La Jornada - Venerdì 13 gennaio 2006
Si batterà per la liberazione dei prigionieri politici
MARCOS: IL CARCERE PER GOVERNANTI E SFRUTTATORI

ELIO HENRIQUEZ - Corrispondente

Ejido Nuevo Villaflores, La Trinitaria, Chis., 12 gennaio - Il subcomandante Marcos ha dichiarato che chi governa e sfrutta la società messicana deve andare in prigione o lasciare il paese, perché "giusto sarebbe che la gente che uccide, umilia ed inganna stia in prigione al posto di chi invece lotta per cambiare le cose per tutti". In un evento caratterizzato per avere unito nell'Altra Campagna due organizzazioni antagoniste, e per la durezza del suo discorso, il delegato Zero ha detto che come parte di quest'iniziativa, gli zapatisti hanno deciso di andare insieme ed unire le forze con diversi raggruppamenti per trasformare il paese.

"Non vogliamo fare solo baccano, ma trasformare questo paese, e l'unica proposta di trasformarlo in qualcosa di giusto, democratico e libero viene dalla sinistra". Sebbene "sia vero che ci sono molti modi di pensare a sinistra, è anche vero che una cosa ci accomuna, il nemico: il capitalismo".

La mattina, Marcos è partito da Huixtla per questo ejido situato alla frontiera col Guatemala, dove lo aspettavano centinaia di membri delle organizzazioni Campesina Emiliano Zapata-Independiente y Democrática, e Proletaria Emiliano Zapata-Histórica, che erano antagoniste.

Durante il trasferimento a Nuevo Villaflores, Marcos ha potuto vedere la distruzione provocata dal passaggio del ciclone Stan nelle comunità situate sulla strada da Huixtla a Frontera Comalapa, come Unión Villaflores, Belisario Domínguez, Motozintla, Mazapa de Madero ed Amatenango de la Frontera, tra altre, così come la scarsa risposta del governo ai disastrati.

Tra Huixtla e Motozintla la carovana ha dovuto fermarsi per 40 minuti a causa di un guasto meccanico in uno dei veicoli. Alle 16 la commissione ribelle è arrivata in questo ejido dove l'aspettavano circa 800 contadini per manifestare il loro dissenso per le alte tariffe elettriche, lo sfruttamento delle risorse da parte dell'impresa Petróleos Mexicanos, la mancanza di terre e la detenzione di alcuni dei loro compagni.

Qua, Marcos ha dichiarato che per cambiare la situazione, tutte le forze si devono unire e costruire un "basta! più profondo e terribile di quello del primo gennaio del 1994; che faccia a pezzi questo paese e lo ricostruisca in una forma più equa, libera e sovrana, perché sappiamo che adesso, quelli che ci comandano non sono i messicani, ma gli stranieri, e questo deve cambiare".

Ha nuovamente criticato il Patto di Chapultepec, perché è un "progetto di distruzione, furto e spoliazione contro il paese", intorno al quale si è unita la classe possidente per fare delle elezioni "un circo e scegliere chi ci sfrutterà" con la falsa speranza del cambiamento. "I potenti, i borghesi ed i politici che sono al servizio di questi, per tutto questo tempo hanno cercato di dividerci e di metterci gli uni contro gli altri, gente semplice che lavora nei campi, sulle macchine ed i piccoli commercianti che fanno marciare questo paese", ha aggiunto.

Ha affermato che i "potenti di questo paese si stanno unendo in quello che si chiama Patto di Chapultepec per realizzare il loro piano di distruzione, di furto, di disprezzo contro tutti", ma come controparte, accada quel che accada con l'Altra Campagna, le "nostre organizzazioni hanno ormai deciso di
gemellarsi e procedere insieme
".

Ha spiegato che la Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona "vuole dire che mettiamo il nostro sangue e la nostra vita per tutti", e che li offriamo "non più solo per i popoli indigeni zapatisti, ma per gli operai, contadini e maestri di questo paese". In risposta alla richiesta di intervenire per la liberazione dei prigionieri politici, il delegato Zero ha manifestato che in questo paese "il crimine è essere povero e lottare per smettere di esserlo".

Invece, "i grandi proprietari terrieri, gli allevatori, i proprietari dei grandi commerci, i grandi centri commerciali, i grandi politici che sono quelli che ordinano di uccidere, imprigionare, reprimere, e che rubano milioni e milioni di pesos e a volte non ne hanno abbastanza di pesos e allora vogliono dollari, sono liberi", invece chi lotta per cambiare le cose sta in carcere. "A tutti i compagni che sono qui diciamo e che lo sentano i compagni carcerati, che non resteranno lì, che la nostra lotta non li dimenticherà e dovunque passeremo tireremo fuori i loro nomi e mobiliteremo le nostre forze per esigere giustizia".

"La giustizia è che questi compagni e compagne siano fuori di prigione, e che chi ci governa nelle presidenze municipali, nei governi degli stati, nelle camere dei Deputati, Senatori, alla Presidenza della Repubblica e nelle segreterie di Stato, stiano in prigione o se ne vadano in un altro paese".

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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