La Jornada - Venerdì 10 marzo 2006
Nelle mire delle multinazionali l’acqua delle pianure di Amealco
HERMANN BELLINGHAUSEN Inviato

El Batan, Qro. 9 marzo - In mezzo ad un campo in piena secca nelle pianure di Amealco, migliaia di contadini hanno piantato due grandi tende e si alternano per montare la guardia giorno e notte in difesa della loro acqua. Per 63 comunità dei municipi di Amealco e San Juan del Río questa è la battaglia finale. Se la perdono, non ce ne sarà più un'altra. Di fatto, le autorità li hanno sfrattati, o poco meno, mentre la Coca Cola, Kimberly Clark ed un gruppo di impresari francesi installati in San Luis Potosí, tra altri, contano di controllare presto 14 falde acquifere, sebbene ufficialmente se ne siano alienate solo tre agli ejidatari ed ai piccoli proprietari di El Batán.

Il cerchio si chiude: Ignacio Loyola Vera, che governava Queretaro quando iniziarono gli affari a beneficio delle grandi imprese statunitensi e francesi, oggi è il titolare della Procura Federale per la Protezione dell'Ambiente (Profepa) e come tale, responsabile che il saccheggio si consumi, oltre ad essere nella posizione di perseguire i contadini che vi si oppongono. (...)

"Il loro progesso è la nostra miseria", dice questa mattina il subcomandante Marcos, dopo avere ascoltato decine di testimonianze di uomini e donne che così salutano l'Altra Campagna e si proclamano aderenti della Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona. Centinaia di contadini in carne ed ossa mostrano la faccia. Difendono insieme quello che alcuni rappresentanti ejidali, in combutta con il governo statale, riuscirono a togliere "volontariamente" ad un pugno di proprietari delle terre circostanti. Il negoziato fu individuale, per dividerli. Per 20 mila pesos. Alcuni firmarono, altri no; come sia, i rappresentanti ejidali falsificarono le loro firme. Inserirono nell'elenco persone già decedute.

Mentre i loro genitori si riuniscono con il delegato Zero e parlano ai mezzi di comunicazione, un gruppo di bambini approfitta del vento polveroso sulla rive dell'acqua per far volare i loro aquiloni. "È una disgrazia che il governo di Queretaro voglia distruggere la gioventù ed i bambini dei nostri villaggi", dice un contadino di carnagione rubiconda e cappello di palma, come tutti gli altri.

Le prime minacce

Il processo di spoliazione si è scatenato alla fine del 2004. Nel giugno di 2005 -racconta Guadalupe, una giovane madre- sono cominciate le minacce. Il 24 agosto è stato installato il presidio a difesa dell'acqua che è stato attaccato immediatamente dai granatieri e dalla guardia municipale armati e con cani da caccia. "C'erano i nostri bambini e ci dissero che a loro non importava e si scagliarono contro di noi con le auto per travolgerci".

Nello stesso tempo, il nuovo governatore, Francisco Garrido Patrón, prometteva acqua agli industriale della zona di San Juan del Río e della capitale dello stato. "Non a noi", denuncia un altro contadino. Hanno offerto strade ed opere pubblica. Ma il governo non ha fatto neanche questo. "Inoltre, non siamo disposti a scambiare opere con acqua", dice un ejidatario di El Batán. "Se la gente non si organizza, arriveranno e si porteranno via tutti i nostri pozzi. Il problema è grande e grave".

Alcune opere sono state realizzate: la strada e due chiese. Due, una di fronte all'altra. E come commenta un contadino: "neanche fossimo così cattolici!". Il signor Gachuzo esclama: "Dov’è la sorgente di El Batán? Qui. Pertanto, l'acqua non deve andare via. Se permettiamo il supersfruttamento delle nostre sorgenti, che cosa ci diranno? 'Voi li avete lasciati venire. Adesso teneteveli'. Queste sorgenti sono come un deposito in banca affinché i nostri figli e nipoti abbiano un futuro. Di questa acqua vivono molte comunità. La difenderemo".

Li hanno ingannati i presidenti municipali priisti di Amealco e San Juan del Río, il governo panista dello stato ed i deputati perredisti che avevano promesso di appoggiarli. Doña Martha, una donna matura e robusta, dice con dolore: "Noi, come tonti, li abbiamo votati. Perché? Perché ci ammazzassero tutti. Ci hanno minacciati. Vogliamo difendere la nostra vegetazione, non vivere in un deserto. Non sono i nostri padroni. Non sono i padroni della nostra acqua. Come ha detto un ragazzo l'altro giorno: 'preferiamo che ci sparino, per morire in un colpo solo'. Ma andremo avanti uniti e diciamo a Paco Garrido che non si porterà via l'acqua".

Gli abitanti di El Batán, La Beata, Palos Altos, El Aserrín, Salto de Vaque-rías, Laguna de Servín, Puerto de Alegría, Rincón e di altri villaggi minacciati, sono di fronte ad una morte lenta ed inesorabile. La legge non è dalla loro parte.

Don Daniel, di Laguna de Servín, racconta un'altra storia. Quella di "una delle zone più lontane e dimenticate", dove sono minacciati 2 mila ettari della "selva" del sud di Queretaro, zona in cui sono già andate perse otto falde acquifere ed altre sei sono in pericolo. Benché sia stata decretata riserva dal 1942, "nel 1993 incominciarono i danni e dal 1998 ad oggi il disboscamento delle foreste" da parte di commercianti di legname appoggiati dai loro gruppi di fuoco in divisa con magliette che dicevano "brigata contro gli incendi".

