La Jornada 11 novembre 2006
Appello di un partigiano dell'autonomia individuale e collettiva
Raoul Vanegeim*

Considerando che gli abitanti di Oaxaca hanno il diritto di vivere come desiderano, nella città e nella regione che sono loro.

Considerando che sono stati vittime di un'aggressione brutale dei poliziotti, dei militari e degli squadroni della morte al soldo di un governatore e di un governo corrotti, ai quali non riconoscono alcuna autorità.

Considerando che il diritto di vivere degli abitanti di Oaxaca è un diritto legittimo e che sono le forze di occupazione e repressive ad essere nell'illegalità.

Considerando che la resistenza di massa e pacifica della popolazione di Oaxaca testimonia contemporaneamente la sua risoluzione di non cedere davanti alla minaccia, la paura, l'oppressione, e la sua volontà di non rispondere alla violenza dei poliziotti e degli assassini paramilitari con una violenza che giustificherebbe l'opera di sofferenza e di morte realizzata dai nemici della vita.

Considerando che la lotta del popolo di Oaxaca è la lotta di milioni di esseri che rivendicano il diritto di vivere umanamente e non come animali, in un mondo in cui tutte le forme di vita sono minacciate dagli interessi finanziari, la legge del profitto, le mafie degli affari, dalla mercificazione delle risorse naturali, l'acqua, la terra, le specie vegetali ed animali, la donna, l'infanzia e l'uomo, tutti schiavizzati, nei corpi e nella sua coscienza.

Considerando che la lotta globale intrapresa in nome della vita e contro l'influenza totalitaria della merce è ciò che può evitare che il popolo di Oaxaca cada nella disperazione che serve sempre e fedelmente al potere, paralizzando il pensiero, spogliandoci della fiducia in noi stessi ed ostacolando la capacità di immaginare e di creare soluzioni nuove e nuove forme di lotta.

Considerando che la solidarietà internazionale si accontenta spesso di ruoli emozionali, di discorsi umanitari e di dichiarazioni vuote, nelle quali trova soddisfazione solo la fatuità dell'oratore.

Desidero che un sostegno pratico sia dato alle assemblee popolari di Oaxaca per fare sì che quello che non è ancora una comune lo possa essere. Quello che si sta abbozzando a Oaxaca si situa nella linea di continuità della Comune di Parigi e delle collettività andaluse, catalane ed aragonesi create durante la rivoluzione spagnola del 1936-1938, nelle quali l'esperienza dell'autogestione gettò le basi di una nuova società.

Per ciò, rivolgo un appello alla creatività di ognuno affinché siano affrontate le richieste che, senza pregiudicare la loro pertinenza né rilevanza, devono apparire, con ragione o senza, nella costituzione di un governo del popolo per il paese, cioè, di una democrazia diretta nella quale le rivendicazioni individuali siano prese in considerazione, vagliate dalla prospettiva di un'eventuale armonizzazione e fornite di un riconoscimento collettivo che permetta la loro soddisfazione:

È possibile ed auspicabile che i famigliari delle vittime della repressione e dell'occupazione poliziesca presentino istanza contro il governo e gli enti responsabili degli omicidi e delle violenze? Come garantire loro un appoggio internazionale?

Come impedire gli arresti, l'azione dei paramilitari e che la regione torni nelle mani insanguinate dei corrotti?

Al di là del moto di indignazione suscitato dalla barbarie poliziesca e mafiosa, come aiutare la popolazione di Oaxaca a dare garanzie effettive all'aspirazione che ripete: non vogliamo più essere prede di nessuna violenza?

Come agire in modo che nessuna oppressione sia esercitata sul diritto di vivere degli individui e delle collettività legate alla difesa di questo diritto universale?

Che sostegno può apportare la solidarietà internazionale alla resistenza civile di Oaxaca in modo che questa resistenza civile divenga semplicemente la legittimità di un popolo di governarsi mediante la risorsa della democrazia diretta?

Ed in una prospettiva di medio termine:

Se lo desidera, come possiamo collaborare con la comune di Oaxaca nell'organizzazione dell'approvvigionamento di alimentari e beni di utilità individuale e collettiva?

Come possiamo aiutare le assemblee popolari affinché loro stesse e senza intervento dei poteri "dell'alto" realizzino la gestione dei trasporti, dei servizi sanitari, dell'approvvigionamento di acqua, di elettricità, ecc.?

Che contributo internazionale può essere dato al progetto di "educazione alternativa" che, dopo il lungo sciopero dei maestri si abbozza a Oaxaca?

Non esiste alcuna associazione scientifica che possa aiutare lo sviluppo di energie naturali e non inquinanti nella regione di Oaxaca? L'obiettivo sarebbe duplice. Da una parte, evitare che queste energie siano introdotte autoritariamente a beneficio dello Stato e delle multinazionali, com'è successo nell'Istmo. D'altra parte, ricordare che per noi, la preoccupazione energetica ed ambientale ha senso solo nel suo rapporto con l'autogestione, perché solo in questo contesto le nuove fonti energetiche sarebbero al servizio di comunità autogestite. Le energie naturali e non inquinanti permettono non solo di diventare indipendenti rispetto alle mafie dei petrolieri e dell'industria tecnologica, ma instaurano a poco a poco la gratuità che il loro carattere rinnovabile e la loro fonte inesauribile garantiscono, una volta coperti i costi dell'investimento. E questa idea della gratuità delle energie che implica, a sua volta, la gratuità dei mezzi di trasporto, della salute, dell'educazione, è, oltre ad un'arma assoluta contro la tirannia mercantile, il migliore garante della nostra ricchezza umana.

Ogni volta che una rivoluzione ha trascurato di considerare come suo obiettivo prioritario il compito di arricchire la vita quotidiana di tutti, ha dato armi alla repressione.

*) Teorico e pensatore estremo dell'Internazionale Situazionista

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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