La Jornada - Lunedì 6 febbraio 2006
Afferma che il “piano di morte” implica la vendita della regione e la sua distruzione
Marcos avverte “uno dei candidati”: “L’Istmo non si vende

HERMANN BELLINGHAUSEN - INVIATO

Boca del Monte, Oax. 5 febbraio -L’Istmo non si vende”, ha avvertito il subcomandante Marcos davanti a migliaia di indigeni e contadini di Tehuantepec, che si sono riuniti in questa comunità della regione Mixe Baja per riceverlo in uno degli atti pubblici dell’altra campagna in cui hanno partecipato più persone.

Ha denunciato il progetto transismico di “uno dei candidati presidenziali” come la creazione di “una nuova frontiera per gli yankee” e come un nuovo modo per ridurre i popoli in schiavitù. Il delegato zapatista ha osservato che questo progetto riempirà l’Istmo di prostiboli, maquiladoras e zone turistiche, togliendo ai popoli le loro terre e alla natura le sue ricchezze.

Con petardi e cinture metalliche, gli indigeni che questa notte aspettavano la carovana che accompagna il subcomandante Marcos hanno iniziato finalmente la festa che stavano preparando già fin dalle prime ore del pomeriggio. La maggioranza delle persone presenti erano membri dell’Unione di Comunità Indigene della Zona dell’Istmo (Ucizoni). Hanno anche partecipato membri del Consiglio Indigena di Uxpanapa.

Da San Juan Guichicovi, dove il distretto mixe si unisce con la regione zapoteca dell’Istmo, ai piedi della sierra mixe, è arrivato a Boca del Monte un fervore di lotta in varie lingue per salutare l’altra campagna, cominciando dalla ayuuk, molto gutturale e incomprensibile. Gran parte dei messaggi sono stati in lingue indigene.

Marcos ha cominciato dirigendosi alle donne della “cintura del Messico” e ha dipinto il panorama di distruzione e di decomposizione che si estenderà per l’istmo di Tehuantepec se si porta a termine il “piano di morte” chiamato piano transismico da “uno dei candidati presidenziali”, che non è il Piano Puebla-Panama, ma che allo stesso modo significherà la svendita della regione.

Prima, nel suo viaggio da Tuxtepec, il delegato Zero si era fermato a Santiago Sochiapa (Veracruz) e María Lombardo (Oaxaca). In entrambi i villaggi, ai lati della strada, lo aspettavano centinaia di indigeni per salutarlo e consegnargli messaggi e petizioni.

Durante la mattinata si era svolta una marcia nelle strade di Tuxtepec fino alla piazza centrale della città. Circa 2 mila persone delle organizzazioni indigene che formano il Consiglio di Difesa Cittadina (Codici), così come il Movimento Unificato di Liberazione di Lotta Tridui (MULT), il PRT e il Fronte Popolare Rivoluzionario (FPR) hanno camminato per una mezz’ora accompagnando il subcomandante Marcos.

In un incontro con gli aderenti alla Sesta Dichiarazione, dopo l’incontro a Tuxtepec, il delegato zapatista ha detto: “Non bisogna dimenticare che Ulises Ruiz, Vicente Fox e colui che ci sarà dopo Fox vanno contro tutti e non importa loro se si tratta del Codici o del FPR o del PRT. Colpiranno il lottatore sociale e non domanderanno di quale organizzazione è. Si tratta quindi di stare attenti a qualsiasi segno di repressione e di persecuzione contro qualsiasi compagno dell’altra campagna nel bacino di Papaloapan”. Li ha quindi invitati a “fare le denunce”.

Ha aggiunto un’idea che poi avrebbe ripetuto nelle successive tappe del suo viaggio: “Fino ad ora, se qualcuno ha un detenuto, un prigioniero, un perseguitato o un morto, fa la denuncia da solo e basta. Se ha forza la denuncia si sente da lontano; se non ha forza resta lì. Bene, si tratta di diventare tutti forti, perché quelli che sono in alto, al potere, non freghino impunemente la gente. Il potere, il governo, Ulises Ruiz, devono capire che si mettono contro qualcuno dell’altra campagna in Oaxaca, si stanno mettendo contro tutta questa campagna in Messico”.

