La Jornada - Domenica 9 aprile 2006
Le spie ufficiali hanno ascoltato tanto dolore che stanno per aderire all’Altra, afferma Marcos
Gli abitanti di Morelos difendono la terra e l’acqua dagli attacchi di governo e industrie

HERMANN BELLINGHAUSEN - Inviato

Cuernavaca, Mor., 8 aprile - Le resistenze di Cuernavaca ed Ocotepec, e quelle che sono venute qua ad incontrare l'altra campagna, mostrano il paesaggio neoliberale più nudo. La lotta per difendere l'acqua e la terra sono direttamente contro la "relazione" del governo panista con le agenzie immobiliari e le industrie dell'imbottigliamento; contro i centri commerciali e la proliferazione fino alla nausea di strade e ponti monumentali in luoghi dove vivono popoli storicamente veri e più vivi di quanto il potere vorrebbe.

Paradiso della speculazione immobiliare. Ed anche della repressione senza sfumature. In Morelos l'attività sociale è sistematicamente criminalizzata, come segnala questo pomeriggio un rappresentante del Coordinamento dei Movimenti Culturali Indigeni e Popolari, che rivela anche nelle sue parole i processi di recupero delle identità indigene ed i precedenti storici. "La discussione dell'essere indigeno è un dibattito permanente". Era stato allontanato dalla coscienza dei popoli di Morelos ed ora si avvicina. E si domanda dove finisce l'ambito "indigeno" e comincia l'ambito "popolare", in uno scenario nuovo.

La riunione di aderenti dell'altra campagna nella chiesa della comunità metropolitana di Cuernavaca, e prima l'atto pubblico nell'ejido periferico e quasi divorato di Ocotepec, hanno messo al centro le esperienze del cosiddetto Fronte Civico che è nato per difendere il Casinò de la Selva contro la multinazionale Costco, e quelle degli ejidatari che hanno fermato la catena di magazzini Soriana e poi un distributore di benzina. Queste lotte sono molto di più di quanto sono.

L'opposizione a Costco sarà battuta, ma mantenendosi viva è già un trionfo; è stato il luogo d'incontro di resistenze disperse, di dissensi, di dignità riconquistate.

Nel caso di Ocotepec, la parola sconfitta sta sparendo dal vocabolario, mentre vince in realtà l'identità comunitaria ed indigena. Questa combinazione questa mattina ha attirato altre lotte contadine di Morelos come quella di Tetela del Monte che difende da una liberalizzazione l'ultimo bosco che resta a Cuernavaca; quella dell'ejido Tecomalco che cerca di bloccare la costruzione della strada Secolo XXI, che passerebbe sulle sue terre, e quella di Santa Catarina (Tepoztlán) che si oppone allo sfruttamento della laguna più grande dello stato, e durante il tragitto si riconcilia con i suoi rivali storici di Tejalpa (Jiutepec) nella difesa di quello che ora identificano come territorio dei popoli contro il governo ed i suoi soci industriali.

Trattamento da animali

Il florido governatore Sergio Estrada Cajigal, orgoglioso scout nazionale, ha paragonato questi movimenti con gli "animali", rimproverandogli di non volere il "progresso". E molte volte li ha trattati così, come animali. Lo dimostra Carmen Lucila González Gómez, su una sedia a rotelle grazie alle botte della polizia, e che oggi è stata presentata dai suoi compagni di Tetela nell'atto pubblico di Ocotepec.

Nel cuore urbano di Morelos, l'altra campagna è venuta ad incontrare lo stesso tipo di lotte presenti in tante enclave del paese, ma con un aspetto diverso, per così dire. Impronte insurrezionali come il "jaramillismo" ed il vecchio zapatismo qui si trovano insieme a terre di utopia, pacifismo radicale come quello di El Arca (ispirato a Gandhi e Lanza del Vasto), spiritualità diverse ed un'emotività che passa per le pratiche a favore delle arti e dei diritti umani. Dove nacque la teologia della liberazione alla messicana e dove passò la stele di Lemercier e della sua psicoanalisi cristiana. La colpa deve essere di Erich Fromm, Iván Ilich, Malcolm Lowry, Emiliano Zapata e di altri residenti scomodi.

Il tutto in un'entità governata dal panismo imprenditoriale più sfrenato e da un conservatorismo che non resiste alle prove del "elicottero dell'amore", del narco né della pornografia. Terra di impunità a prova di scandali e processi giudiziari. Ed ora anche dell'omicidio di donne.

Otto omicidi di donne in 15 giorni

La Commissione Indipendente dei Diritti Umani documenta oggi in Ocotepec: "Tra il 2002 ed il 2005 ci sono state 49 donne assassinate. Nei primi mesi del 2006 sono stati commessi altri 11 omicidi di donne, gli ultimi otto in solo 15 giorni". La rappresentante della commissione esprime davanti al Delegato Zero: "Veniamo qui a parlare di resistenze, di rifiutarci di accettare passivamente questa terribile realtà che viviamo noi donne di Morelos. Di chi, come la compagna Otilia, muore a Tepoztlán e si chiude col dire che è stato suicidio. Della compagna Verónica, importante ecologista che viene assassinata nella sua casa ad Ahuatepec, ad un chilometro da dove si sta svolgendo questo forum".

