La Jornada - Venerdì 10 febbraio 2006
Critica la posizione assunta nel caso dello Sheraton e l’espulsione dei cubani
Marcos: i canditati presidenziali “si danno arie” davanti agli Stati Uniti

HERMANN BELLINGHAUSEN- INVIATO

Oaxaca, Oax. 9 febbraio - Nell’assemblea più grande dell’altra campagna, nella notte si sono riunite più di 5 mila persone nel viale centrale di questa città per ricevere ed ascoltare il subcomandante Marcos, che ha detto: “Non siamo tornati a Oaxaca per fare un omaggio a Juárez, ma per cercare il Juárez che c’è in voi, e lo abbiamo trovato”.

Ha menzionato, in contrasto con Juárez, il caso dei cubani allontanati da un hotel di Città di Messico dal governo degli Stati Uniti, davanti ai quali “Fox e il suo gabinetto si stendono come un tappeto per farsi calpestare da Bush, e i candidati alla Presidenza della Repubblica non dicono niente e si danno già delle arie. Non capiamo il perché di tanto odio e persecuzione da tutte le parti contro questo popolo nel quale gli Stati Uniti allungano le mani”.

Ha detto di aver appena ricevuto la notizia dai suoi capi che è finita la raccolta di 8 tonnellate di mais zapatista e di due cisterne di benzina per il popolo di Cuba, “come semplice omaggio alla loro resistenza, alla loro ribellione e alla loro dignità.

Qui, in basso e a sinistra di Washington, stiamo costruendo qualcosa di molto grande e potente che capovolgerà tutto. Continueremo a tollerare che il governo di Vicente Fox continui a umiliare noi e la nostra bandiera? Non permetteremo che sventoli la bandiera a strisce e torbide stelle sul suolo messicano. E non permetteremo che nessun governo messicano lo tolleri.

Ciò che vogliamo è molto semplice, è un altro paese. Siamo disposti a morire, siamo disposti a tutto per ottenerlo e ci riusciremo. Stiamo cercando in ogni stato, gente che come noi dice di amare questo paese e questa bandiera e non permetteremo che la uccidano fino alla sua scomparsa totale ”.

Si è detto convinto che la nuova Costituzione e la fine di questo sistema non è molto lontano, anche se alcuni credono di sì. “Siamo venuti a promettervi che voi lo vedrete, voi che siete qui”. È arrivato il momento di scegliere, ha aggiunto, se saremo parte attiva del cambiamento o soltanto spettatori. “Non è qualcosa che succederà. Sta già accadendo”, ha concluso davanti ad una piazza straordinariamente vivace.

Nella sua stancante giornata nella città di Oaxaca, l’altra campagna ha oggi tenuto sei assemblee, con sindacati, studenti e universitari, indigeni di diverse organizzazioni, intellettuali e singoli cittadini della società civile ed ha avuto anche il tempo per fermarsi a salutare i bambini e gli insegnanti della scuola Vicente Riva Palacio, che si trova in una casa privata“occupata” dagli abitanti del quartiere popolare Forestale.

Il giorno era cominciato con l gente del Hotel del Magisterio, dove il delegato Zero ha ascoltato le testimonianze e le istanze dei lavoratori dell’Università Autonoma Benito Juárez (UABJO), della sezione 22 del SNTE, di Puentes y Caminos, degli impiegati statali, dell'ISSTE e del Sindacato delle Donne, appartenente al Fronte Sindacale di Oaxaca.

La successiva riunione si è svolta nei locali delle Organizzazioni Indie per i Diritti Umani di Oaxaca (OIDHO) e qui hanno partecipato anche il Fronte Unico di Difesa Indigena, il Comitato di Difesa dei Diritti Indigeni (Codeci), il Movimento di Unificazione e Lotta Tridui (MULT), il Fronte Popolare Rivoluzionario (FPR, che ha una importante presenza in Oaxaca) ed altri ancora.

Leonor López Alavez, una ragazza mixteca di soli 17 anni ma che è già stata prigioniera politica, appartenente al Consiglio Indigeno Popolare di Oaxaca Ricardo Flores (CIPO-RFM), si è così espressa: “Lottiamo per essere liberi, non per arrivare al potere”. Il subcomandante Marcos e la carovana che l’accompagna hanno pernottato nei locali del CIPO a Santa Lucía.

Durante la riunione all’OIDHO, un’altra ragazza, annunciatrice di Radio Amanecer, La Voz Chitina di Juquila, ha raccontato ancora un’altra di queste esemplari storie della moderna democrazia messicana. A San Miguel Panxtlahuaca, il sindaco priista Moisés Soriano ha percorso la sua strada da “trionfatore”. Per prima cosa ha violato i processi elettorali secondo gli usi e costumi del municipio chatino per ottenere il suo incarico, mentre favoriva i caciques con opere e impunità. Ora promuove lo sfruttamento dei boschi e riempie il governo di suoi famigliari. I suoi fratelli ricevono alti stipendi.

Gli assessori comunali guidano ora auto di lusso con vetri antiproiettile e si costruiscono grandi case. Chiusi nelle loro macchine passano a tutta velocità per la città”. L’esemplare sindaco, i suoi famigliari ed i suoi soci “hanno trasformato la presidenza comunale in uffici privati per fare i loro affari”. Rubano inoltre sabbia e ghiaia, ed hanno minacciato di morte vari membri dell’OIDHO, specialmente le donne, che sono molto attive a Panxtlahuaca.

