La Jornada - lunedì 5 giugno 2006
Ad un mese dalla repressione in San Salvador Atenco
Marcos consegna una relazione ad una ONG dei diritti umani
HERMANN BELLINGHAUSEN

Ad un mese dall'attacco poliziesco ad Atenco, il subcomandante Marcos ha consegnato una relazione sui fatti alla Commissione Civile Internazionale di Osservazione dei Diritti Umani (CCIODH), che racconta a grandi linee la lotta del Fronte dei Popoli in Difesa della Terra (FPDT), in un saggio che è un omaggio agli attivisti atenquensi ed alla loro statura morale, che portavoci governativi, comandi polizieschi e molti commentatori volevano demolire davanti all'opinione pubblica.

Dopo aver resistito al tentativo del governo di espropriare delle loro terre in Atenco nel 2001 per costruire un aeroporto, il FPDT "ha sentito il dovere" di essere presente nelle lotte degli altri.

"Invariabilmente, c'era davanti a tutti il loro leader, Ignacio del Valle. Loro arrivavano, quasi in una routine di solidarietà, portando i machete e cantando. Non cercavano mai di dettare la linea a qualcuno, si limitavano a dire 'non siete soli'. Il fatto che Del Valle era in testa ai suoi compagni, è la dimostrazione di un nuovo tipo di leader che non comanda, ma va con la sua gente. Con noi zapatisti sono venuti varie volte quelli del FPDT. Venivano accompagnati da altri movimenti che lottavano per i loro problemi. Parlavamo sempre della loro vittoria".

Secondo Marcos, gli argomenti a favore dell'aeroporto "sono dei gioielli della stupidità governativa". Ricorda che su questo problema, "quelli del FPDT hanno discusso fino a dove erano disposto ad arrivare. 'Fino alla morte', avevano detto. Da allora è proseguita la loro strategia di solidarietà ed il machete è diventato il loro simbolo, come il passamontagna invece delle armi per noi", ha aggiunto.

"Per quelli in alto il machete non è strumento di lavoro, ma una minaccia, e li chiamano 'macheteros'. Ora quando gli/le abitanti di Atenco alzano i loro machete, è per dire 'questo siamo e vogliamo continuare ad essere'. La sconfitta nel Messico in basso è il destino quasi esclusivo di qualunque lotta. E l'appoggio delle organizzazioni di sinistra è un calcolo politico. 'A che cosa mi serve appoggiare questa lotta?'. Atenco ha ricevuto la solidarietà di gruppi, ma che non era visibile. Da parte loro i media si sono concentrati sul 'fallimento del governo in un progetto di sviluppo'".

Ha ricordato che il FPDT è giunto in vari luoghi durante il percorso dell'altra campagna nel sud del Messico. Ha citato in particolare Jalapa del Marqués, Oaxaca, dove la riunione era solo con i tre aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona di quel villaggio. "Lì sono arrivati loro, del FPDT, con i loro machete. Il fatto che siano arrivati a quell'assemblea, rivela la loro etica. Non ci guadagnavano niente ad appoggiare quel gruppo".

Il delegato Zero ha riparlato del passaggio dell'altra campagna per Atenco alla fine di aprile. Allora aveva detto loro: "Voi avete optato per proseguire nella lotta invece di rimanere nelle vostre terre con quanto avevate ottenuto e l'avete rischiato per un movimento che aveva tutto contro, l'altra campagna. Per senso del dovere, un concetto che la sinistra istituzionale non capisce".

Pochi dopo, quando il delegato Zero era arrivato nella valle di Chalco, ed América del Valle, figlia di Ignacio, accorse sul posto "e ci informò nella riunione della minaccia di sgombero dei fiorai, aderenti alla Sesta in Texcoco. E comunicò la decisione del FPDT di appoggiarli. Il 1º maggio avevano marciato con noi".

Marcos ricordò che il 3 aveva ricevuto una telefonata che lo informava dello sgombero imminente dei fiorai e che il FPDT era già lì. Abbiamo fatto sapere loro "che saremmo andati, ma dell'altro lato del telefono, ci hanno detto che stavano cercando di risolvere il problema".

"Il percorso dell'altra campagna proseguì nei mercati di La Merced e Tepito, dove è arrivata di nuovo América del Valle, come portavoce del FPDT. Abbiamo visto su una televisione l'immagine del poliziotto colpito a terra. Gli annunciatori insistevano che non era possibile una cosa del genere... che le autorità doveva mettere ordine a qualsiasi costo. Durante il meeting in Tlateloco abbiamo saputo dell'attacco in Texcoco ed abbiamo dato l'annuncio di una morte. I media stavano minimizzando. Decidiamo di non credere ad altra informazione che quella dei compagni. È lì che incomincia l'attacco in Texcoco e che annunciamo l'allerta rossa. Invitiamo a bloccare le strade il 4 e veniamo a sapere della polizia ad Atenco. Il 5 facciamo una marcia da Chapingo ad Atenco che incomincia con mille persone e finisce con più di 5mila. Sappiamo che ci sono molti detenuti, ma non sapevamo ancora quello che stavano facendo".

Concludendo la narrazione, il delegato Zero ha consegnato alla CCIODH una relazione scritta e due video. In uno, il poliziotto caduto è battuto dalla gente, nell'altro si vede il pestaggio da parte della polizia del dirigente del sindacato dei telefoni Jorge Saline.

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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