Parole delle comandanti Miriam, Grabiela e del comandante Zebedeo dell'EZLN, nella riunione di San Gregorio Atlapulco
Commissione Sesta dell'EZLN
8 ottobre 2006

Parole della Comandanta Miriam

Compagni e compagne, fratelli e sorelle, vi auguro un caloroso buongiorno, sono la comandante Miriam, delegata 3.

Vengo a rappresentare i compagni e le compagne basi di appoggio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.

A loro nome vi dico in queste parole come viviamo da molti anni. Noi, donne indigene e non indigene, subiamo lo sfruttamento e la discriminazione e la disuguaglianza.

Dato che siamo donne non ci rispettano perché ci dicono che non sappiamo niente e che serviamo solo per aver cura della casa ed avere figli e soddisfare il marito. Ci disprezzano, per essere povere, per la nostra lingua, per la nostra cultura, per il nostro colore e per non sapere scrivere.

Così abbiamo vissuto per molti anni ma da tutto questo abbiamo capito la necessità di lottare contro l'inganno, e per questo abbiamo cominciato a cercare il modo di organizzarci e lottare per i nostri diritti che ci spettano come donne.

Attraverso riunioni, discussini, incontri e condivisione delle esperienze, di quello che sentiamo e di quello che pensiamo, abbiamo imparato a stimarci ed a perdere la paura e così, a poco a poco, abbiamo imparato da noi stesse.

Nel '94 dichiarammo ai governi che noi zapatisti non dobbiamo chiedere permesso a nessuno per lottare. Facemmo allora la legge rivoluzionaria delle donne che continua ad essere vigente nelle zone zapatiste.

Il 7 gennaio dello stesso anno subimmo la pressione militare, ci furono arresti e morti, i nostri morti. Non lo dimenticheremo mai: il sangue versato rimarrà sempre nella nostra storia.

Grazie alle nostre lotte riuscimmo a recuperare le nostre terre dai latifondisti. Ora le stiamo curando e coltivando.

Nel '95 ci fu un'altra volta il tradimento di Zedillo, insieme al governatore crocchette Álbores Guillén, che mandò migliaia di soldati per vessare le comunità zapatiste. Dovemmo rifugiarci in altri villaggi e sulle montagne.

Mesi dopo tornammo nelle nostre case. Tutte le nostre cose, generi alimentari di base come mais e fagioli, allevamenti collettivi di polli e conigli, negozi cooperativi, erano stati saccheggiati.

Nonostante questo il malgoverno non sentì mai vergogna e continuò a mandare gli eserciti. Incominciammo ad riorganizzarci un'altra volta per il loro arrivo perché non volevamo più l'esercito nei nostri villaggi.

Anche sotto la pressione militare abbiamo riorganizzato i lavori collettivi di ogni vilaggio perché è l'unico modo per appoggiare i compagni e le compagne che rappresentano la nostra lotta.

Così abbiamo soddisfatto alcuni bisogni delle comunità e da lì abbiamo dichiarato i nostri municipi autonomi in ribellione che conoscono i bisogni di ogni villaggio per quanto riguarda salute, educazione, produzione ed altro.

Sono formati da compagne che poi hanno aperto i caracoles, dove operano le Giunte di Buon Governo che insieme ai municipi autonomi vedono se la gestione funziona. Anche la Giunta è vigilata da rappresentanti diretti delle basi di appoggio per vedere se il loro lavoro va bene o no, e se non va bene la giunta viene rimossa da un'assemblea generale dove il popolo comanda ed ilgoverno ubbidisce. Perché i rappresentanti sono nominati direttamente da un'assemblea.

Nelle giunte ci sono pure compagne che lavorano, per questo tutte le comunità in resistenza sono pronte a lottare contro i piani del neoliberismo, cioè i grandi del denaro, i governi, perché sono loro che ci reprimono, che ci ammazzano, che ci mettono in prigione e che ci derubano.

