il manifesto - 4 novembre 2006
Parla Francisco Toledo, pittore e un'istituzione a Oaxaca
Dopo la rivolta nulla sarà più come prima
La protesta dei maestri è stata solo la miccia che ha fatto esplodere uno stato fra i più poveri fino al bordo di «una guerra». Le complicità fra il Pri oaxaqueño e il governo di Vicente Fox
Gi. Pro. - Oaxaca

Oltre ad essere il più grande pittore messicano vivente, Francisco Toledo in Oaxaca è tutta un'istituzione. E di istituzioni ne ha fondate parecchie, come lo Iago (Instituto de artes graficos en Oaxaca), varie biblioteche, musei e centri culturali. Mecenate scalzo, Toledo con i capelli eternamente arruffati, ha patrocinato le maggiori lotte per la conservazione del patrimonio artistico e culturale di Oaxaca, la tutela dell'ambiente e l'emancipazione delle classi più povere. Nell'attuale conflitto, ha partecipato ad una commissione di intermediazione con il governo che si è dimessa di fronte alla malafede delle autorità. Lo incontro nello Iago.

Maestro Toledo, ieri lei ha reso pubblica, con una lettera aperta al presidente del Pri, la lista dei detenuti e desaparecidos. Qualche risultato?

Intanto, due persone incluse nella lista dei desaparecidos sono già ricomparse come detenuti nel carcere di Ecatlan. Quanto agli arrestati, non so esattamente qual è la loro situazione, non si sa neanche di cosa sono accusati. Il nostro lavoro si è limitato a raccogliere l'informazione e a divulgarla attraverso i mezzi di comunicazione perché sia di dominio pubblico. Ai passi successivi penseranno degli avvocati che siamo contattando.

Come si è arrivati a una crisi così grave in Oaxaca?

È una lunga storia. In realtà, si tratta di un problema sociale che si è trascinato per molto tempo, in un certo senso da sempre. Non ho le statistiche alla mano, ma è noto che lo stato di Oaxaca è sempre stato agli ultimi posti per istruzione, salute, impiego, reddito e ai primi posti per mortalità infantile, omicidi di donne, denutrizione e analfabetismo. I dati sono realmente impressionanti. In questo stato ha sempre governato il Pri, non c'è mai stata alternanza nel potere ed anzi è sempre stata fortissima una rete di potentati locali e molti problemi con il governo federale. Di modo che, se si vogliono attribuire colpe, bisogna darle a tutti, compresa la chiesa. Questo momento che si vive in Oaxaca è il risultato di tutto quello che si è accumulato per decenni. È chiaro che rivolte ed esplosioni di protesta ce n'erano già state in precedenza ma non erano mai cresciute come adesso.

Si può dire che le rivendicazioni degli insegnanti, iniziate in maggio, sono state solo il detonatore di una situazione già esplosiva?

Il presidio dei maestri nel centro non era un problema grave né nuovo. Sono più di venti anni che gli insegnanti manifestano annualmente, ma di solito le occupazioni duravano qualche giorno, una settimana, poi si sistemava tutto, si accoglievano, almeno in parte, le loro richieste e tornavano al lavoro. Era quasi una cerimonia che si ripeteva ma quest'anno, invece di arrivare a un accordo, il governatore Ulisses Ruiz ha deciso l'uso della forza e, il 14 giugno, ha ordinato una violenta repressione. E' stato proprio quello sgombero brutale che ha provocato la formazione della Appo (Asamblea popular de los pueblos de Oaxaca), la radicalizzazione della lotta, ormai estesa ad altri settori, e la richiesta delle dimissioni del governatore. Non conosco tutti i dirigenti della Appo, ma quelli che conosco sono tutte persone che lavorano da anni per cause sociali con molta serietà. Per quello che si vede dalle manifestazioni e dalla risposta che hanno dato, la Appo ha molti simpatizzanti.

Non crede che il fattore principale della rivolta di Oaxaca sia la tremenda testardaggine d'un governatore corrotto e spregiudicato?

Credo che bisogna considerare una serie di elementi. Il governo federale non è voluto intervenire e ha provocato un aggravamento del problema, le soluzioni proposte non sono state accettate da un bando o dall'altro. La nostra associazione, che si chiama ProOax, per esempio, ha fatto una proposta per indire un referendum statale che confermasse o rimuovesse il governatore. Ma il governo statale, appellandosi alle leggi attualmente vigenti, non ha accettato perché questa figura non è prevista dalla costituzione dello stato. E' un peccato, perché in questo modo non si sarebbe più potuto dire che era solo una richiesta della Appo o degli insegnanti. Si sarebbe espressa la volontà di tutta la cittadinanza. Invece di una soluzione di questo tipo, che sarebbe stata la più ragionevole, il potere ha optato per la repressione, provocando morti, feriti, desaparecidos e ora siamo quasi al bordo di una guerra.

Ma, mentre la propaganda ufficiale cerca di presentarla come una guerra fra due bande, le vittime sono state tutte da una sola parte.

È vero. Anche Brad Will, il reporter statunitense, è stato ucciso mentre stava filmando dal lato della Appo. Lo si è visto con prove fotografiche.

Non le sembra strano che il senato abbia inviato una commissione per verificare la sussistenza dei tre poteri nello stato, abbia decretato che continuavano in funzione e poi, incoerentemente, abbia esortato il governatore a presentare le dimissioni?

C'è evidentemente un gioco politico dietro. Non mi intendo molto di questo tipo di strategie, seguono una logica che non è la nostra. Sembra che abbiano deciso di mantenere Ruiz nel potere, di appoggiarlo fino a provocare non so quanti morti, fino a far precipitare ancora di più la situazione.

Quale prevede che sarà lo svolgimento?

Non credo che Ruiz potrà rimanere al governo. Se lo facesse, non riuscirebbe comunque a governare, sarebbe una situazione troppo tesa, non lo vedo possibile. Quello che spero, se verrà un nuovo governatore, è che, pur essendo del Pri, capisca le reali necessità della popolazione e accetti di dialogare con la società civile. Sono anni che molte organizzazioni, fra cui la nostra, hanno presentato proposte per la soluzione di molti problemi come la povertà, l'istruzione, la disoccupazione, la protezione dell'ambiente, il problema dell'acqua. Finora non siamo stati ascoltati, ora spero che una nuova amministrazione sia più sensibile ai reclami e alla proposte della cittadinanza. Questo contribuirà ad abbassare l'enorme pressione sociale.

Come giudica l'inaspettata confluenza di due settori della sinistra apparentemente irriconciliabili - lo zapatismo e il movimento che sostiene Lopez Obrador - nella solidarietà con il movimento di Oaxaca?

Mi sembra positivo e utile, come la grande solidarietà internazionale che si sta manifestando in questi giorni. Tutto l'appoggio che può venire da gruppi, partiti o settori differenti per coadiuvare ad una soluzione del problema di Oaxaca è benvenuto. In fondo, quello che tutti vogliamo è che ci sia pace.

Le bande del governatore e i gruppi d'urto del Pri non sembrano pensare allo stesso modo.

Non credo che un solo uomo, per testardo che sia - e neanche un solo partito - possa opporsi a questa grande volontà di cambiamento. Ormai in Oaxaca non si potrà continuare a governare solo per pochi privilegiati.

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