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Oxcum, Yucatan - Messico - 12.12.2006
La fine di un incubo
di Sara Elter

Idelfonso Dzul, Gonzalo García e Wilberto López ritornano in libertà. La lotta dei contadini messicani procede

Il giudice federale Pablo Monroy è stato di parola. Idelfonso Dzul, Gonzalo García e Wilberto López hanno riconquistato il cielo dietro pagamento di 14 mila pesos, circa mille euro: le loro accuse sono state “alleggerite”, si fa per dire. Non è stato uno scherzo, per un pugno di contadini messicani, riuscire a collezionare tutto quel denaro.

I fatti. Seduto nel suo studio, circondato da una collezione di don Chisciotte in tutte le forme e dimensioni, il magistrato ha ascoltato con attenzione la figlia di Idelfonso che non ha smesso un attimo di guardarlo dritto negli occhi: "Mio padre è in galera e io mi sento male. Noi vogliamo parlare con qualcuno, ma nessuno ci ascolta perché siamo contadini. Siamo nati su quella terra, lì ci hanno insegnato a lavorare. Io voglio insegnare ai miei figli la stessa cosa. La verità è che siamo soli. Non abbiamo denaro, solo le nostre mani. E tutto ciò che possiamo fare è protestare, perché non possediamo altro".

Nello studio elegante invaso da una decina di piccoli maya testardi, il giudice ha abbassato la testa, colpito. La giovane ragazza non si è lasciata zittire: "A casa mia non ci sono né tavoli né sedie. Quelli che hanno venduto la nostra terra si sono comprati una camionetta nuova. Dove hanno preso così tanto denaro?".

I controlli di polizia. Sono più di sessanta giorni che la polizia governativa dello Yucatan presidia Oxcum, perché i lavori per il nuovo aeroporto non vengano più bloccati. É più di un mese che i contadini di Oxcum, con fiera determinazione, continuano la loro protesta. La legge risponde ancora una volta con metodi che di legale hanno poco e niente.

Roberto Canché è il marito della figlia testarda di Idelfonso. É stato nominato dall’assemblea di Oxcum per esporre i fatti al Consiglio Nazionale Indigeno riunito a Mezcala. Due giorni fa è stato investito, mentre in moto tornava da lavorare, dalla camionetta nuova fiammante di Anselmo Canul, uno di coloro che hanno venduto le terre comunitarie senza esserne stati autorizzati. La gente del paese ha assistito: Anselmo ha preso la strada contromano per investire Roberto. Non potendo scappare con l’auto, poiché la motocicletta si era incastrata si è rifugiato di corsa in casa. La polizia antisommossa, presente in forze e chiamata dalla gente perché intervenisse, non intendeva però procedere all’arresto di Anselmo: "Non è di nostra competenza, siamo qui solo per presidiare il cantiere dell’aeroporto".

La conclusione. Quando infine è arrivata la polizia municipale di Uman, comune confinante, gli abitanti della strada, la popolazione di Oxcum, armata di pietre, li ha obbligati a portarlo in carcere immediatamente. Roberto ha picchiato la testa. É in ospedale in stato di coma. Un poliziotto armato è di guardia davanti alla sua porta. Gli avvocati del Movimento per la Difesa della Terra ne hanno già richiesto la rimozione, in quanto Roberto non è l’aggressore, ma l’aggredito.

Anselmo Canul è ora nel carcere statale, trasferito dal posto di polizia del comune di Uman, dove peraltro lavora. É lì che la polizia intendeva detenerlo, cosa che faceva largo al sospetto che, prima o poi, sarebbe stato lasciato libero di tornare a casa. Gli avvocati hanno fatto pressione e sono già intervenuti con le denunce, decine di testimonianze contro il suo possibile rilascio sono state ascoltate dal giudice. Si spera non esca, grazie alle sue amicizie altolocate. Movimenti, avvocati ed Ong vigilano che non accada. La protesta continua.

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