La Jornada – Mercoledì 5 aprile 2006
Il comunero Marcos Paz denuncia ruberie da parte di prestanome e speculatori
I purépechas difendono la proprietà del lago e delle terre di Zirahuén

HERMANN BELLINGHAUSEN - Inviato

Zirahuen, Mich., 4 aprile - Sulle rive del lago azzurro tanto bramato dai ricchi (che rispondono sempre ad un solo nome, quello del cacique, dell'industriale del legname e del loro prestanome Guillermo Arreola Estrada) parla forte e chiaro don Marcos Paz Calvillo, comunero della riva di questo luogo prodigioso ed ancora bello. Tuttavia, il posto, di giorno in giorno sta sempre più diventando bottino della speculazione immobiliare, degli investimenti turistici a capitale transnazionale e dei latifondisti della coltivazione dell'avocado (un cancro agricolo che minaccia le terre comunali dei purépechas).

A questo allude oggi il Delegato Zero concludendo la riunione dell'altra campagna, dicendo che in Messico abbiamo "un governo di occupazione, soprattutto nelle comunità indigene, dove i poliziotti agiscono come un esercito straniero". Questo è stato confermato nei 17 stati che ha percorso l'altra campagna. Qua si sono sentite le molteplici voci a favore dell'autonomia comunitaria e dell'autogestione, da un popolo che ha lottato per decenni tra l'intreccio di progetti, documenti e manipolazioni ufficiali del reparto agrario.

Secondo il vecchio comunero, "qui siamo al latifondo per forza. Arreola ci ha tenuti prigionieri. Ma non ci spaventiamo. In qualche modo stiamo lottando. Il lago è in territorio indigeno ed appartiene alla comunità". Abitato ancestralmente dal popolo purépecha, il lago di Zirahuén e le terre circostanti sono bramate dai privati fin dagli anni '70, e se qualcosa li ha salvati finora dalla distruzione che ha già seriamente danneggiato Pátzcuaro, è la fermezza dei comuneros.

Solo don Marcos Paz è arrivato ad avere 199 mandati di cattura, "ma non mi hanno preso". Ricorda che i comuneros lottano dal 1987 per avere un ospedale civile ed una scuola secondaria tecnica agraria che dia una preparazione ad alto livello. "Ero stato incaricato di negoziarlo. Ci hanno brutalmente represso. Arreola ha sempre impedito che qui ci fossero delle buone scuole. Non gli conviene". Tuttavia, il comunero confida che i bambini "impareranno che questa è una lotta ad alto grado di pericolo ma che devono farla per il loro stesso bene".

Paz Calvillo assicura che "la comunità non farà un passo indietro" a dispetto delle minacce e persecuzioni perpetrate dal signor Arreola, noto amico della famiglia Cárdenas che conserva un inspiegabile legame con questo individuo, relazione che sembra risalire al generale Lázaro Cárdenas e che si è rafforzata durante il mandato statale dell'ingegnere Cuauhtémoc Cárdenas Solórzano agli inizi degli anni '80. Già allora erano evidenti due cose: la protezione di cui godeva Arreola da parte del governo, e la fermezza dei comuneros a non cedere.

Sono trascorsi 25 anni ed il panorama non è cambiato. Arreola continua ad essere l'uomo forte, ed i comuneros si mantengono sul piede di guerra. In realtà, adesso sono peggiorate le insidie con la nascita dei temibili Procede e Procecom che, secondo Paz Calvillo, hanno diviso più che mai gli indigeni. "Eravamo riusciti ad ottenere che fossero terre comunali ed ejidos, ma sono arrivati i programmi e tutto è finito". Con la modifica dell'articolo 27 della Costituzione, "è come se la Rivoluzione Messicana del 1910-1919 non ci fosse mai stata".

Ed aggiunge: "Ci siamo opposti che in Zirahuén entrasse ilo Procede: le terre devono continuare ad appartenere alle famiglie". Indica i boungalow che si vedono dall'altra parte del lago che fanno parte dei progetti turistici di Arreola e dei suoi soci di Stati Uniti, Francia, Giappone e Spagna.

Non lontano da questa riva si trova il caracol "Erupción de rebeldía, lago azul de Zirahuén", fondato nell'ottobre del 2003, nella scuola secondaria Efrén Capiz Villegas, dove ieri sera è stato ricevuto il subcomandante Marcos da centinaia di comuneros, e dove oggi si è riunita l'altra campagna. Il delegato zapatista ha avvertito il governo di Michoacán: "Staremo tutti insieme, perché questo caracol è parte di noi e qualsiasi aggressione contro la comunità ed il suo caracol, sarà considerata come un'aggressione alle comunità zapatiste ed alle basi di appoggio dell'EZLN".

Qui, parte dal municipio Santa Clara del Cobre, terra del malinconico antieroe Pito Pérez, l'impronta dell'attivista Efrén Capiz continua ad essere viva. Marcos ieri sera ha detto che, al di là della lotta di Capiz, "e non solo per la lotta dei comuneros dell'organizzazione Emiliano Zapata (UCEZ), o per la degna lotta dei comuneros di Zirahuén, siamo arrivati qua perché l'appello del caracol è arrivato fino alle montagne del sudest messicano", e l'appello "non è solo un segnale di pericolo, ma anche di ribellione contro gli invasori".