L'ejido di Ocotepec nel 2000 si è opposto alla costruzione di una monumentale sede di Soriana. Questo, in un momento in cui la comunità era minacciata. La passività si era impadronita degli ejidatari che vendevano le loro terre e lasciavano che Cuernavaca li inghiottisse. Il suo commissario ejidale spingeva il commercio immobiliare e perfino la gente votava per Vicente Fox e Sergio Estrada Cajigal. Fino a che l'assemblea del popolo ha deposto il commissario, si è opposta a Soriana e si è deciso per l'autonomia comunitaria. Nel 2001 accolsero la marcia del colore della terra, recuperarono inaspettatamente la loro identità tlahuica e si legarono al Congresso Nazionale Indigeno e ad altri movimenti nahuas, come quello di Xoxocotla.

Quando sorse l'opposizione contro un distributore di benzina nell'ejido che fa parte della sfarzosa capitale di Morelos, schiacciata dalla schiavitù dell'automobile e dagli imbottigliamenti, Ocotepec è un’altra. L'industriale Mario Estrada, reputato come "padrone di mezza Cuernavaca", con storie di sangue nel suo curriculum nello sconfiggere resistenze contadine a favore dei suoi progetti immobiliari degli anni '50, cozza ora con comuneros che hanno recuperato la loro assemblea ejidale, ripropongono seriamente la loro identità indigena e si sono avvicinati allo zapatismo chiapaneco, che in altri momenti avevano criticato.

Il subcomandante Marcos oggi li saluta così: "Vogliamo ringraziare il popolo di Ocotepec e le sue autorità per averci accolti e averci fatto sentire come ci sentiamo, come se fossimo in una nostra comunità, perché questa è una comunità zapatista". In poco tempo, molta acqua è passata sotto i ponti di questa microstoria.

L'ejido Tecomalco, ad oriente della valle di Cuernavaca, ha reagito all'avanzata della strada Secolo XXI, progetto caro al governo del cambiamento (di uso del suolo). I funzionari avevano già negoziato col commissariato ejidale arrivando al prezzo. La comunità ha reagito e deciso di difendere la terra ereditata dai loro genitori. "Valgono più della pallottola sparata a mio padre in un polmone", ha detto un'anziana della comunità.

La comunità di Santa Catarina ha deciso di fermare il deterioramento ecologico del texcal (falda acquifera tra roccia vulcanica) nella laguna di Hueyapa che fornisce l'acqua a molti villaggi del sud, e che ora il panismo vuole offrire alle industrie di bibite ed alla Cuernavaca residenziale.

Una partecipazione individuale ad Ocotepec offre un contrappunto interessante. César Añorve proclama di essere nato nel Salto de San Antón, e di aver bevuto queste acque oggi completamente inquinate. E spiega che la scarsità di acqua "è un'invenzione delle multinazionali" per vendere ed universalizzare le loro bottiglie di plastica. Invita a mettere acqua fuori dalle porte delle case per la gente che ha sete ed aggiunge che l'acqua piovana filtrata potrebbe bastare per rifornire la popolazione, almeno qui dove piove.

Davanti a queste ed altre esperienze, il Delegato Zero replica ad Ocotepec questo mezzogiorno: "Per noi zapatisti è un onore che tanti cuori bruni, di pelli di colori diversi, si siano uniti insieme a noi in questo nobile impegno. Compreso quelli che sono qui perché sono mandati, le spie che manda il governo, che hanno un lavoro da svolgere ed alcuni che vengono fin dal Chiapas hanno ascoltato tanto dolore e tanta ribellione che stanno per aderire alla Sesta Dichiarazione e all'altra campagna".

E ricorda: "Cinque anni fa passammo per questo paese che allora stava resistendo contro un distributore di benzina ed un centro commerciale. È un orgoglio avervi come compagni e che cinque anni dopo questo distributore di benzina non sia in funzione. È l'esempio che state dando a noi zapatisti e a molti altri popoli indigeni rispetto ai vostri usi e costumi, il modo in cui resistete all'avanzata della macchia urbana e alla difesa delle vostre tradizioni e cultura.

La gente di questo paese non solo è oppressa ed accerchiata dall'affanno capitalista, ma anche da uno dei suoi commissionari, il governatore Estrada, quello che per fare in fretta deve salire su un elicottero. Bisogna rimarcare quello che il PAN significa per questo paese e per i popoli indios. Questo partito è uno dei grandi capitali con i quali si dirige la conquista del nostro paese".

Permanente sdegno al seggio del potere

Marcos affronta anche altri temi: "Quando arriverà il momento di essere davanti al seggio del potere, noi zapatisti faremo la stessa cosa che fece il nostro generale in capo, Emiliano Zapata: faremo un mezzo giro, ritorneremo sulla montagna e torneremo ad essere quello che siamo, i guardiani della notte, i vigilanti dell'ombra. Torneremo ad essere i guerrieri che siamo; un'altra volta ad aspettare il giorno in cui bisognerà sollevarsi di nuovo per tornare a rifare questo paese di nuovo".

E commenta che ieri sera, arrivando a Ocotepec, "un compagno comunero ci raccontava che quando loro proposero gli usi e costumi, un politico disse loro che questo era roba da animali. Egli gli rispose che facesse attenzione, perché gli animali, quando si arrabbiano, travolgono tutto quello che si trovano davanti".

Ed afferma che, se "la lotta non è più per sopravvivere, perché dovremmo accontentarci che ci concedano la vita?". Questo ed altro ancora afferma uno striscione nella chiesa alternativa, rivolta alla diversità sessuale, dove si riunisce l'altra campagna in Cuernavaca: "La nostra forza, la diversità delle lotte".

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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