Mandano aiuti nelle comunità, come il "Progresa", ed ora, "Oportunidades", borse di studio per bambini e dicono alle donne che hanno il diritto di vivere in buone condizioni di vita, ma vediamo che non è vero.

Noi non vogliamo elemosine, è tutto solo un inganno, vogliono solo dividere le nostre comunità.

Per questo vi diciamo di non smettere di lottare, di non farvi ingannare. Dobbiamo organizzarci per difendere la nostra Patria che è il Messico, perché qui siamo nati, qui viviamo e qui moriremo. È ora di lottare, di unire le nostre forze, le nostre sofferenze, le nostre voci ed insieme cercheremo un futuro migliore per i nostri figli.

Avanti compagne e compagni!

Sappiate che non siete soli, siamo qua!

La vostra lotta è anche la nostra.

Molte grazie.


Parole della Comandanta Grabiela

Buongiorno compagni e compagne, bambini, anziani.

Io sono la comandanta Gabriela.

Siamo venuti a conoscere dove vivete, e siamo venuti da lontano. Ci hanno mandato i nostri villaggi, la nostra organizzazione, per questo siamo qua e vediamo che come voi, dobbiamo lottare, compagni, dobbiamo sopportare il dolore, quello che sta succedendo adesso.

Quello che dobbiamo fare compagne è lottare insieme, continuando a lottare possiamo andare avanti lavorando insieme al compagno, alla compagna ed ai bambini, agli anziani, per questo siamo qui.

Veniamo da lontano, non sappiamo leggere né scrivere, per questo io non leggo come ha fatto poco fa la compagna, ma vi dico chiaro compagni, perché anche se non so leggere ne scrivere, siamo con voi!

Non abbiate paura e continueremo a lottare con voi, con quelli che non sono qui adesso, per questo invitiamo tutti, a livello nazionale, internazionale, per questo siamo qua con voi, compagni.

Non dico altro perché vi parlerà il compagno Zebedeo.

Molte grazie a voi.


Parole del Comandante Zebedeo

Abbiamo sentito le due compagne comandanti che hanno pronunciato le loro parole, speriamo che anche voi aprirete l'udito ed il cuore per ascoltare della nostra vita nella zona zapatista, che alcuni di voi hanno conosciuto, come lavoriamo nei municipi autonomi e nelle Giunte del Buon Governo.

Noi, questa delegazione, nominati dalle nostre comunità zapatiste, siamo qui per ottenere, lottando insieme a voi, la libertà dei compagni arrestati di Atenco. Dovremo continuare a lottare fino a riuscirci, ma insieme, e coniugare questa parola: aiutarsi.

Dobbiamo lottare per i tre compagni detenuti come il compagno Nacho del Valle, Héctor Galindo, Felipe Álvarez, e difendere una lunga lista di arrestati per aver difeso le proprie terre, i compagni di Atenco. Questi 36 compagni arrestati. Vi chiediamo, compagni di San Gregorio, di lottare senza smettere fino ad ottenere la libertà degli arrestati, e la libertà di tutti i lavoratori, lavoratrici del nostro Messico.

Compagni di Atenco, se vogliamo continuare a lottare, dobbiamo difendere le nostre risorse naturali. Scusate, San Gregorio, queste terre, la nostra terra, sono di nostro diritto, siamo i padroni legittimi di queste terre e non permettiamo che questa risorsa naturale che è nostra madre si trasformi in merce, poiché in questi anni hanno riformato l'articolo 27, con le bugie ed i traffici che ci ha lasciato in eredità quel signore pelato dalle orecchie a sventola che si chiama Carlos Salinas. Hanno riformato quest'articolo, ma noi, noi dobbiamo continuare a difenderlo con unità, con coordinazione ed azioni congiunte con altre organizzazioni.

In questo villaggio di San Gregorio non devono arrivare tutti quei programmi governativi che vogliono solo sottrarre le vostre risorse. Le istituzioni pianificano ai loro tavoli di portare sviluppo in questa comunità con progetti e denaro. Ma questo non è vita, sono farse, sono la morte e questi progetti vogliono cambiare la nostra cultura.