A partire da mezzogiorno, i comuneros aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona delle regioni lacustri di Zirahuén e Pátzcuaro, si sono rivolti al Delegato Zero che è accompagnato da Eva Castañeda, vedova di Efrén Capiz e lei stessa figura emblematica e rispettata dalle resistenze dei contadini di Santa Fe de la Laguna, Quiroga, Tzintzutzán, Erongarícuaro e di tutte questi parti, dove l'influenza dell'UCEZ è storica e imprescindibile.

Un'altra figura oggi ricordata è stata quella del dirigente Elpidio Domínguez che tanto difese Santa Fe ed il lago di Pátzcuaro contro le insidie del priismo, dell'inquinamento nucleare e dell'alienazione delle terre comunali.

Il signor Hurtado, comunero, questo pomeriggio assicura che Zirahuén è vivo grazie ai comuneros. Si rammarica che alcuni ex-comuneros, ai quali non interessa il lago, siano diventati "huerteros", unendosi alla coltivazione dell'avocado. Questa mattina Juan Chávez mi aveva mostrato i pendii sulla riva opposta, disboscati e seminati ad avocado, trattati con fertilizzanti e pesticidi che avvelenano inesorabilmente il manto lacustre ancora azzurro.

Quattordici comunità del bacino hanno formato un fronte per difendere l'acqua. Hanno evitato di "passare dalla parte del governo, come hanno fatto quelli di Pátzcuaro, e vedete ormai là com'è tutto distrutto", ha detto oggi un comunero nella riunione dell'altra campagna. Un altro ha definito il lago di Pátzcuaro un "pozzo nero dei ricchi".

La Commissione Nazionale dell'Acqua e la sua rappresentanza statale stanno dando concessioni ai privati intorno al lago di Zirahuén ed i comuneros temono di perdere la loro risorsa, come denunciano anche nella riunione. Questo si somma al disboscamento delle foreste che riduce anche la quantità di acqua nel bacino. "C'è gente senza scrupoli che vende l'acqua". Gli avocado utilizzano molta acqua perché, a differenza dei pini ancora abbondanti che la producono, gli avocado la consumano solo. E per colmo, esistono sospetti che questa "primavera" di avocado, che si sta diffondendo in tutta la regione di Uruapan e la meseta purépecha, non sia altro che riciclaggio di denaro sporco che accompagna le "primavere" del narcotraffico, come quella che attualmente devasta lo stato.

Doña Eva Castañeda, prendendo la parola, ha ammesso che il funzionamento del primo caracol michoacano "è ancora deficiente, ma i compagni stanno difendendo le risorse naturali: l'acqua, gli alberi, la terra". Ricorda che sette anni fa i comuneros riuscirono a cancellare più di 30 permessi di estrazione dell'acqua, ma Guillermo Arreola l'ha ottenuto di nuovo in tre giorni. "È sempre stato amico dei potenti".

Il governatore Lázaro Cárdenas Batel - raccontano i comuneros - è stato qui tre mesi fa e gli hanno presentato un progetto alternativo di ecoturismo che eviterebbe l'ingerenza dell'industriale. Il governatore ha assicurato loro che avrebbe appoggiato il progetto, "ma fino ad ora, non ne abbiamo più saputo niente". Invece, i "servi" di Arreola hanno invaso le terre dove dovrebbe sorgere il progetto ecologico-turistico.

La comunità di Zirahuén conserva 16.500 ettari. Tutti i villaggi annessi sono ancora in possesso delle loro terre nonostante le pressioni delle autorità agrarie per integrarle al Procede. Il lago occupa a sua volta 1.222 ettari. I comuneros avevano chiesto al governo di dichiararla questa area naturale protetta, ma è stato risposto loro che non era possibile, perché esistono dei piccoli proprietari! (il che è un'invenzione!).

Domande di Marcos al governo michoacano

Il subcomandante Marcos questo pomeriggio ha detto: "Abbiamo letto sui giornali di oggi una specie di smentita del governo di Michoacán rispetto all'aggressione subita dai nostri compagni e compagne della carovana. Vogliamo fargli due domande. In primo luogo, perché i poliziotti che hanno aggredito la carovana indossavano l'uniforme della polizia di pubblica sicurezza dello stato? Secondo, com'è possibile che il governo di Michoacán non abbia il controllo né sappia ciò che accade sul suo territorio, e debba essere informato dai giornali che la polizia sta violando i diritti umani dei cittadini?".

Ha aggiunto che: "Il governo del paese ha declinato le proprie responsabilità riguardo a sanità ed istruzione, l'azione della polizia è quella di intimorire, reprimere, imprigionare ed assassinare quelli che lottano per i propri diritti. Se non svolgono le loro funzioni, per quale motivo vogliamo questi governi?". Ed ha criticato le autorità che dovrebbero proteggere l'ambiente ed invece sono responsabili della sua distruzione. "Quello che era responsabilità del governo, oggi è affare degli intermediari".

Ha avvertito i popoli indios, e soprattutto gli incaricati del caracol di Zirahuén, che devono aprirsi non solo ai popoli indios, "che non hanno l'esclusiva del dolore" provocato da quelli che stanno in alto, ma a tutti quanti, "perché corriamo il rischio di trasformare questo in un movimento etnico, di indigeni contro meticci. Proponiamo un altro paese, ma lo avremo solo se estenderemo la forza verso il basso ed ai lati, ad operai, contadini, giovani, donne ed anziani". Senza di loro, "non potremo sconfiggere il capitalismo".

Questo pomeriggio, il Delegato Zero è arrivato nella città di Morelia, dove si è riunito con i giovani universitari della Casa dello Studente Vladimir Illich Lenin.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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