La Jornada - lunedì 12 giugno 2006
Gli USA investiranno 660 milioni di dollari nell'addestramento dei militari, soprattutto dell'America Latina
Gli Stati Uniti insistono col Messico perché invii truppe all'estero per combattere il "terrorismo"
Legittimare le sue incursioni di "pace" e di "stabilizzazione", tra gli obiettivi di Washington
JESÚS ARANDA

Il governo degli Stati Uniti ha come missione fondamentale, tra le altre, che paesi considerati "soci" e/o "amici" - come nel caso del Messico - si uniscano al compito di combattere il terrorismo e partecipino alle missioni di pace all'estero.

Come parte di questa strategia, il Dipartimento di Difesa degli Stati Uniti porta avanti un ambizioso progetto per incrementare la presenza di soldati di altre nazioni nelle missioni "globali di pace" o di "stabilizzazione", col fine di ridurre la presenza dei soldati statunitensi in quei compiti.

In questo contesto, secondo informazioni della Direzione Principale di Operazioni di Stabilizzazione dell'Ufficio del Dipartimento di Difesa, si investiranno 660 milioni di dollari nei prossimi cinque anni per la formazione e l'addestramento di 75mila militari, soprattutto dei paesi latino-americani.

Il proposito è quello di sviluppare le potenzialità delle forze militari di altre nazioni affinché possano affrontare sfide internazionali, tra le quali la lotta contro il terrorismo, e si uniscano ad operazioni di "stabilizzazione", come quelle in corso in Iraq, sotto la supervisione del Pentagono.

Secondo il Dipartimento di Difesa, l'addestramento di militari latinoamericani si potrebbe portare avanti nelle installazioni castrensi di Guatemala, El Salvador, Nicaragua e Honduras.

Dei 15 eserciti dell'America Latina più importanti - ad eccezione di Cuba -, solo tre (Messico, Venezuela e Nicaragua) non partecipano a missioni di pace all'estero.

Nel caso concreto del nostro paese, malgrado il cancelliere Luis Ernesto Derbez abbia insistito sulla necessità che le nostre truppe nazionali partecipino a missioni di pace patrocinate dalle Nazioni Unite, il segretario della Difesa Nazionale, generale Gerardo Clemente Vega García, ha respinto duramente questa possibilità sottolineando che nessun generale straniero dà ordini ai soldati messicani.

Secondo la Rete di Sicurezza e Difesa dell'America Latina, le nazioni dell'area che hanno inviato truppe in missione all'estero sono: l'Argentina (con mille effettivi in nove paesi), Bolivia (con 222 in sette), Brasile (con 1.216 in cinque), Colombia (con 580 in due), Ecuador (con 67 in tre), El Salvador (con 21 in cinque), Honduras (con 12 militari nel Sahara occidentale), Paraguay (con 47 soldati in sette nazioni), Perù (con 237 in sette), Repubblica Dominicana (con quattro in Costa di Avorio) e l'Uruguay che occupa il primo posto con più di 1.400 soldati inviati in 10 nazioni.

Presenza latinoamericana insufficiente

Tuttavia, secondo la visione del governo degli Stati Uniti, la partecipazione delle nazioni latinoamericane è insufficiente, soprattutto per quanto riguarda l'Iraq, dove più di 2.000 militari statunitensi hanno perso la vita negli ultimi tre anni.

Riguardo a questo, fonti militari ammettono che il Dipartimento della Difesa persiste nel tentare di convincere il governo messicano sull'importanza della sua partecipazione a missioni di pace.

La strategia di Washington di incentivare la presenza delle nazioni latinoamericane in quei compiti non ha solo a che vedere col fatto che le truppe degli Stati Uniti non siano le uniche che "sopportino" azioni multinazionali, come in Iraq, ma anche con il fatto che partecipando più paesi a quelle azioni, queste si "legittimano" di fronte alla comunità internazionale.

Lo scorso 24 maggio, dopo aver saputo che il Senato degli Stati Uniti aveva approvato la riforma migratoria che, se è accettata per la Camera di Rappresentanti, regolarizzerà milioni di messicani, il presidente Vicente Fox ha definito il vicino paese come "socio ed alleato" nella lotta contro il terrorismo, il crimine organizzato ed il traffico di persone, ed ha aggiunto che la politica estera del Messico è in "avvicinamento costruttivo" con gli USA.

Da parte loro, gli Stati Uniti, secondo quanto segnalano funzionari del Comando Sud, ha due preoccupazioni per le quali si aspetta una maggiore cooperazione da parte dei suoi "soci": la protezione delle sue frontiere e l'appoggio nella lotta contro il terrorismo, ed in questa ultima l'invio di truppe in "missioni di pace" svolge un ruolo centrale.

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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