Non permettiamo che i malgoverni ci trasformino in piccoli proprietari, perché noi siamo ejidatari e comuneros.

Manteniamo questa cultura, il collettivismo, le feste che celebriamo in ogni comunità secondo le nostre date. La festa del 10 aprile, per il tradimento e l'assassinio del nostro capo Emiliano Zapata, che manteniamo viva, e continuiamo a lottare ed a non calpestare il suo sangue versato.

Né PRI, né PAN, né PRD risolveranno i nostri problemi se noi non ci organizziamo. Non confondiamco con una parola che dicono sinistra, quelle sinistre che si definiscono tali nel partito PRD, non dobbiamo essere titubanti.

Manteniamo con fermezza la nostra coscienza, una stabile unità per trovare la vita e la speranza dei lavoratori della campagna e della città.

Ricordiamo che i partiti sono solo mercati che fanno affari con la nostra terra, che cambiano la nostra cultura. Non risolveranno mai i nostri problemi, perché loro cercano solo quante migliaia di pesos possono guadagnare ogni quindici giorni, al mese, all'anno e per godere solo loro di quella tecnologia che oggi offrono, la cosiddetta modernità.

Ragazzi e ragazze, guardiamo i nostri vecchi, guardiamo la nostra radice culturale, non dobbiamo vergognarci di essere figli di ejidatari, non lasciamoci confondere dalla modernità che il mondo offre oggi.

Capiamo che oggi il mondo va alla rovescia. Molti compagni sono carcerati a livello nazionale perché lottano. Violano i nostri diritti, le nostre garanzie individuali, ci sbattono in prigione e se guardiamo nelle prigioni a livello nazionale, vediamo che tutti sono lavoratori, sono contadini, sono indigeni. Mai nella storia abbiamo visto un governo della repubblica, statale, municipale, rinchiuso in qualche prigione.

Così come dobbiamo lottare per i compagni di San Salvador Atenco, così dobbiamo stare attenti a quello che può succedere a Oaxaca. Anche i fratelli oaxaqueñi, indigeni e maestri stanno lottando perché vogliono un salario migliore, perché vogliono vivere una vita migliore. Tuttavia, stanno riempendo di soldati per umiliarli, per reprimerli.

Coniughiamo questa parola, appoggio, compagni, non solamente per un luogo o per alcuni luoghi, ma a livello nazionale e internazionale.

Vi chiedo compagni di aprire il vostro cuore, il vostro ascolto e gli occhi per vedere quanto sta accadendo a livello nazionale e per non fermarci lungo il cammino, camminiamo insieme, non stanchiamoci, non arrendiamoci, non cediamo, non vendiamo la nostra coscienza. Manteniamoci in resistenza, con umiltà, davvero, per andare avanti e giungere ad un futuro migliore… c'è stanchezza, c'è dolore, c'è fame, e come tutti i lavoratori stiamo soffrendo.

Questa è la parola che vi portiamo, compagni, anche per compagni ejidatari di San Gregorio perché siamo venuti soprattutto per loro, perché loro sono i vecchi ejidatari che invitiamo affinché conservino la loro autorità, la loro autonomia e perché nessuno venga ad imporre cose che non appartengono alla cultura indigena.

Per noi poveri, noi contadini, il nostro partito è il diritto e la cultura indigena: questo è il nostro partito.

Privano, reprimono, umiliano, imprigionano. I poveri che lottano, che manifestano perché vogliono libertà, giustizia e democrazia vengono imprigionati. Invece quelli che stanno in alto usano le leggi, usano la costituzione per nascondersi quando violano i nostri diritti.

Mettiamocelo bene in testa fratelli e sorelle, compagni e compagne e alcune persone che vedo che sono forse di un altro paese, portate questo messaggio.

È tutto compagni e compagne.

Avanti dunque.

Molte grazie.

(traduzione del Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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