Ha assicurato alle persone presenti che non importa l’organizzazione da cui provengono i possibili aggrediti. Si tratta sempre di un’azione contro tutti. “Noi, come EZLN, aderiamo. Proprio ora stiamo lottando per la libertà di alcuni prigionieri politici che non sono zapatisti, ma fanno parte dell’altra campagna. Quello che stiamo chiedendo è che tutte le organizzazioni, persone e gruppi si prendano cura gli uni degli altri. Il problema non è tanto quello che succede a Marcos, ma quello che succede ai compagni. Vi chiediamo di costruire questo tetto. Mentre cambiamo questo paese abbiamo bisogno di un tetto sotto il quale stare uniti”.

Ha detto che il nemico “è un sistema e una classe: la classe dei ricchi, che hanno i governanti al loro servizio”. Fuori di lì, ognuno cammina seguendo il proprio passo. “Il problema è che la minaccia è la stessa. Ai compagni giovani, ai compagni di terza età, agli indigeni, ai meticci, ai contadini e agli operai. È la stessa minaccia di scomparire come paese e, scomparire come paese, è come rimanere senza famiglia. Non avremo niente che ci spieghi, non avremmo una storia. Dobbiamo quindi difendere questa nostra storia, le nostre lotte, le nostre rivendicazioni”.

Nella piazza tuxtepequense, Marcos ha aggiunto: “Se il nemico è lo stesso, allora dobbiamo proteggerci mutuamente da questo nemico. Bisogna che non finisca qui, perché il governo, i ricchi, loro rimangono qui ed anche voi rimanete, ma non rimanete più soli. Questo è quanto è cambiato da oggi. Quando avete aderito all’altra campagna avete contratto un debito. Il debito è di appoggiare il compagno anche se è diverso. Ora l’unica cosa che ci fa paese è ciò che è in basso. Fox, che fa perfino vergogna; Marta Sahagún, i partiti politici, la televisione e, neanche i giornali, sono nazionali, solo sono presenti in determinati luoghi. Quello che dobbiamo fare è che ciò che ci faccia paese sia il lavoro in questo territorio”.

Ha prospettato ai presenti che non si tratta tanto di: “se Marcos s'interesserà di questo e andrà da Riforma Agraria a dire loro ‘risolvimi questi problemi’... perché noi l’abbiamo già fatto, siamo già stati a parlare con il governo e abbiamo già visto che non c’è risposta. Ciò che farò è raccontare una storia che ho appena ascoltato e la racconterò anche in altre parti del Messico. È questo il messaggio dell’altra campagna. Ognuno deve cominciare a sentire nel suo cuore che non è solo. Fino ad ora è per questo che hanno vinto quelli in alto, perché ci fanno credere di essere soli”.

Quando la marcia è terminata, il delegato Zero ha partecipato ad un incontro con aderenti e simpatizzanti della Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona nella vallata del fiume Papaloapan.

Lì, una chinanteca ha dichiarato: “Mi sono unita all’altra campagna perché ho capito che posso dare il mio aiuto affinché le comunità prendano coscienza. Stiamo cominciando dal piccolo per arrivare ad una organizzazione di tutti”. Ha riconosciuto che le richieste per le quali l’EZLN si sollevò in armi “sono le stesse che abbiamo noi”, e che “prendere coscienza di noi stessi è ciò che ci permetterà di andare incontro agli altri”.

Le installazioni del Codeci hanno anche accolto nella riunione rappresentanti degli insegnanti che fanno parte della Sesta. Questi hanno espresso il loro rifiuto nei confronti della “controriforma” in corso della Legge Generale del ISSSTE, un processo nel quale i principali interessati, i sindacati, “non possono influire, perché tutto è nelle mani dei partiti politici nel parlamento ”, che non ascoltano i lavoratori per le questioni che veramente interessano loro.

Non vogliamo più questo. Vogliamo qualcosa di diverso”, ha detto un insegnante della sezione 22 del SNTE ed ha chiesto al delegato Zero di tener presente queste richieste nel suo viaggio, "perché lui viene ascoltato molto di più”. Un altro ha fatto una denuncia contro “l’intervento autoritario e fascista del governatore Ulises Ruiz e dei suoi lacchè per dividere i lavoratori”.

Ha concluso questa notte la traversata da nord a sur dell’istmo di Tehuantepec in Unión Hidalgo, nella costa zapoteca e huave, vicino alle lagune Superiore e Inferiore nell’Oceano Pacifico, dove questo lunedì comincerà il secondo giorno di attività dell’altra campagna in territorio oaxaqueño.

(tradotto da Elisa Puggelli)

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