Da parte sua, il MULT, ha manifestato, in un documento, la sua decisione di unirsi all’altra campagna, “per costruire un movimento unitario nazionale di sinistra”, con un programma di lotta che riprenda “le legittime aspirazioni del popolo con un progetto democratico alternativo; daremo vita ad una risposta organizzata e cosciente rispetto alla superbia, alla prepotenza e alla smisurata ambizione di una classe politica che pretende di continuare a mal governare la nazione”.

Nel pomeriggio, il delegato Zero è arrivato al Centro Regionale dell’Educazione Normale di Oaxaca (CRENO), dove ha ascoltato insegnanti e studenti di questo istituto e della vicina UABJO. Son intervenuti anche altri studenti che hanno dipinto un panorama critico dell’istruzione pubblica. Rincaro delle tasse universitarie e scolastiche in genere, numero chiuso nelle iscrizioni, cambio dei piani di studi per favorire il mercato, chiusura delle porte dell’istruzione ai figli di indigeni e poveri, ripetuti tentativi di privatizzare l’istruzione normale e superiore. Una gioventù ribelle, non conforme, isolata. E a giudicare dai partecipanti, con idee molto chiare sulla minaccia rappresentata dal neoliberismo per l’istruzione a vocazione sociale.

Per fortuna ci sono giovani che si oppongono all'addomesticamento, ma non ad essere ben preparati”, ha detto loro il subcomandante Marcos. Il problema è che il sistema incoraggia l’individualismo per poi gettarlo nella disoccupazione. Questo “non si può risolvere nelle scuole se non vi unite ad altre lotte”, quelle degli insegnanti, degli indigeni, degli operai. Ha fatto riferimento al “canto di sirena della società che dice ‘pensa a te, solo a te e a nient’altro che te’”. Ma basta guardare i deputati e perfino il Presidente della Repubblica per capire che la preparazione accademica è quello che meno serve per arrivare in alto. “Se a Fox facessero fare l’esame del Ceneval non credo che lo passerebbe”, ha detto.

L’altra campagna, ha dichiarato Marcos, “può far nascere un grande movimento studentesco nazionale intorno al rifiuto del Ceneval e ad altre richieste”, e ha sostenuto la proposta fatta oggi di un prossimo incontro nazionale studentesco.

Nel pomeriggio, l’altra campagna è arrivata in territorio ilichiano (cioè, ispirato dagli insegnamenti di Iván Ilich), all’Università della Terra (UniTierra), dove c'era un pubblico ridotto (meno di cento persone, mentre le riunioni del giorno precedente erano molte centinaia e perfino migliaia). Uno spazio accademico atipico, dove studenti e tutori hanno espresso la loro adesione alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona in termini di attaccamento alla terra. Hanno fondato un forum permanente “per le persone che non si sentono rappresentate dal modo ufficiale di fare politica”.

Hanno partecipato vari gruppi e organizzazioni. Fra questi la Coalizione degli Insegnanti e Promotori Indigeni di Oaxaca (Cempio), una delle più antiche organizzazioni indigene, “piano pilota” della sezione 22 del SNTE, iniziatrice del “movimento pedagogico” che valorizza l’insegnamento indigeno e lo sviluppo scientifico e comunitario a orientamento democratico. Opera in centinaia di comunità triqui, zapoteca, mixteca, chatina e mixe. “Siamo difensori della scuola pubblica, ma così come sono ora, le scuole nelle comunità non servono a niente”, ha detto Fernando Soberanes Bojórquez.

Cempio ha già sette membri assassinati, fra i quali il mixteco Cenobio Fito López Reyes e lo stimato dirigente triqui Paulino Martínez Delia.

Hanno inoltre partecipato difensori del mais creolo (Itanoni), del cioccolato (Chocosol, che promuove la tostatura del cacao alla luce del sole), dell’acqua, dei diritti umani (Centro dei Diritti Umani Bartolomé Carrasco) e della tolleranza sessuale (Centro Sociale Libertario, per il quale ha partecipato Leonardo Tlahui, ‘vestita’ di nero, eloquio combattivo, di sinistra e parrucca scura): “Siamo qui e siamo anche la dignità ribelle”, ha detto e si è giustificato “perché l’amore è permesso, perché la patria vive ed è nostra, perché siamo eleganti e civettuole, perché viviamo nella casa dell’allegria”. La Cenerentola, un omosessuale con il passamontagna, ha difeso la vita “quasi normale” dei gay.

Dopo l'intervento di un giovane che ha fatto riferimento al momento attuale dell’America Latina, con “sette presidenti di sinistra”, il delegato Zero ha ripetuto che si stava “sbagliando” e ha detto: “osservando le loro traiettorie non mi torna il conto, non sono sette”. E ricordando una sua dichiarazione in Campeche, ha aggiunto: “Quando abbiamo detto che non ci giriamo a guardare all’America Latina né alla Bolivia, diciamo chiaramente: non guardiamo da nessuna parte in alto, guardiamo in basso, per questo siamo qui a questa riunione e non all'insedimento di un presidente”.

La notte, dopo un incontro dove i presenti hanno ricapitolato ciò di cui si era discusso e documentato durante la visita nello stato numero sette dell’altra campagna, Marcos si è riunito con il magistero democratico fino a tarda notte.

(tradotto da Elisa Puggelli e dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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