La Jornada - Giovedì 9 febbraio 2006
Bisogna smetterla con la falsa immagine che nel paese non sta succedendo niente
L'INGIUSTIZIA IN MESSICO "HA IL NOME DI OGNI PRIGIONIERO POLITICO", ASSICURA MARCOS
HERMANN BELLINGHAUSEN - Inviato

Santa María Ixcotel, Oax., 8 febbraio - "Bisogna dare un nome all'ingiustizia in Messico ed il nome è quello di ognuno di voi", ha detto oggi il subcomandante Marcos ai "prigionieri politici" oaxaqueños, quando l'Altra Campagna è entrata in una delle prigioni più tristemente famose del paese, dove molti uomini e donne hanno affrontato ed affrontano l'inferno della reclusione per motivi politici. Soprattutto se sono indigeni, come i 16 reclusi che si sono incontrati con il delegato Zero.

Gli indigeni della regione Loxicha sono vittime di una delle maggiori ignominie giudiziarie del periodo zedillista-foxista. Agustín Luna Valencia, che era presidente municipale per usi e costumi del suo villaggio quando fu arrestato con l'uso della violenza, ha detto: "la situazione che stiamo vivendo è difficile, ma continueremo a resistere fino ad ottenere la nostra liberazione. Siamo stati accusati di crimini federali e di avere un presunto legame con il gruppo armato EPR. Ma con certezza vi dico che non apparteniamo a nessun gruppo armato né abbiamo partecipato agli atti di cui ci accusa il governo. Ci hanno punito per essere i poveri tra i più poveri. Il crimine che ammettiamo è quello di chiedere alle autorità migliore sviluppo per le nostre comunità".

Qui, si rileva la quintessenza dell'ingiustizia. Senza dubbio la più scandalosa è quella di Juan Díaz Gómez, zoque, quasi monolingue di Villa de Acala, Chiapas, che sta qui dentro da una decennio senza nessun motivo. Senza traduttore. Sarebbe lo stesso se fosse in carcere in Africa. La stessa stranezza. Lo stesso assurdo totale. La sua sfortun: stava camminando per le strade di Huatulco (dove era arrivato per cercare lavoro) pochi giorni dopo un attacco dell'EPR in quel centro turistico.

L'operazione mentale "indio-chiapaneco-colpevole" bastò alle autorità. Da allora, la difesa dei loxichas l'ha aggiunto al suo gruppo. Ma continua a rimanere in carcere.

Pedro Castillo Aragona, del Comitato di Difesa Cittadina dell'Istmo, accusato di reati che non ha commesso, si è già iscritto alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona ed ha annunciato che continuerà le resistenza e la protesta nel contesto dell'Altra Campagna: "non ci arrendiamo, non ci pieghiamo, come ci hanno insegnato i compagni zapatisti".

Isabel Almaraz Martínez, una giovane loxicha, ha detto: "È da tre anni ed otto mesi che sto qui per reati che non ho commesso. Mio papà è stato un collaboratore del municipio. Anche lui è stato arrestato e torturato. Mio marito è un perseguitato politico e dato che non riescono ad arrestarlo, hanno arrestato me".

Abraham Ramírez Vázquez, del Comitato per la Difesa dei Diritti Indigeni della comunità di Santiago Xanica e membro di COMPA, ha dichiarato: "Stiamo dentro questa campagna come siamo stati sempre con gli zapatisti, da quando sono venuti comparsi pubblicamente. Il nostro unico reato è stato quello di reclamare i nostri diritti, l'autonomia dei nostri villaggi, la conservazione della nostra lingua e delle risorse naturali. Compagni zapatisti, come voi avete lottato, anche noi alzeremo la voce e a testa alta reclameremo i nostri diritti".

Un altro loxicha, Fortino Enríquez Hernández, ha detto: "non ci siamo piegati, non abbiamo chinato la testa. Da qui dove siamo, abbiamo fatto scioperi, conferenze stampa e tutto il possibile per dimostrare al governo che siamo innocenti. I nostri figli sono abbandonati per colpa del governo". Per confermarlo, fuori della prigione due bambini solitari sostenevano un pezzo di cartone davanti ai fotografi con la scritta: "Vogliamo la libertà di nostro papà".

Ci sono ancora più di 70 mandati di cattura pendenti e proseguono le esecuzioni extragiudiziali. Negli ultimi tre anni ci sono stati più di 20 omicidi in Loxichas, commessi dai paramilitari che imperversano impunemente la regione. Solo in questa prima parte di questo sessennio hanno arrestato 10 indigeni loxichas con prove costruite. Ci sono quelli che hanno perfino 4 processi aperti.

"tutta la gente che è incarcerata per il suo modo di pensare che ha a che vedere con la giustizia, è un nostro compagno. Nessun paese si può dire democratico e libero se tiene in carcere detenuti e detenute per il reato di pensare differente. Il paese è pieno delle storie che raccontate. Voi siete un esempio di dignità. Non vi lasceremo soli. Questa porta si deve aprire. Deve uscire la gente imprigionata ingiustamente e devono metterci i grandi politici e gli impresari che stanno commettendo i crimini. Il vero crimine: quello di distruggere questo paese. Il nostro cuore si è allargato nell'ascoltare tutta questa fermezza. Fuori c'è gente che la pensa come voi. Cambieremo tutto, anche il sistema penitenziario".

Uscendo dalla prigione, Marcos si è rivolto a circa 300 persone riunite lì ed ha annunciato: "Porteremo questi casi ed altri davanti ai tribunali internazionali, in modo tale che finisca questa immagine falsa che in Messico non sta succedendo niente e così ogni volta che un rappresentante del governo messicano si alza e chiede la parola in qualche forum internazionale, insieme a lui si alzerà l'ombra dei prigionieri politici".

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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