manomessi.

La somma di tutte queste "irregolarità" potrebbe modificare sostanzialmente il risultato provvisorio, che attribuiva la vittoria - per lo 0,58 del totale - al candidato della destra Felipe Calderón.

La Coalición por el bien de todos, che sostiene il candidato Lopez Obrador afferma che ci sono già prove sufficienti per estendere il riconteggio ai 41 milioni di voti emessi il 2 luglio o per annullare le elezioni. Ma il Pan, il partito di destra attualmente al potere, afferma che «gli errori di conteggio» sono minimi. La decisione finale spetta al supremo tribunale elettorale, che dovrà deliberare entro il 6 settembre.

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