Sono stati aiutati dal governo dello stato, la Segreteria dell'Ambiente (Semarnat) ed il Profepa. Patrizia Carrera, ex delegata del primo ente e membro del PVEM, ha dato protezione ai tagliatori di legname. Nella lotta per il controllo dell'acqua si sono criminalizzati i contadini mediante l'uso fazioso della legge. Non deve stupire che il Pubblico Ministero si astenga dal raccogliere le proteste dei contadini, mentre la Semarnat e Profepa "non rispondono alle nostre domande", aggiunge Don Daniel ed avverte: "Non smetteremo di lottare fino alla fine".

Cita il caso degli indigeni delle zone urbane in San Ildefonso e Santiago che non hanno acqua ed il governo non gliela fornisce; invece, alle industrie dà molta acqua e a basso prezzo. Per non richiamarsi ad inganno, ricorda che Loyola Vera disse - quando era ancora il mandatario queretano - che boschi come quelli di Laguna de Servín "devono essere sfruttati... ed in effetti: li hanno spianati", conclude l'agricoltore.

Il nuovo governatore, Garrido Patrón (che, secondo questi contadini, in dicembre si è dato una gratifica natalizia di 352 mila pesos), ed il suo attuale segretario di Governo, Alfredo Botello Montes, promettono benefici collaterali in cambio delle risorse idriche, già impegnate con le grandi industrie. Ma nemmeno questo mantengono. Accusano il segretario Botello di ignorarli, di trattarli male e disprezzarli, "perché sono solo pochi indios".

Yolanda, agguerrita rappresentante dei contadini, riferisce: "Abbiamo chiesto un colloquio e degli studi di impatto ambientale ma ci hanno ignorati". Davanti al delegato Zero ammette che, fino ad ora, "nessuno si era avvicinato a noi". Hanno realizzato presidi davanti al municipio di Amealco ed alla sede del governo di Queretaro, "ma nessuno è uscito a farsi vedere".

Oltre alla Commissione Statale dell'Acqua (CEA) che ha fatto pagare ai contadini l'acqua del pozzo di Los Voveros, che loro stessi hanno costruito collettivamente, sono responsabili diretti della corruzione e degli inganni anche il presidente municipale di Amealco, Luis Franco Mejía, noto come El Burro, che firmò l'accordo di utilizzo dell'acqua per le industrie; il commissario ejidale, Francisco Loa Carvajal, ed il suo successore, Isaías Durán. Si vantano di "avere i titoli" ed il controllo, nonostante Carvajal sia stato destituito dagli stessi ejidatari.

Un piccolo proprietario ricorda che disse agli ejidatari: "Compagni, l'acqua non è vostra, è della comunità. Il governo ha il potere ma non il diritto di portarsela via".

Un altro contadino accusa: "Abbiamo un governo di saccheggiatori e ladri. E le imprese non trattano bene l'acqua, la sprecano. Solo Kimberly Clark consuma come tutto San Juan del Río. Ma chi li tocca se tra i suoi azionisti ci sono i Loyola, i Burgos, gli Arana" (famiglie che detengono il potere in Queretaro).

Per completare il quadro, col quale El Batán diviene caso emblematico della situazione attuale nel paese, irrompe nella riunione dell'Altra Campagna il signor Fernando Peralta, precandidato a deputato del PRD, con autobus e promesse di tacos, bibite e cartelloni già pronti per tutti i contadini che accetteranno di andare con tutta la famiglia, subito, a "protestare" contro la sindaca priista di San Juan del Río, Jacarandá López Salas, davanti alla sede del governo.

Qui ci sono la sua squadra di logistica e due autobus, coi motori accesi, sperando di riuscire a portarsi via"acarreados" [gente prezzolata] dal miting convocato dall'Altra Campagna. Peralta invita personalmente i capofamiglia e distribuisce buoni per il trasporto ed il pranzo. Si presenta non come precandidato, ma come semplice "cittadino", membro dell'Unione Industriali, Commercianti e Cittadini di San Juan del Río.

La gente lo riconosce. Alcuni dicono che è venuto prima a proporre l'installazione, proprio qui, di un'industria. Ha detto loro che così si sarebbe evitata la sottrazione dell'acqua. Altri dicono che promuove una maquiladora cinese. Altri ancora, che ha mostrato interesse per l'acquisto di terre. Sia come sia, un personaggio così disinteressato non riesce a reclutare la gente ed i suoi autobus restano lì, pateticamente vuoti.

I contadini ripetono varie volte che il governatore Paco Garrido ha dichiarato alla stampa locale che il progetto di sfruttamento dell'acqua a El Batán "è sospeso", ma fino ad ora non risulta a nessuno. Oggi esigono che il mandatario lo confermi per iscritto. Così come non furono consultati all'inizio del progetto, non li prendono in considerazione per convincerli della presunta cancellazione del progetto.

In questo piccolo punto della geografia pianeggiante, lontano da tutto, isolato e minacciato, si gioca un destino esemplare. Ancora una volta, la voracità del neoliberismo incombe sui popoli.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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