La Jornada - Domenica 12 marzo 2006
Guillermo Almeyra
Italia: "alle urne, cittadini!"

La prima domenica di aprile l'Italia deciderà nelle urne se rimane al governo l'attuale alleanza imprenditoriale-clerical-fascista o se sarà rimpiazzata dall'eterogenea alleanza "progressista" o "democratica" che include neoliberali, centristi e gruppi della sinistra, come i Comunisti Italiani o Rifondazione Comunista, e che è diretta da un politico che si muove in bicicletta, moderato e legato al capitale, ma onesto che ostenta il simbolico cognome di Prodi (che è il plurale di coraggioso, valoroso - il che è poco verace se uno analizza il carattere e la traiettoria dei dirigenti di ognuna delle componenti di questo fronte).

Ma, anche se l'esercito Brancaleone di Prodi è già stato al governo ed ha già agito con una politica favorevole al gran capitale ed ai piani di Washington, non c'è alcun dubbio che si differenzia dall'alleanza con i fascisti diretti e nostalgici della nipote di Mussolini ed i neofascisti di Alleanza Nazionale, i razzisti e separatisti della Lega e di Forza Italia, il partito-impresa dell'uomo più ricco dell'Italia, legato alla mafia, alleato di Bush, condannato varie volte dalla giustizia per corruzione ed inoltre, il pugno di democristiani di ultradestra che rappresenta il legame diretto col pastore tedesco che governa il Vaticano.

L'Unione e la Casa della Libertà costituiscono due opzioni, che entrambe difendono il capitalismo, ma la seconda è delinquenziale, dittatoriale, fascistizzante, bellicista, imperialista, mentre l'altra è composta da timorosi difensori dell'ordine imperante, ma nel quadro della Costituzione, e per questo non hanno altra possibilità che aprire il fianco sinistro alla pressione dei sindacati, dei movimenti sociali e della sinistra tradizionale che si proclama socialista, insomma tutti quelli che, prima di andare alle urne, hanno fatto grandi scioperi e gigantesche manifestazioni.

Ribadendo: una è antisindicale, antimmigrati, razzista, agente degli Stati Uniti e vuole imporre l'insegnamento religioso nelle scuole statali e l'altra è sindacalista, anche se moderata, antirazzista, europeista. Una cerca di riformare le leggi per favorire i furti, le espropriazioni e le frodi del gran capitale e l'altra cerca di ostacolare tutto ciò mediante la giustizia. Sono uguali nella loro sottomissione al sistema capitalista, ma non lo sono per quanto riguarda il sistema politico che rispettivamente desiderano imporre.

Per questo la maggioranza degli italiani voterà contro Berlusconi ed i suoi seguaci, anche se non si aspettano troppo da quelli che formeranno il governo Prodi. Voteranno più per ripudio alla destra che per la speranza di cambiamento, contro la reazione ma non per un programma alternativo. Voteranno, in molti casi, tappandosi il naso e prendendo la scheda centrista con le pinze, ma voteranno.

Quali sono le prospettive? Una cosa è sicura: il voto degli emigrati sarà in maggioranza conservatore e di destra, un voto nazionalista e fondamentalista. Ma gli emigrati, anche se possono pesare nel risultato finale, più o meno pari, non potranno compensare lo sfacelo politico di Berlusconi e della sua banda. Probabilmente allora, nonostante le modifiche alla legislazione elettorale fatte su misura per favorire la destra, questa perderà la maggioranza alla Camera di Deputati, come ha già perso la maggioranza delle regioni, province e nelle grandi città. Ma probabilmente conserverà la maggioranza alla Camera di Senatori, che sarà utile solamente per bloccare le decisioni di un governo centrista appoggiato dai deputati.

In tal caso ci sarebbe una paralisi prolungata, da cui uscirebbe la tentazione classica nell'Italia democristiana degli anni '60: quella di un governo "tecnico" (formato da presunti specialisti) o, peggio ancora, quella di un governo "di unità nazionale". Ma questo potrebbe essere solo composto dai centristi che guardano timidamente verso la sinistra e dai centristi membri della destra che vogliono differenziarsi in qualcosa da questa. Cioè, da parte del nucleo democristiano dell'alleanza diretta da Prodi (da cui lui stesso ha origine) e dei democristiani di destra che oggi si urtano nel gabinetto ministeriale coi fascisti ed i separatisti e con lo stesso Berlusconi (che non si dimentica di ripetere che ha sette zie suore), non si esclude la possibilità che Berlusconi possa optare per tagliare con la Mussolini e con la Lega lombarda mentre Prodi, a sua volta, lascerebbe da una parte Rifondazione Comunista ed i Comunisti Italiani (separati da questa), per poter formare un governo con tutti i pezzi dell'ex-Democrazia Cristiana, includendo tra questi la Margarita, il gruppo conservatore dell'ex-sindaco di Roma, Francesco Rutelli, che oggi rappresenta la destra dell'insieme diretto da Prodi.

Questo salto indietro di 40 anni provocherebbe senza dubbio come reazione l'unità della sinistra con le lotte sindacali e scatenerebbe una gran protesta democratica, mentre contemporaneamente spingerebbe l'estrema destra verso posizioni più radicali, anche nel sociale, non solo nel politico. Cioè, polarizzerebbe l'Italia, con forti implicazioni nel panorama dell'Unione Europea.

Questo a meno che gli italiani riuscissero a sconfiggere Berlusconi con un tale margine da impedirgli di poter ricattare in Parlamento. Ma per ottenere questo risultato dovrebbe essere sconfitto il primitivismo di coloro che, essendo di sinistra, sono schifati dai partiti che si presentano come tali e dicono che "sono tutti uguali" e che potrebbero astenersi. Vedremo se la ragione e la saggezza si imporranno.

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

logo

Indice delle Notizie dal Messico


home