La Jornada - Mercoledì 8 febbraio 2006
Per la seconda volta, il delegato Zero, entra in un carcere a visitare i prigionieri politici
Marcos: I tre principali candidati avallano un piano che distruggerà l'Istmo

HERMANN BELLINGHAUSEN - Inviato

Jalapa del Marques, Oax., 7 febbraio - Unión Hidalgo, Juchitán, San Blas Atempa, la prigione di Tehuantepec, Jalapa del Marques. La marcia oaxaqueña dell'Altra Campagna avanza velocemente e con intensità. Oggi ha lasciato dietro di sé la regione dell'Istmo e ha proseguito su questa terribile linea rossa d'ingiustizia, smembramento e disuguaglianza che percorre il Messico che non si vede, tanto meno in stagione pre-elettorale.

Questa mattina, il subcomandante Marcos è entrato per la seconda volta in una prigione messicana a visitare i prigionieri politici. Questa volta si è trattato dei cinque arrestati nel gennaio del 2005, dopo la ribellione elettorale a San Blas Atempa, dove ieri sera ha visitato il Municipio Popolare ed ha parlato, davanti ad un'agguerrita folla zapoteca, dell'autonomia e della difesa dei governi conquistati dal popolo.

Nei suoi recenti interventi, il delegato Zero ha sottolineato la decomposizione delle sinistre "storiche" (il termine è del cronista), come quella che diede l'alternativa in Juchitán, fondatrice del PRD ed evolutasi in nuovo "cacicazgo" consolidatasi abbracciando la dirigenza del Cocei ed i programmi e propositi di Carlos Salinas di Gortari dal 1993. L'EZLN serve a misurare questa delusione, come ha detto ieri il subcomandante Marcos nella piazza di questa città. Ha ricordato il suo precedente passaggio nel gennaio del 2001:

"Molti dirigenti politici ci diedero la loro parola che avrebbero appoggiato la nostra lotta perché era la stessa del popolo juchiteco e dei popoli indios dell'Istmo e di Oaxaca. Ci furono canti, balli, ci fu festa. Noi credevamo che avessero una parola, abbiamo creduto in loro credendo anche nel popolo di Juchitán.

Ce ne andammo e proseguimmo la nostra marcia fino a Città del Messico per chiedere il riconoscimento dei diritti e della cultura indigeni. Non solo degli indigeni zapatisti, ma di tutti i popoli indios del Messico. Tra loro, i popoli indios che hanno dato dignità e valore alle terre di Oaxaca. Ritornammo e ci accolsero nella Casa della Cultura di Juchitán. Un'altra volta festa, saluti, canti.

Quello che è successo ormai lo sapete. La classe politica messicana, il PRI, il PAN, il PRD, si misero di accordo e ritirarono l'impegno di riconoscere i diritti e la cultura indigeni. Anni di guerra e di sofferenza, anni di resistenza e la più grande mobilitazione nazionale che ha visto questo paese negli ultimi anni, furono disprezzati dalla classe politica ed approvarono una legge che non è quella che volevamo come popoli indios.

"Ritornammo sulle montagne e cominciammo a procedere secondo la nostra idea di autonomia e indipendenza
". Ha raccontato dell'attacco di perredisti agli zapatisti in Zinacantán. "Aspettammo di vedere se Juchitán dicesse qualcosa... e Juchitán tacque. Ancora una volta abbiamo subito aggressioni e fino ad ora, prima di partire per venire qua, ci siamo resi conto che la Juchitán che taceva non era la Juchitán del basso, quella di sinistra. Non era la Juchitán ribelle e degna, quello che ci sta ascoltando adesso. Allora abbiamo compreso che la Juchitán che ci tradì fu quella in alto".

Di fronte al municipio juchiteco l'hanno ascoltato circa mille 500 persone. "Una grande ribellione iniziata con un vento che si leva nel sudest e che ora sta passando per Juchitán con la domanda se stare con noi o continuare a guardare in alto. Noi pensiamo che quello di cui abbiamo bisogno, quello che meritiamo, lo dobbiamo prendere con le nostre mani. L'obiettivo dell'Altra Campagna è che spariscano i ricchi proprietari e la classe politica al loro servizio, e che noi prendiamo nelle nostre mani il nostro destino, formiamo i governi e le leggi di cui abbiamo bisogno. Come contadini prendiamo la terra, come operai prendiamo le fabbriche, come studenti e maestri prendiamo le scuole, le strade, i campi e le montagne, perché quelli che si stanno unendo in questo movimento non sono leader, ma la gente che sta facendo sì che le cose funzionino".

Un oratore aderente alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona, davanti alla folla riunita nella piazza centrale, aveva chiesto: "Concittadini, chi sono ora i più ricchi, sono proprio quelli che ci hanno assicurato di difenderci e rappresentarci nella Cocei e nel PRD? E se non è la verità, concittadini, sputatemi in faccia".

