PALABRAS DE LA OTRA - 11 MAGGIO 2006 - Numero Speciale
La violenza e noi
Hermann Bellinghausen

Al potere non piace vedere la propria violenza e cerca di far sì che “la società” sia cieca verso questa. Quale miglior velo della violenza degli altri, della plebe, della plebaglia. “Loro”, gli altri (noi) sono i barbari, i brutali. “Il nostro - dicono i poteri - si chiama mantenimento dell’ordine e della pace. Ti faccio a pezzi per il bene di tutti, quei tutti che dico io, fra i quali tu non sei incluso. A meno che non ti comporti bene, ossia obbedisci”.

Loro, in alto, hanno tutti i mezzi di coesione, controllo e informazione a loro favore. È qualcosa di cui qui in basso non ci dobbiamo mai dimenticare. Né disdegnare. Chi sottostima il nemico vero, perde. La resistenza deve essere impeccabile, cioè disciplinata nei propri scopi. Non fare quello che l’altro farebbe; ossia non mentire e non accecarsi con la violenza.

Inoltre loro sono impuni, o quasi. Noi no. Le immagini del poliziotto caduto, innocente, picchiato e calpestato da quella che l’elicottero della televisione ritrae come “la ciurma”, sono stati argomenti imbattibili del nemico. Le puoi ripetere ad nauseam affinché tutti le vedano. Inoltre, come direbbe il saggio marxista, Groucho Marx, “non calpestare mai un uomo caduto, potrebbe alzarsi”. Tutto questo è spiegabile ed è pieno di ragioni. Di buone ragioni. Ma è un errore. Per la polizia messicana non esistono i diritti umani. Picchiare è un suo dovere; violentare donne, un suo privilegio. Questo è odioso, ma non giustifica che noi gli rubiamo il “privilegio”.

Ad Atenco, non sono stati gli abitanti ad iniziare con la violenza, ma la forza pubblica gli ha attaccati militarmente. Come di consuetudine, il potere ha fatto esplodere i limiti fra il diritto di protesta dei cittadini (in questo caso la difesa dei commercianti di fiori di Texcoco e la solidarietà degli atenquenses) e ha deciso di incarcerare i primi e di attaccare i secondi.

È curioso come i media (che si suppone debbano essere inquisitivi) e gli analisti-intellettuali (che si suppone debbano essere riflessivi e comprensivi) abbiano abbracciato con così tanto fervore la tesi “i violenti sono gli altri”. I reporter e gli articolisti ci dicono: sono dalla parte della polizia, io sono la polizia. Con il fatto che siamo in una società democratica, ci dicono, dobbiamo imparare che i poliziotti sono i buoni. No, di nuovo, come prima. (Questo include naturalmente il diffamare gli ultimi, quelli del basso, per poi poterli convertire nei cattivi senza pudore di coscienza). I poliziotti sono strumenti di governo eletti legittimamente. E di sinistra, ossia perredisti. I sospettosi siamo noi. Forte!

Il lucchetto viene chiuso dalla selettività che il potere possiede. Il potere dell’edizione. “Società, non spaventarti. Non hai bisogno di conoscere la mia violenza. Io lavoro per te, per la tua tranquillità, alla fine dei conti questi sfacciati hanno bloccato il passaggio delle macchine (gran peccato) e quando siamo andati a mandarli via, hanno dato pedate nei testicoli ad uno dei nostri angeli caduti”.

Inoltre ci dicono, a noi pubblico: “Abbiamo fatto ordine nella casa di quello (nelle sue case, nei suoi campi, nelle sue strade) per proteggere la tua casa. Ordini di perquisizione? Picchio chi me lo chiede. Grazie al tuo voto legittimo e al tuo sindaco democratico, la sottomissione, l’invasione e la crudeltà non sono quello che sono. E comunque sia, la vendetta è comprensibile. Non hai visto la televisione?”. La Bibbia, diceva il generale Sharon, giustifica la legge del Taglione. Occhio per occhio, testicolo per testicolo.

Noi messicani abbiamo appena vissuto ad Atenco una prova sanguinosa e amara di quello che l’alleanza tripartitica (PRI-PAN-PRD) è disposta a fare per zittire le resistenze. Se glielo permettiamo da cittadini liberi come siamo, ci criminalizzeranno fino nel più lontano angolo. Loro fanno ed amministrano le leggi. Consigliano la paura, la rassegnazione, di guardare da un’altra parte, dimenare la testa, ah che guaio! Vogliono farci sentire che non possiamo fare niente. Meglio se muore lì: tieniti le mie terre, beviti la mia acqua, dammi un buchino del tuo regno di fantasia, lasciami consumare le tue bazzecole ed essere onda RBD.

L’organizzazione, la chiarezza, il senso di giustizia, la solidarietà: queste sono le nostre armi contro il fascismo vergognoso che si è insidiato nelle sconnesse strutture dello Stato e nelle imprese che lo appoggiano. Il loro “viva la morte” è stupido, criminale e suicida.

Il nostro amore per la vita non lo è.

(tradotto da Elisa Puggelli)

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