La Jornada - Lunedì 10 aprile 2006
Autorità e potenti depredano i boschi per arricchirsi, denunciano gli ejidatari
La carovana zapatista arriva in Morelos, terra di panisti e di “grossi affari
In un atto simbolico il Delegato Zero percorre la zona privatizzata di questa comunità
Renderà omaggio al generale Emiliano Zapata nell’anniversario della sua morte

HERMANN BELLINGHAUSEN - Inviato

Tetela del Monte, Mor. 9 aprile - La morte cinge l'ultimo bosco della valle di Cuernavaca, una bella foresta umida con alberi ad alto fusto, abbondanti bromelie ed orchidee tra i rami ed un esercito di piante che popolano i quattro punti cardinali. L'altra campagna oggi pomeriggio è arrivata fino a quassù.

Circa 200 persone hanno accompagnato i comuneros di Tetela del Monte, una di loro su una sedia a rotelle, con la colonna vertebrale danneggiata poche settimane fa in un Centro di Reinserimento Sociale (Cereso) a causa dei maltrattamenti della polizia.

Doppia brutalità del governo panista di Sergio Estrada Cajigal: contro gli alberi e contro la gente che li difende, perché appartengono al suolo ed al bosco. Con un dispiegamento di poliziotti giudiziari degno delle migliori occasioni, le autorità hanno arrestato Carmen Lucila González Gómez per aver difeso il bosco nel suo triplice ruolo di comunera, ex-presidentessa del commissariato ejidale ed avvocato dei suoi fratelli comuneros.

Il subcomandante Marcos ha percorso la spianata centrale del bosco. Lo circondavano il commissario ejidale, nuovo e legittimo, di Tetela del Monte; un centinaio di aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona che includeva molti dei 40 ejidatari che hanno deciso di impedire la costruzione qui della strada ufficialmente chiamata "Libramiento norponiente", ma conosciuta dagli ejidatari come "carrozzabile Messico-Panama", oltre ad un altro centinaio di persone della carovana che accompagna il Delegato Zero alla quale si sono uniti circa 50 studenti della UNAM.

Le opere programmate dal governo morelense non solo promettono di essere eccessivamente dannose per l'ambiente, ma garantiscono il culmine di un grosso giro d'affari per i funzionari panisti che - come denunciano gli ejidatari - hanno già acquisito terre in Santa María, Temixco e Pueblo Viejo. Queste sono zone ancora rurali e vicine al bosco. Immaginatevi quante zone residenziali si porterebbero "sviluppare" presto grazie alla non necessaria via di comunicazione la cui costruzione è già un florido affare.

Carmen Lucila descrive con fervore e quasi affetto la situazione di questa zona. I suoi burroni sono ancora puliti e in questi ci sono i "tepocatas", rettili pacifici che Vicente Fox qualche volta ha scelto come incarnazione dei suoi nemici e che oggi qui trovano il loro ultimo santuario della regione. Nel processo di difesa del bosco, gli ejidatari l'hanno aperto come centro sportivo, con piste ciclabili da cross, tavoli per pic-nic ed aree per il gioco dei bambini. L'hanno aperto, infine, per godere del bosco.

Con l'aumento della pressione governativa, i comuneros avevano installato un accampamento per difendere l'area. La polizia arrivò a distruggerlo con asce e machete. Ora l'hanno installato di nuovo.

Un gruppo di abitanti dell'ejido Tetela del Monte ha ceduto. Comandati dal leader e precandidata del PRD al comune di Cuernavaca, Leoba Morales, che, come indica il suo nome, minaccia con i suoi denti e quelli dei suoi seguaci i comuneros che si rifiutano di vendere (o "accettare" l'esproprio).

Uscendo oggi dal bosco, questo gruppo ha lanciato sassi contro la carovana dell'altra campagna e gridato: "Andatevene, non è roba vostra!".

Tecnicamente, neanche loro, visto che si trovano nel lussuoso sviluppo residenziale che già avanza verso il bosco e fuori della zona di strade private della città, con strade esclusive per i ricchi abitanti delle residenze che proliferano dietro un picchetto di varie pattuglie della polizia municipale e di agenti di sicurezza ben messi, con brutti musi e con un pick-up dai vetri scuri.

La gente di Leoba aspetta in basso. Per quanto visto non si rendono conto che si comportano già come derubati. Questa situazione, chiaramente, ha diviso la comunità di Tetela del Monte. Una minoranza che conta sul completo l'appoggio delle istituzioni. Sono come chi bacia la lama della ghigliottina che gli taglierà la testa.

Una passeggiata nel bosco

Il commissariato ejidale legittimo, composto da Arturo González García, Yolanda Cortés ed Ubaldo Pérez, si rivolge al Delegato Zero nel bosco. Ubaldo esprime la sua preoccupazione che la strada tagli i manti freatici che scendono alla capitale morelense. Questo ridurrà la ricezione di acqua dell'assetata città. Ma che importa, ingrasseranno i portafogli di quelli che decidono dall'alto.

