La Jornada – Giovedì 9 novembre 2006
Il subcomandante Marcos ha incontrato gli indigeni caxcanes, in Zacatecas
Le carceri sono piene di oppressi, ma il vero criminale è al governo
Messaggio di incoraggiamento e solidarietà del delegato Zero ai popoli dimenticati della sierra
HERMANN BELLINGHAUSEN

Mesa de Palmira, Zac., 8 novembre - Il subcomandante Marcos è arrivato fino alle montagne del sudovest di Zacatecas per incontrare le comunità del dimenticato popolo indigeno dei caxcanes, aderenti e simpatizzanti della Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona. In queste terre che i suoi abitanti definiscono "povere e stravolte dai governi statale e federale che non ci permettono di recuperarle", il delegato Zero ha annunciato nuove azioni in appoggio al popolo di Oaxaca.

Questo venerdì 10, l'altra campagna realizzerà una marcia nel centro della capitale zacatecana, ed il 20 novembre l'EZLN tornerà a bloccare le strade in Chiapas, proposta che sarà appoggiata nel resto del paese da collettivi ed organizzazioni che partecipano all'altra campagna.

"Voi sapete che le prigioni sono piene di gente oppressa, mentre il vero criminale, quello che ruba la terra, quello che fa ammazzare o sequestrare sta al governo", ha detto il subcomandante Marcos. Ed in relazione al recente messaggio alla nazione del presidente Vicente Fox ha aggiunto: "è arrabbiato perché non l'hanno lasciato andare a spasso. Ed ha forse detto 'parlerò in televisione dei problemi di Oaxaca?'. No, è 'furioso' perché la sua signora non è potuta andare a fare shopping in Australia".

Marcos ha ascoltato in pubblico ed in privato le testimonianze di comuneros ed ejidatari dei tre popoli che compongono questa enclave indigena: Tocatic, Cicacalco e Tlaltenango. Ha conosciuto le dinamiche seguite dai successivi governi priisti e perredisti per controllare e dividere i contadini attraverso i commissari ejidali, ultimi anelli di una lunga catena cominciata con la conquista spagnola, quando questi popoli guerrieri sono stati combattuti fino al periodo coloniale, e poi nazionale, per cercare di smembrarli nel periodo post-rivoluzionario. Oggi che miracolosamente persistono, devono affrontare l'aggressione neoliberale.

Ai comuneros di questo angolo della sierra di Morones ha spiegato: "L'altra campagna non è venuta a portare cattivi consigli, è venuta solo ad avvisare di quanto accade nel paese, affinché ognuno pensi che cosa fare perché, attenti, quei caproni dei commissari ejidali sono dei venduti, molto premurosi che il loro papà governo li aiuti, ma noi cacceremo questo governo. Allora, che fare? Dovete capire che sono solo dei 'gatti' che il governo affogherà, e che quando uno sta affogando si aggrappa a ciò che non serve. Il primo che consegneranno sarà il commissario e tutti quelli che si sono venduti. Succederà in tutto il paese. Se quello si attiene a quello che gli dice il presidente municipale o la governatrice di Zacatecas, i due per lui saranno una fregatura, e lui che farà?".

Abbandonati e trascurati dalle autorità, ingannati dai candidati, sistematicamente invasi da "piccoli proprietari" e costretti all'emigrazione, hanno ascoltato il delegato zapatista dire: "Perché non vi stanno assistendo? Questa terra ha qualcosa che vuole il governo, e per questo fa in modo che litighiate fra di voi e che alla fine le comunità muoiano. Perché il piccolo proprietario è solo un prestanome del grande latifondista".

Questi popoli conservano antichissimi titoli di proprietà concessi dal viceré Antonio de Mendoza nel 1537. Col passare dei secoli, queste terre alte e lontane continuano ad essere dei popoli originari, che hanno perso la loro lingua ma non la loro identità. Marcos ha anticipato che quando il Messico sarà trasformato da quelli in basso, "quando succederà quello che succederà, quello che tornerà a valere è il diritto più antico, e tutto quello che resta qui dentro è di questa parte".

Ha consigliato di andare ad avvisare gli invasori: "Lo vedrai se costruirà o verrà a mettersi vicino alla tua casa, al tuo bestiame. Tutto resterà per la comunità perché così in antichità e così deve tornare ad essere". Ed ha dichiarato che, come l'esperienza locale conferma, "nelle beghe tra poveri, se andiamo a vedere sotto, c'è di mezzo il governo".

Poi ha dichiarato: "Nel 2010 saranno cento anni dalla Rivoluzione e 200 anni dalla guerra di Indipendenza, e cosa credono che succederà? Che stiamo a guardare tutte queste fregature e non facciamo niente? A chi vi invade e divide dite chiaro: 'Prima eravamo soli, ora non più; ora se qui c'è un problema o se colpiscono un compagno, come quelli mandati qui dalle autorità, o come i vostri compagni minacciati, adesso si affronta'. Così abbiamo fatto con Atenco e Oaxaca quando hanno voluto colpirli. Se siamo compagni, e non solo a parole, bisogna fare qualcosa, anche se siamo messi da parte".

Rispetto al problema delle terre, "l'antichità è diritto, tutto il resto è d'avanzo. O si mettono con la comunità, con la proprietà comunale e rispettano la decisione di tutti o se ne vanno da un'altra parte". Non importa se molta terra è nelle mani di una persona legata a Ricardo Monreal ed Amalia García, cioè al governo; significa "che si tratta sempre degli stessi".

Il delegato Zero ha concluso con un annuncio: "La terra indigena e quello che c'è dentro, tornerà ad essere dei comuneros".

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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