Poi, Marcos si è diretto a Jalapa del Marqués dove ha trascorso la notte, e questa mattina ha tenuto una riunione con aderenti alla Sesta. Questo è un villaggio di profughi a causa della vicina diga Juárez. Jalapa Viejo è stato sommerso per sempre ed i suoi figli vivono oggi in un luogo senza storia. Vanno avanti solo forniti della propria memoria.

Messaggio di Ramona alle donne di Tehuantepec

"La comandante Ramona, scomparsa alcuni giorni fa, mi ha particolarmente chiesto di cercare la donna indigena dell'Istmo. Mi disse, cerca colei che ha i capelli bianchi, quella giovane e che ha il colore e l'amore sulla gonna e sulle labbra. Cerca la bambina che nella luce scura dei suoi occhi porta l'ammirazione per il suo popolo che lotta. Cerca la donna indigena, lei capirà. E mi disse di chiamare la donna indigena dello stretto di questo paese", aveva detto il delegato Zero a Boca del Monte (San Juan Guichicovi) davanti a varie migliaia di indigeni che lo hanno accolto con grande generosità la notte di questa domenica.

"Cerca questa donna e dille che la lunga notte di dolore che viviamo può ormai terminare o può diventare un'altra volta un brutto incubo. Raccontale che il potente e colui al suo servizio, vuole tagliare il nostro paese in questo stretto. Raccontale che c'è un piano, un progetto, per trasformare il colore, la dignità e la ribellione della donna dell'Istmo in una landa, in un deserto. Dille che c'è un piano affinché il grigio del cemento e del denaro spenga per sempre il colore che adorna il suo abito per zittire per sempre il canto che sale dalle sue labbra.

Raccontale cosa succederà se si avvererà quest'incubo, nell'Istmo ci saranno strade, ferrovie, fabbriche, postriboli, distributori di benzina, locali, traffico di droghe, grandi hotel, grandi uffici. Non si rispetteranno la proprietà ejidale, si venderà; non si rispetterà la proprietà comunale, si comprerà; non ci sarà rispetto per il lavoro dei contadini, saranno spogliati delle loro terre; non ci sarà rispetto per i diritti e la cultura indigena, ci calpesteranno come 500 anni fa, ma ora per sempre
".

Facendo riferimento, fatto esplicitamente solo in un successivo evento, ad Andrés Manuel López Obrador, il delegato Zero ha aggiunto riguardo alla donna tehuana: "Dille che il potente e chi lo serve ha un nome per questo piano di morte che si chiama 'Piano transistmico'; è parte del programma di governo di uno dei candidati alla Presidenza della Repubblica. Se lui vincerà, o chiunque degli altri, il suo piano non sarà il Puebla-Panama, ma la stessa cosa con un altro nome.

Dille che se lei cade, se si arrende, se viene sconfitta, resteremo molto sole tutte noi che viviamo da questa parte della storia. Chiedilei che non lasci che il suo uomo prenda un'altra strada, che non renda la sua dignità, che non venda per il colore di una scheda elettorale, che non venda l'Istmo.

Il futuro che ci aspetta se lasciamo che questa notte cali, è che noi, le donne, disse, saremo prostitute o serve. I nostri uomini saranno sguatteri o dovranno andare in altre terre. Non ci saranno più popoli indios nell'Istmo o nel sudest. Chiedi loro che non lascino distruggere la nostra storia e non permettano che spezzino il nostro cuore.

Il piano del potente in alto e di colui al suo servizio nel cambiamento di governo, è creare un'altra frontiera che assicuri ai gringos di stare tranquilli. La frontiera correrà del río Bravo all'Istmo. Questo è il suo piano. Lo possono addolcire, possono cambiargli colore, ma il piano è questo. Abbiamo bisogno di voi.

Perché là in alto, con i tre candidati principali alla Presidenza, in tutti e tre, c'è il progetto di distruggere l'Istmo, di distruggere la sua organizzazione sociale, tutta la gente che sta qui, ed alzare un muro di strade, di uffici, di postriboli, di grandi alberghi Questo muro, disse, separerà non solo il sud dal nord del Messico, "ma sarà un'altra barriera anche per i nostri compagni e compagne dell'America Centrale che stanno cercando lavoro dall'altr parte.

I grandi potenti del Nordamerica, d'accordo con i ricchi che stanno qua in Messico, hanno deciso che bisogna tagliare il paese e lasciarne fuori i poveri del sudest. Noi dobbiamo decidere se lasciare che questo avvenga e sia dunque la nostra sconfitta definitiva, dopo 500 anni di resistenza, o se dire basta
".

Marcos ha così concluso davanti a circa 4 mila mixes, zapotecos, chatinos, zoques e huaves: "Quello che stiamo facendo non è un movimento qualunque, è una ribellione profonda".

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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