La Jornada - Giovedi 5 gennaio 2006
Marcos: l’altra campagna potrebbe rendere reali i sogni delle lotte popolari
HERMANN BELLINGHAUSEN - INVIATO

Palenque, Chis. 4 gennaio - La notte di ieri è caduta su una Palenque sorpresa dalla moltitudine improvvisa, tutti quegli incappucciati che qui mai avevano osato. Sono venuti da Tila, Sabanilla, Yajalόn, Salto de Agua, Tumbalá, Palenque. Dai municipi autonomi uniti nel caracol di Roberto Barrios. E anche da sotto il naso dei paramilitari, dei proprietari, dell’occupazione militare nelle comunità. Riassumendo, sono venuti dalla vita reale.

Non solo hanno aspettato, ieri mattina, il subcomandante Marcos nei dintorni della città, hanno camminato circondandolo fino alla piazza civica davanti al palazzo municipale e, concluso l’atto, l’hanno accompagnato fino alla casa della CUT. Il resto del pomeriggio sono stati in piedi, di guardia, nelle quattro vie limitrofe. Nella notte, migliaia di indigeni si sono distesi sulle ripide strade a dormire.

Camminare fra i corpi giacenti, la maggior parte senza niente fra i vestiti e il pavimento, produceva una sensazione speciale. Come attraversare i campi del sogno, sul sentiero che aprivano gli indios addormentati, o almeno coricati. Uomini, donne, anziani, bambini grandi e piccoli. Lì, tutti uniti, però soli con i loro sogni. O non tanto soli?

Anche questo è il sogno zapatista. Senza senso figurato, per così dire. I corpi distesi erano una barriera viva, una guardia, una muraglia umana. I pochi abitanti di Palenque che attraversavano quelle strade scavalcavano la comunità di addormentati, che non si alterava.

Li avrebbe presto svegliati un acquazzone mattutino. La vita reale.

Molti altri invece erano svegli: la guardia attiva. Un cordone di incappucciati quasi spalla a spalla circondava la casa della CUT. E centinaia di altri zapatisti passeggiavano informalmente, ma attenti a qualsiasi cosa si muovesse. Sopravvivevano lì i giornalisti e la società civile. I turisti avevano disertato.

Dentro, Marcos proseguiva con i lavori dell’altra campagna riunendosi con le organizzazioni aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona. Alla fine, il delegato Zero ha ricevuto i mezzi di comunicazione alternativi e ha espresso loro la sua riconoscenza verso la Central Unitaria de los Trabajadores (CUT) del Chiapas ed il PUDEE (Pueblos Unidos en Defensa de la Energίa Electrica) “perché ci avete ricevuto e ci avete detto la vostra parola”.

Queste organizzazioni hanno fatto conoscere la loro storia di lotta e le loro richieste. “Parlando con loro, abbiamo toccato un tema del quale vogliamo parlare ora, ed è diretto principalmente ai compagni dei mezzi di comunicazione alternativi”, ha detto Marcos.

L’altra campagna sta cominciando a incontrare molte storie di lotta che non sono conosciute dalla maggior parte della gente, ma non per questo sono meno eroiche, meno determinate o meno forti di altre, incluso la nostra dell’EZLN”. Ha spiegato che la Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona dovrà servire da “modello” affinché le organizzazioni di qualsiasi posto “comunichino e si facciano conoscere dal resto dei compagni e compagne dell’altra campagna”.

Marcos ha sottolineato quindi l’importanza dei mezzi di comunicazione alternativi, che hanno raggiunto “cose che prima erano impensabili”. Ha raccontato che la riunione di ieri a San Cristόbal de las Casas è stata ascoltata via radio in Città di Messico. Lo stesso “ora sta succedendo con Palenque”.

