Il movimento sociale di Oaxaca sviluppa una visione radicale su ciò che dev'essere un governo nazionale popolare
Nonostante la stanchezza, i manifestanti riempiono ancora una volta le strade della capitale statale, mentre leader sociali di altri stati li visitano per imparare dall'esempio oaxaqueño
Nancy Davies - Commento da Oaxaca - Otro Periodismo - 4 settembre 2006

La quinta "Megamarcia" convocata dall'Assemblea Popolare del Popolo di Oaxaca, venerdì 1° settembre, tardava un'ora e mezza ad attraversare una strada, con un totale di partecipanti calcolati intorno alle 50mila persone. La marcia è cominciata nel quartiere opulento di San Felipe del Agua, dove normalmente uno potrebbe credere che davvero, come recita il ritornello del governatore Ulises Ruiz Ortiz ("URO"): "non succede nulla".

La moltitudine ha attraversato il centro della città ed ha terminato la sua animata marcia lasciando le effigi di URO nello zócalo. Una è rimasta appesa ad un bidone di spazzatura a testa in giù.

Dal chiosco nello zócalo, ha parlato il leader della Sezione 22 del magistero, Enrique Rueda Pacheco, che ha affermato che il presidente della repubblica, Vicente Fox, era stato obbligato a ritirarsi dalla Camera di Deputati nel D.F. senza poter presentare la sua relazione di governo. Poi il discorso di Fox è stato trasmesso per televisione. Ma poche ore dopo l'uscita ignominiosa di Fox dalla Camera, Rueda Pacheco ha dichiarato che Oaxaca non solo lotterà "fino alla vittoria sempre" (parafrasando il Ché), ma lotterà anche nello scenario nazionale per un governo popolare.

"Siamo un movimento nazionale" - ha affermato. "Chiamiamo all'unità nazionale, includendo il PRD, gli zapatisti e tutta la nazione". Ma ha detto pure che l'APPO non è assolutamente vincolato ai gruppi armati: "Non abbiamo nessun rapporto, né coordinamento con nessuna guerriglia armata… rispettiamo tutte le forme di lotta; la gente partecipa alla propria maniera".

Ha ricordato anche la partecipazione, nella lotta di Oaxaca, di gente di Michoacán che realizzerà la sua terza Assemblea Popolare il 9 settembre, e che - secondo Rueda - è pronta ad intraprendere la lotta nazionale.

Questa stessa dichiarazione di lotta nazionale è stata echeggiata dagli altri oratori, includendo il leader della Federazione di Sindacati ed Organizzazioni Democratiche di Oaxaca. La ripetizione del tema da parte di tre conferenzieri, per lo meno, non ha lasciato dubbi sul fatto che Oaxaca, per prima cosa, promuoverà assemblee di livello nazionale, come forza politico-partecipativa che possa seguire il suo modello; secondo, appoggerà il Partito della Rivoluzione Democratica (PRD) nella Convenzione Nazionale Democratica del 16 settembre nel D.F. (dove la delegazione oaxaqueña ha già cominciato ad installare il suo accampamento) e terzo, lavorerà per creare un nuovo sistema politico per il paese, basato sulle assemblee statali.

Nel suo discorso, Rueda si è riferito alla giornata come "storica", utilizzando frasi come "mai prima" ed enumerandone i protagonisti: "i contadini, gli studenti, diverse personalità e la partecipazione di tutto lo stato". Tutte queste sono persone che "capiscono perfettamente che il loro stato è costruito dalle loro forze individuali, che sono unite nella rivendicazione delle dimissioni di Ulises Ruiz". La relazione è stata eccellente, ma la gente era stanca e sfinita. E poi sapevano già tutto.

Questo momento aveva come precedente il Forum Nazionale Costruendo la Democrazia e la Governabilità in Oaxaca, del 16 e 17 agosto, che era stato importante non solo per il suo contenuto, ma anche per altri due aspetti: la presenza del vescovo emerito del Chiapas Samuel Ruiz e per il fatto d'includere la parola "Nazionale" nel suo titolo.

