La Jornada – Lunedì 4 dicembre 2006
Il degrado del sistema politico e sociale incrementa l’instabilità
La crisi globale ha generato l’offensiva dei movimenti anticapitalisti: Copai
L’altra campagna dimostra che si può costruire un altro paese: Rosario Hernández
HERMANN BELLINGHAUSEN

Dall’altra campagna, e come prodotto del primo viaggio della Commissione Sesta dell'EZLN per tutta la Repubblica, la Conferenza delle Organizzazioni Politiche Anticapitaliste di Sinistra (Copai) ritiene che, alla luce delle mobilitazioni sociali dell'America Latina che in anni recenti sono riuscite a rovesciare governi neoliberali "i movimenti anticapitalisti nel mondo sono in fase offensiva".

Il degrado del sistema politico e sociale, "ma soprattutto l'esaurimento delle risorse naturali, l'acqua, l'aria, la terra, sono i segni della decadenza del capitalismo", il quale ha dimostrato di essere "incapace di produrre beni per soddisfare i bisogni materiali e spirituali di tutti gli esseri umani", ha dichiarato Luis Alfonso Vargas Silva, a nome della direzione collettiva del Partito dei Comunisti, secondo il quale "l'altra campagna è la continuità storica e la sintesi di tutte le lotte anticapitaliste di oggi, perché ha dimostrato in maniera coerente che questa lotta si nutre della decisione e del coraggio di ribellione del nostro popolo per distruggere il sistema capitalista".

I cambiamenti del neoliberismo

I neoliberali, secondo la loro analisi, hanno privatizzato il patrimonio nazionale, cambiato la Costituzione per metterla al servizio dei privati e cancellato la maggior parte delle imposte sui prodotti di importazione. "Hanno introdotto in Messico l'Accordo Generale su Dazi e Commercio (GATT); fomentato indiscriminatamente gli investimenti stranieri diretti che per ogni dollaro investito qui si portavano via tre dollari di guadagno; ci hanno indebitato fino ad ipotecare il reddito nazionale, perché il debito estero raggiunge una cifra superiore ai 162 mila milioni di dollari. Solamente durante il sessennio di Vicente Fox il pagamento per interessi e commissioni sul debito pubblico è stato oltre i 104 mila 100 milioni di dollari. Questo è un vero tributo all'impero che si paga con puntualità e perfino in anticipo".

Vargas Silva segnala che poi "ci hanno imposto la firma del Trattato di Libero Commercio dell'America del Nord, che ha sancito l'atto di morte dello Stato messicano, dato che le clausole del trattato hanno una gerarchia giuridica simile a quella delle nostre norme costituzionali, che con questo ha perso la sovranità". L'avvocato comunista sottolinea che, a dispetto del fallimento del sistema, ora Felipe Calderón "insiste ad imporre le 'riforme strutturali' o 'di terza generazione'. Per questo, il Fondo Monetario Internazionale ha mandato direttamente un revisore dei conti alla segreteria del Fisco (Agustín Carstens)".

Risalta che lo stesso Calderón ha ammesso che la designazione di Luis Téllez al gabinetto "si deve al fatto che ha realizzato importanti riforme della legislazione agraria". Quello che ha fatto "questo signore" è stato riformare l'articolo 27 costituzionale "che trattiene l'inventario dai beni patrimoniali della nazione e del popolo del Messico, cancellando per sempre la riforma agraria e privatizzando le terre ejidali".

Contro la tendenza antinazionalista del governo, i comunisti affermano di aver identificato che "la prima grande barricata contro la privatizzazione del nostro spazio territoriale nazionale è difesa dai popoli e dalle comunità indigene". Vargas Silva ricorda che la sinistra fin dalla sua organizzazione (erede di Vicente Lombardo Toledano, Alejandro Gazcón Mercado e Sergio Almaguer Cosío) ha sempre considerato la lotta indigena "come un fattore importante nella trasformazione di questo paese". Ma è anche cresciuta - come ha riconosciuto recentemente questo partito non elettorale dopo la sua unione all'altra campagna convocata dall'EZLN - e questo ha prodotto in loro una "rieducazione" rispetto alle loro pratiche e precetti tradizionali.

Nel variopinto racconto dell'altra campagna fino ad ora, i comunisti "hanno conosciuto più di 60 popoli, nazioni e tribù indigene, le loro forme di organizzazione e lotta, di autonomia ed autogoverno, che ci hanno insegnato che è possibile che il resto del nostro popolo si organizzi per guidare il proprio destino". Se c'è qualcosa che bisogna imparare da loro è che sono straordinari difensori del loro territorio. "Se il popolo del Messico affidasse agli indigeni la cura del territorio, i messicani non subirebbero più i soprusi dell'imperialismo. Prova di ciò è la loro coerente lotta contro il Procede ed il Procecom".

Da parte sua, Rosario Hernández Aldaco, del Fronte Popolare Francisco Villa-Independiente, membro anche della Copai, afferma che "le lotte realizzate dal popolo sono state tradite". Ma quelli al potere hanno creduto, aggiunge, "che eravamo divisi, sconfitti, che era possibile vendere il paese davanti all'indifferenza generalizzata; non hanno considerato che il popolo non dimentica, che nascono nuovi fatti che alimentano la nostra storia, ribellione e resistenza".

Per mezzo dell'altra campagna "impariamo che esistono milioni di volontà disposte a difendere la vita, che vuol dire recuperare quello che ci hanno rubato, e con questo costruire un altro paese". I villisti ammettono: "Per ottenere questo è necessario capovolgere l'ordine esistente. Unire e raddoppiare gli sforzi. È indispensabile che la lotta per la costruzione del futuro al quale aspiriamo parta dal basso e a sinistra".

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

logo

Indice delle Notizie dal Messico


home