Come diceva ieri un membro del Fronte Civico nella riunione degli aderenti di Cuernavaca: "Ho scoperto che l'unica ragione di tutto sono gli affari". Tra lo scricchiolare del fogliame si succedono vari ejidatari in brevi interventi. Uno esprime la sua gratitudine all'EZLN "per essere venuto fin qui, perché così permette di svolgere un'attività che il governo altrimenti non gli permetterebbe".

Si tratta, sì, di una mobilitazione nel bosco. Al ritorno, la carovana del Delegato Zero ha imposto il suo passaggio per le strade proibite della zona residenziale, davanti alla perplessità delle minacciose guardie di sicurezza, permettendo di vedere da vicino le nuovissime e fiammanti case già costruite.

Tra gli osservatori dell'azione c'è il sociologo argentino Juan Carlos Marín che commenta con entusiasmo a questo inviato: "Questo è un atto politico".

Si rivela anche essere un fenomeno educativo. Un nuovo cambiamento di mentalità, all'opposto di come induce la politica neoliberale. Gli ejidatari insistono sull'importanza di questa ricchezza naturale per i loro figli e per le generazioni future "del Morelos, del Messico e del mondo intero". Uno di loro, tuttavia, mostra un santino a tutti i presenti: "Questa è la mia protezione. Perché per venire qua dobbiamo essere protetti".

Una comunera lamenta che i suoi vicini, seguaci di Leoba, "si prendono gioco di noi, ma non rispondono quando domandiamo loro che cosa faranno quando non avranno più l'acqua: ridono". Un'estensione patetica della risata del governo davanti alle prospettive di tanto promesso "sviluppo".

L'acqua di un burrone ha cominciato ad essere inquinata, segnala un altro ejidatario.

La persecuzione contro Carmen Lucila l'aveva già condotta in carcere nel marzo del 2005, quando era commissario ejidale. Il giudice chiese una cauzione di 20 milioni di pesos, "o la terra del bosco".

La seconda volta, senza mandato di cattura, nascosta dalle pattuglie di giudiziali nervosi, è stata portata violentemente e segretamente al Cereso, e lì sbattuta contro le scale in due occasioni fino a lederle le vertebre dorsali. Qualcuno l'ha definita "brutalità poliziesca"? Che esagerazione!

Dopo aver ascoltato i comuneros di Tetela del Monte, il subcomandante Marcos ha parlato brevemente all'ombra degli alberi: "Per noi era importante arrivare fino a qua, perché con noi ci sono compagni e compagne dall'altra campagna, e grazie a loro, che sono l'udito dell'altra campagna, ed anche il suo sguardo, possono far arrivare tutto questo ad altre parti dal Messico e del mondo".

Ha spiegato ai comuneros ed agli ejidatari che difficilmente si potrebbe aggiungere qualcosa "all'indignazione e alla rabbia delle vostre parole che facciamo nostre". Ed ha detto loro: "Volevamo venire a dirvi una cosa. Non è vero che sono 40 ejidatari, c' è tutto un movimento nazionale che è per la difesa di questa terra, insieme a voi".

Si è poi riferito a "quello che fanno i governi panisti, perché questo è un doppio assassinio. Uno immediato della natura ed un altro delle persone in futuro. Se non facciamo quello che dobbiamo fare, qui ci sarà una zona residenziale e non si potrà passare, come non ci hanno lasciato passare un momento fa. E se facciamo quello che dobbiamo fare, questo sarà un luogo dove verranno i figli degli operai, dei contadini, degli impiegati, di tutta la gente che lavora e che adesso non lasciano entrare nelle strade che sono libere al transito".

Da qui ne deriva che il passaggio dell'altra campagna minuti dopo nella vicina esclusiva zona residenziale, come detto sopra, acquisisce un valore più che simbolico.

"Sappiamo che resisterete. Sappiamo anche che saremo al vostro fianco, solo non ad informare i gruppi ecologisti e di difesa delle risorse naturali in tutto il mondo, ma siamo al vostro fianco anche come contadini, come operai, come popoli indios. Non siete più soli, bisogna dire a quelli che si prendono gioco di voi ed al governo che non si tratta di 40 ejidatarios, ma è un movimento nazionale, l'altra campagna, che è coinvolto in questo".

La mattina, alla vigilia dell'anniversario della morte di Emiliano Zapata in terre morelenses, il Delegato Zero è arrivato a Tlalnepantla, sugli altopiani di Morelos, per appoggiare la lotta autonomistica di questo municipio "nopalero" e combattivo, dove dal 2003 ad oggi scorre il sangue per la resistenza dei contadini e le violente azioni dei poliziotti statali e federali e dell'Esercito federale. Due morti (uno questo mese di gennaio), decine di feriti, centinaia di arrestati e perseguiti, in qualche momento migliaia di esiliati, ed un processo di autonomia che prosegue attivo e che vede la maggioranza della popolazione dalla sua parte.

Questo è "l'Altro Morelos", senza le sue Colline di Cocoyoc né i suoi progetti immobiliari, turistici e stradali; senza i suoi governanti impuniti; senza la polizia apertamente brutale; senza i contadini vinti o venduti che tanto esaltano le autorità. Un Morelos che farebbe onore al suo generale Emiliano Zapata se tornasse a cavalcare.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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