Come aveva annunciato il forum nel suo documento riassuntivo, c'è bisogno di un governo più includente, pluralistico, giusto e rispettoso delle garanzie costituzionali e dei diritti umani; più trasparente, con apporti e partecipazione della cittadinanza; più rispettoso della cultura, delle lingue, delle tradizioni e dei simboli di identità. Aveva concluso che il governo deve servire le necessità della gente, senza far finta di esserne amico.

E non c'è dubbio che questo implica un nuovo governo, sia in Oaxaca come in tutto il paese. L'Assemblea di Oaxaca pubblica i risultati di ogni riunione, su volantini, sul suo sito web, li invia per e-mail alle organizzazioni e manda comunicati al quotidiano Las Noticias. Nella relazione del 26 agosto ha presentato un piano per un nuovo programma nazionale di lotta. Neppure la partecipazione dell'APPO nella CND è segreta.

La relazione del 26 agosto, intitolata "Accordi", dice che l'Assemblea propone il suo piano nazionale perché, anche se sarà sconfitto URO, questi è sempre stato appoggiato dal potere federale. Il piano nazionale include azioni in Città del Messico come "occupazione di ambasciate, pressioni al governo ed al Senato". Nonostante il suo appoggio alla CND - del candidato del PRD, Andrés Manuel López Obrador - l'APPO ha dichiarato la sua mancanza di collegamenti con "il PRD, AMLO o qualsiasi partito politico". Rispondendo alle costanti accuse del governo, l'APPO, come gruppo non violento, ha smentito pure di essere collegato con "l'EPR (Esercito Popolare Rivoluzionario) o qualunque forza guerrigliera".

Il documento emesso dall'organizzazione si impegna a "promuovere, come APPO, una grande Assemblea Popolare dei Popoli del Messico, includendo i diversi settori e fronti nazionali".

L'APPO vede il potere come un'opportunità per servire la gente, curando il benessere di tutti. Insomma comandare ubbidendo: non ti suona noto? Vuole dare il benvenuto alla tradizione indigena degli "usi e abitudini" ed ai caracol zapatisti. Ad Oaxaca si parla di un cambiamento radicale nel campo economico, sociale e culturale.

D'altra parte, se il movimento si disintegra, o si ferma, molta gente sarà assassinata. Lo dico con sicurezza, visto il modo di governare stile governo URO.

La destituzione di Ulises Ruiz Ortiz non è negoziabile, ma una commissione speciale si è riunita con Carlos Abascal, il segretario di governo, nel D.F. giovedì 31 agosto, e nella Megamarcia, Rueda Pacheco era appena ritornato da quella riunione, realizzata con la speranza di trovare una soluzione al conflitto di Oaxaca.

Un accordo anteriore alla riunione con Abascal Carranza era stato rifiutato ed Abascal si era rifiutato di venire qua. L'APPO ha formato la Commissione Unica di Dialogo con 14 membri del Comitato Politico della Sezione 22 (il magistrale statale) più lo stesso numero di dirigenti e membri di differenti organizzazioni civili che costituiscono il Comitato Direttivo Provvisorio dell'APPO. Questi 28 membri della commissione sono volati a Città del Messico quando Abascal ha assicurato di garantire la loro sicurezza ed anche quella dei leader che rimanevano ad Oaxaca. URO non era stato invitato. Si è saputo che il governatore era seduto in una stanza contigua ed ha ascoltato la commissione dell'APPO spiegando quanto fosse orribile lui e quanto ingovernabile fosse diventata Oaxaca. Ad ogni modo, non si è ottenuto nulla: Rueda Pacheco ha dichiarato che la Commissione Unica di Dialogo, oltre a chiedere la destituzione di Ruiz Ortiz, ha chiesto la libertà immediata di quattro prigionieri politici (Catarino Torres, Germán Mendoza, Evangelio Mendoza e Ramiro Aragón, biologo e simpatizzante del movimento). Ha pure chiesto la cancellazione dei mandati di cattura contro vari dirigenti del movimento.