Il destinatario principale dell’altra campagna è “la gente semplice e umile”. Ha insistito che compariranno “storie e memorie, e che il lavoro dei mezzi alternativi sarà la colonna vertebrale della prima tappa dell’altra campagna. Bisogna dirlo chiaramente, sarà una sfida per tutti noi”. Ha ribadito l’importanza di questi mezzi e ha chiesto loro: “non scoraggiatevi e seguiteci in questi sei mesi, perché è importante che si conoscano dalle altre parti storie come quelle dei compagni della CUT e del PUDEE, perché così si comincia a costruire lo specchio che siamo in basso”.

Ha ripetuto che la Commissione Sesta zapatista ha chiesto “una banda privilegiata” per i lavoratori dei mezzi alternativi. “Fortunatamente voi capite che né l’altra campagna né la Sesta Dichiarazione sono focalizzate su un solo individuo, che evidentemente è molto attrattivo e simpatico, ma che non è colui che sta muovendo tutto questo”.

L’importanza della propria storia, “si dimentica continuamente, ma sono sicuro che se in tutto il paese si cominciano a conoscere le storie di come ogni organizzazione è nata, le sue sofferenze, i problemi, le sconfitte, le vittorie, impareremo a conoscerci e a rispettarci l’un con l’altro. Si creeranno vincoli molto forti, come sono quelli che si costruiscono in basso e a sinistra”.

Dipende da voi –ha detto ai giornalisti alternativi- che l’altra campagna non perda la sua essenza, che non si converta in uno zapatour o, in questo caso, in un pinguinotour. O soltanto nel viaggio di Marcos per far ammalare di bile i partiti politici”.

Ha annunciato che ogni settimana scriverà “una piccola relazione” di ciò che è successo in quel lasso di tempo, affinché “i compagni dell’altra campagna” seguano quello che è successo in Yucatán, Quintana Roo e in altre parti. E quando sarà necessario, chiederà “una conferenza stampa solamente con voi, solamente con i mezzi alternativi”. “Con l’impegno come aderenti dell’altra campagna di costruire questa rete di comunicazione anch’essa in basso”.

Ha parlato delle “storie eroiche” della CUT e PUDEE. “Carceri, persecuzioni, repressione, ma comunque sia ritornano sempre sullo stesso. Se c’è qualcosa che caratterizza le lotte di questi fratelli è che non si arrendono, qualcosa che noi zapatisti rispettiamo sempre: la capacità di resistere, di non arrendersi”.

Ha aggiunto che la CUT ha intrapreso “una lotta eroica per la difesa delle risorse naturali e contro la privatizzazione”, e l’ha unita a “i compagni e compagne che sono lì fuori, e che al nord, in un clima di persecuzione da parte dei gruppi paramilitari –che se qualcuno avesse dubbi, sono lì all’uscita di Catazajá, aspettandoci- hanno mantenuto una lotta per i diritti e la cultura indigena”.

Ha anticipato che “incontreremo più cose, molte, meravigliose. Ma se non riusciamo che questo circoli ovunque, sarà un passo senza nessuna conseguenza. Le lotte torneranno su se stesse e non cresceranno. E l’obiettivo dell’altra campagna è che crescano”.

Ha detto di avere fiducia nel fatto che i comunicadores presenti erano lì “per una convinzione politica”.

L’altra campagna “è l’opportunità di rendere reali sogni che prima non avevate” le lotte popolari, e per i mezzi alternativi è l’opportunità non solo di essere testimoni o spettatori, ma “anche attori”, che “si possono coinvolgere senza alterare o falsificare quello che stanno vedendo e ascoltando”.

Ha segnalato la presenza dei portavoce di CUT e PUDEE, che “hanno fiducia che voi riporterete la loro parola. Sicuramente, negli altri mezzi non apparirà, perché non gli conviene far conoscere queste lotte. Se la storia della lotta di PUDEE si fa conoscere nella costa del Chiapas, si creerà un movimento di unità statale molto grande contro gli alti costi delle tariffe elettriche”.

E ha ribadito: “se la profonda analisi della CUT sul problema in campagna viene conosciuto da altri contadini in Messico, si svilupperà un movimento contadino che niente ha a che vedere con il processo elettorale, che va diretto al cuore del sistema, che è contro quello che stiamo costruendo”.

(tradotto da Elisa Puggelli)

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