LA REDAZIONE de La Jornada – Venerdì 10 novembre 2006
Gruppo guerrigliero giustifica l'uso della violenza

Il Movimento Rivoluzionario Lucio Cabañas Barrientos ha rivendicato l'uso della violenza al servizio della maggioranza, del cambiamento sociale e della dignità umana, di fronte all'attuale situazione politica nazionale "che obbliga molti messicani a contemplare la possibilità di una risposta violenta davanti alle azioni degli oppressori".

In un comunicato, datato 8 novembre, l'organizzazione armata - uno delle cinque che si sono addossate la paternità delle esplosioni al Tribunale Elettorale del Potere Giudiziario della Federazione, alla sede nazionale del PRI e ad una succursale di banca - afferma che l'Esercito Popolare Rivoluzionario (EPR) e l'Esercito Rivoluzionario del Popolo Insorto (ERPI) "non hanno avuto nulla a che vedere con la nostra azione e quelle delle organizzazioni sorelle con le quale ci siamo coordinate per alzare la nostra voce all'alba di lunedì 6 novembre".

Dicono che la violenza governativa fa parte attiva della struttura sociale delle attuali relazioni di potere. "Lo Stato messicano si sente surclassato dalla crescente resistenza popolare, e non è focalizzata verso un cambiamento strutturale".

"Per garantire il saccheggio e lo sfruttamento, i potenti utilizzano diverse forme di controllo, da quelle presuntamente non violente, ma che in realtà implicano la violazione dei diritti popolari, fino alle forme di violenza diretta a diversi gradi di brutalità, dall'assassinio selettivo fino ai massacri, dall'incarceramento politico fino alla sparizione".

"La violenza che soffrono migliaia di bambini che crescono con le sequele per la denutrizione. La violenza estrema che espelle dalla scuola coloro che nascono per lavorare perché lo sfruttamento infantile e la diserzione scolare, invece di diminuire con il programma assistenziale foxista Oportunidades, sono aumentati durante questo sessennio".

Appello alla resistenza popolare

Il Movimento Rivoluzionario Lucio Cabañas Barrientos, nato da una scissione dall'EPR, denuncia che la cupola della Chiesa, l'oligarchia nazionale e transnazionale, i caciques locali e molti mezzi di comunicazione si sforzano di occultare questa violenza strutturale esercitata dal sistema, di legittimare la repressione istituzionale e di condannare ogni violenza popolare contraria allo status quo.

Aggiungono che sta arrivando "una tappa di resistenza contro la privatizzazione dall'acqua, il petrolio e l'elettricità, una tenace resistenza per preservare la nostra identità come nazione messicana. Per questo dobbiamo unire le differenti voci e forze antimperialiste ed anticapitaliste".

Sul conflitto a Oaxaca, l'organizzazione armata riafferma che finché rimangono le forze federali di occupazione, finché Ulises Ruiz continua ad essere il governatore di Oaxaca e continuano ad agire i gruppi paramilitari che reprimono il popolo e per zittire la sua protesta e sottometterlo, "continueremo ad agire politicamente e militarmente contro i responsabili" di quei fatti.

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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