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dal Partito dei Comunisti del Messico - http://www.comunistas-mexicanos.org/index.php?option=com_content&task=view&id=43&Itemid=2

Il Muro visto da là, da qui e da ambo i lati
Salvador Castaneda O’Connor
05/01/2006

Il muro che le autorità statunitensi pretendono di alzare lungo la frontiera col Messico, contravvenendo il trattato di Guadalupe Hidalgo che prevede solo i cippi per segnalare i limiti territoriali di entrambi i paesi, può essere vistolo dai due lati e da sopra.
Del lato nord ci sono due opinioni diverse e contrarie:

Da un lato, per il governo del presidente Bush, la costruzione di quel baluardo - che non è altro che la continuazione della politica del “Bastione” e delle peggiori tradizioni internazionaliste della potenza egemonica che rappresenta - ha il proposito di evitare la corrente, fino ad ora incontrollata, degli emigranti illegali e l’ingresso di “terroristi” nel territorio degli Stati Uniti.

L’inutilità di tale provvedimento è evidente perché, finché rimangono vigenti le cause che producono la migrazione, questa continuerà, nonostante lo spessore del muro o della sua altezza. Quanto ai terroristi, quel muro certo non li impensierisce, perché è da molto tempo che sono dentro il territorio statunitense, e ancora più dentro, fin dentro la Casa Bianca.

D’altra parte, alcuni intellettuali pensano che il loro paese si sta trasformando nella comunità murata più grande del mondo; che l’idea di alzare il muro è per lo meno inadeguata, dato che non risolve in alcun modo il problema dell’immigrazione illegale, né prende in considerazione il fatto che senza la partecipazione dei lavoratori che attraversano la frontiera, legalmente o illegalmente, può verificarsi un disastro nei processi produttivi, nel commercio e persino nelle finanze.

Gli analisti del Washington Post sono più espliciti e franchi, quando dicono che la proposta antimigratoria è pericolosa perché ignora la realtà che l’economia degli Stati Uniti dipende dalla manodopera sprovvista di documenti, e definiscono stupida l’intenzione di trasformare in criminali proprio tali immigranti.
Per il Wall Street Journal, il progetto antimigratorio è semplicemente una pazzia.

Da questo lato del muro, i latinoamericani in generale ritengono quel provvedimento un affronto; lo vivono come un gesto sciocco ed offensivo per i nostri popoli, carico di superbia imperiale e di razzismo. Per i messicani, è un’aggressione in più che si aggiunge alle centinaia che abbiamo già sofferto da parte dell’imperialismo yankee nel corso della nostra storia, come lo furono le invasioni armate nel nostro territorio del 1846, 1914 e 1916.

Il governo di Fox, pupillo dell’impero, ha colto la notizia con una certa amarezza. Non riesce a comprendere come sia possibile che i suoi modelli lo trattino in questo modo, dopo che si è sempre dimostrato rispettoso ed obbediente fino all’indecenza, com’è accaduto a Mar della Plata in Argentina. Ma come dice il vecchio proverbio messicano: “Così paga il Diavolo chi lo serve”...

Le nostre autorità ora sono davvero preoccupate, perché la campagna contro l’ingresso di lavoratori messicani clandestini negli Stati Uniti li costringe, almeno teoricamente, a prendere serie misure per promuovere la crescita economica e l’occupazione nel nostro paese, anche se quelle misure devono essere necessariamente contrarie alle indicazioni del Fondo Monetario Internazionale e dello stesso governo degli USA. Sono di fronte ad un ostacolo difficile da superare. Mentre qui e là s’incominciano a sentire voci che affermano che migrare non è un delitto; il delitto è invece generare le cause che producono la migrazione.

Per alcuni messicani come me, il muro può essere una benedizione, a patto che esista davvero ed operi efficientemente in entrambi i sensi, cioè, di là verso di noi e da noi verso di là.

Verso di noi il muro può frenare o evitare la penetrazione dei monopoli imperialisti che tanto danneggiano e deformano il nostro sviluppo, mentre impediscono la nostra indipendenza economica e la nostra sovranità politica come nazione e come popolo.

Il muro può trattenere la penetrazione dalle forme decadenti della cultura straniera tanto piena di superstizioni e pregiudizi contrari alla scienza e la dottrina della ragione. A tale grado d’involuzione si è arrivati negli Stati Uniti,che quasi si stava per negare la tesi Darvinista dell’evoluzione delle specie per affermare che “una intelligenza superiore non condivisa” è la creatrice dell’universo e della vita.

Il muro può proteggerci anche dalla delinquenza, il vizio e la tossicodipendenza che importiamo dall’altro lato.

Dal nostro lato il muro può ostacolare il saccheggio delle nostre risorse naturali ed umane. Oggi mandiamo negli Stati Uniti cento volte più petrolio e cento volte più economico che prima dell’espropriazione dell’industria petrolifera decretata dal Presidente Cardenas. I gringo vogliono anche i nostri minerali e l’uranio, l’acqua del sudest, i nostri mari, il nostro spazio e la nostra elettricità.

Il muro può ostacolare l’esodo massiccio di giovani messicani che offrono il loro cervello e le loro mani alla crescita economica degli Stati Uniti. Può ostacolare anche l’uscita dal paese degli enormi ed indebiti guadagni che qui ottengono le aziende transnazionali. Il muro può ostacolare, ed è la cosa più importante, il transito delle enormi quantità di denaro che i messicani inviano ai gringo come pagamento dell’ingiusto debito estero, null’altro che un tributo che la nostra nazione deve pagare, in cambio di niente, all’imperialismo nordamericano. Questo tributo è quello che materialmente impedisce il nostro sviluppo economico e la nostra prosperità come paese indipendente.

Se quelle condizioni si realizzassero davvero, dovremmo rinforzare quel muro con un’altro vicino, fatto di fichi d’India e magueyes.

Da sopra si può notare che il muro è costruito nel posto sbagliato. Dovrebbe essere costruito al nord degli stati della California, Nuovo Messico, Arizona e Texas, cioè, sulla linea della nostra antica frontiera.

Noi messicani non abbiamo mai rinunciato alla possibilità di recuperare il territorio che ci hanno rubato i gringo nel 1848.

(tradotto dallo spagnolo di FR)

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