La Jornada - Lunedì 6 novembre 2006
Anche la Rivoluzione Messicana è cominciata con una frode elettorale, dice in Durango
Marcos: repressione e mezzi di informazione, le uniche cose che Calderón avrà a suo favore
È il momento che la Comarca Lagunera decida il suo posto in questo grande movimento"
HERMANN BELLINGHAUSEN - Inviato

Gómez Palacio, Dgo., 5 novembre - "Quello di Felipe Calderón sarà un governo imposto con una frode elettorale e che a suo favore ha solo due cose: quello che può comprare sui mezzi di informazione di massa, e le forze repressive, un esercito ed una polizia sempre meno convinti di difendere chi possiede tutto ed aggredire chi non ha niente", ha dichiarato il subcomandante Marcos in questa città, ultima tappa a La Laguna e prima in Durango.

"Se voi siete pronti a lottare, il vostro posto è nell'altra campagna. Il grande movimento che scosse il paese ed il mondo, guidato dal mio generale Francisco Villa e dal mio generale Emiliano Zapata, incominciò con una frode elettorale, un'altra perpetrata un'altra volta da Porfirio Díaz per restare al potere. Ora la stessa storia si ripete. Il PAN, Vicente Fox ed i grandi proprietari si sono presi gioco di quelli che pensavano che la via elettorale fosse la giusta strada", ha aggiunto davanti ad aderenti e simpatizzanti dell'altra campagna.

Ricordando il 1810 ed il 1910, il subcomanante Marcos ha detto ad ejidatarios lagunari e giovani: "Siamo vicino al 2010 ed è necessario prendere delle decisioni. Non parliamo di un'insurrezione armata, ma civile e pacifica, e in tutto il paese". Nella Comarca Lagunare, ha aggiunto, sembra "come se fosse passata una guerra e ci fosse la risacca. Una campagna completamente distrutta, alti tassi di disoccupazione, supersfruttamento della forza lavoro, distruzione della previdenza sociale. È come se fosse appena entrato un esercito di occupazione, in questo caso l'esercito dei politici che, con piani e leggi avesse ottenuto la distruzione di bombe e pallottole".

Ed ha aggiunto: "Qui troviamo disperazione, e in alto, tra i funzionari ed i partiti politici, un profondo disprezzo per il dolore della gente. E' arrivato il momento in cui la Comarca Lagunare decida il suo posto in questo grande movimento. Abbiamo trovato un processo di distruzione, ma anche grandi esempi di resistenza. Vogliamo dirvi che non cerchiamo la gente che vive male, ma quella disposta a lottare".

A Gómez Palacio, e più tardi nella capitale di Durango, l'altra campagna ha trovato un deciso sostegno al popolo di Oaxaca. In Durango, il delegato Zero ha dichiarato che se è necessario l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale tornerà a realizzare blocchi stradali in Chiapas, e l'altra campagna nel resto del paese. "A Oaxaca nessuno vuole Ulises Ruiz, salvo Fox e la PFP".

Federico Aguilera, del collettivo Sexto Sol, ha tracciato il panorama lagunare dopo la controriforma agraria del salinismo. Dei 600 ejidos che esistevano ne restano 30. Gli otto pozzi idrici, privatizzati e quasi esauriti, hanno creato una landa. Il settore caseario conta su 365 mila capi di bestiame e produce 5 milioni di litri di latte al giorno. 40 mila ettari sono coltivati a foraggio.

A El Cambio urge un cambiamento

"Non bisogna arrendersi", grida una donna durante l'estemporaneo meeting col quale la popolazione dell'ejido lagunare El Cambio (Coahuila) riceve al tramonto, sotto un’immensa luna piena, il subcomandante Marcos. Sono già quasi 20 anni che è stata condannata alla disperazione ed alla povertà. Alla sete permanente. All'umiliazione burocratica di chieder e richiedere per non ricevere niente, o elemosine invece di supporto economico, investimenti pubblici, rispetto ai suoi prodotti. In realtà, non produce oramai più niente salvo manodopera a basso costo. I campi sono in abbandono, oppure sono stati mal venduti o affittati con la forza ad investitori che neanche li coltivano per il consumo umano.

Quello che è ancora agricoltura è destinato al foraggio di bovini che producono su scala industriale il latte del monopolio Lala, i suoi formaggi e yogurt ("di buon latte" dice la sua propaganda, occultando "la mala leche" con la quale ha distrutto la vita nelle campagne). I "piccoli" proprietari rubano la terra ejidale, sia approfittando del bisogno degli ejidatarios di vendere il loro patrimonio concedendo a prezzi irrisori queste terre (che ad El Cambio sono diventate produttrici di gesso (!), distrutte e completamente disseccate), o espropriandoli letteralmente attraverso le "recinzioni che camminano", che vengono stesi di notte, e la mattina seguente si sono "mangiati" un altro pezzo di terra.

Con un fuori programma, l'altra campagna è arrivata qua, e praticamente tutta la popolazione è uscita ad incontrarla. In uno spazio aperto nel centro del villaggio, tra i catafalchi di una fiera malinconica, uomini e donne di tutte le età hanno espresso a viva voce le loro denuncie e sofferenze. "Tutti ci hanno traditi", dice a La Jornada una donna su di età ma che ancora conserva coraggio. "Speriamo che Marcos ci aiuti perché ci sentano. Non ci arrenderemo".

È già abbastanza l'alienazione di El Cambio. Il suo boia diretto si chiama Hugo Cornú Máynez, che affitta per 2 mila pesos le sue terre per estrarre gesso e guadagnarci, come lui stesso si è vantato davanti agli ejidatari che lo chiamano El Cornudo, 450 mila pesos al giorno svuotando il terreno e così esaurendo le falde acquifere che, da tanto è profonda l'estrazione del liquido, sono inquinate da arsenico ed oggi la popolazione dipende dall'acqua imbottigliata. O di come a La Laguna si è asciugata la gola. Cornú, impresario di diverse imprese e consigliere municipale a Gómez Palacio, incarna la realtà alla quale queste terre sono state condannate.

Anche l'impresa Nazas estrae risorse da El Cambio. "Nemmeno con loro abbiamo un contratto", dicono rassegnati gli ejidatari. Tra case in cattivo stato, strade appena esistenti ed in mezzo ad una siccità sporca e maleodorante, la gente tributa ovazioni a Marcos con un'urgenza al limite della disperazione. Molti di loro sono finiti in carcere per aver usato le loro proprie terre, perché Cornú, paradossalmente appoggiato dalla legge, accusa di esproprio gli espropriati stessi del municipio Matamoros.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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