Durante il soggiorno della commissione nel D.F., Oaxaca ha goduto di tre notti tranquille, finalmente libere di sparatorie.

Anche se il governo di URO non può utilizzare la Polizia Federale Preventiva senza l'approvazione del presidente Fox, sì può e sì contratta, sia picchiatori che poliziotti vestiti da civili per atti di repressione selettivi. Secondo fonti affiliate all'APPO, URO ha addirittura svuotato dei locali per farmacodipendenti, dando armi ai drogati per realizzare quelle attività notturne.

I bersagli più comuni del governo sono state le stazioni di radio. Solo quattro stazioni radio continuano a trasmettere per l'APPO, perché il movimento ha abbandonato varie stazioni, visto che erano troppe per essere vigilate tutte. Le stazioni cedute stanno già trasmettendo i loro programmi normali. Le stazioni vigilate continuano a bloccare tutte le vie di accesso con autobus, fil di ferro e falò durante la notte. Intanto, di giorno, le signore stanno sedute per le strade a ricamare.

Non solo 70 ordini di cattura stanno minacciando i membri dell'APO, ma anche la una lista nera in Internet. I "reati" commessi da membri del movimento, secondo la procuratrice statale, includono ora: furto, assalto, occupazione di proprietà pubbliche, perturbazione di spazi pubblici, eccetera. Il segretario di sicurezza pubblica dello stato, Lino Celaya Luria, ha dichiarato che fare un'azione di forza contro il presidio nel centro storico di Oaxaca non "sarebbe opportuno", (visto che si è già fatto con poco successo). Ha detto invece di essere fiducioso che "la decapitazione dell'Assemblea Popolare del Popolo di Oaxaca implicherebbe un cambiamento in questa situazione".

Ma il movimento rifiuta di ammettere che possano esistere dei "capi". Il popolo ha il controllo del suo proprio movimento.

Durante questa strana settimana di attesa, l'APPO, apparentemente con l'abilità di un burattinaio che muove i fili, ha causato la paralisi totale dei commerci in città… da parte degli stessi negozianti. Il 29 agosto, per lo meno mille negozi, includendo grandi supermercati e banche, trasporti urbani e scuole private, hanno chiuso, facendo un appello ad URO perché faccia "qualcosa". Nel caso dell'APPO, se si dice "qualcosa", s'intende che rinunci; nel caso degli impresari, bisogna far agire la polizia di stato o andarsene via. Il giorno dello sciopero comune varie bandiere bianche erano state appese da impresari e padroni di locali simpatizzanti per il Partito Istituzionale Rivoluzionario, col fine di segnalare quei negozi e ristoranti nei quali un simpatizzante dell'APPO non vorrebbe entrare.

Ed con un'altra strana contraddizione, perfino la comunità imprenditoriale sta minacciando di non pagare le imposte, negando così risorse al governo federale. Cioè, nel senso di dar una lezione, visto che non si preoccupano di arrivare e di restaurare l'ordine. L'APPO sta discutendo su come affrontare la crisi economica che sta per arrivare.

Anche varie chiese hanno appeso le bandiere bianche, causando dibattiti sul ruolo della gerarchia cattolica - l'arcivescovo di Antequera-Oaxaca, José Luis Chávez Botello, non è per nulla Samuel Ruiz. Vuole "la pace", cioè che la gente non lotti. Ma non è la gente del movimento che spara ed ammazza. Ci sono discussioni in radio dell'APPO sul perché la chiesa si trovi un'altra volta dal "lato sbagliato".

Lo sciopero civico di martedì è continuato con calma mercoledì, quando circa 150 membri dell'APPO hanno occupato i caselli di San Pablo Huitzo sull'autostrada Oaxaca-Messico. Impiegati delle Strade e Ponti Federali (Capufe) hanno detto che i manifestanti sono arrivati su sei camion ed hanno occupati tutti i caselli in entrambe le direzioni.

Giovedì 31 agosto si era programmato uno sciopero generale in tutto lo stato, ma quasi non si è notato nella capitale, dove sono rimasti aperti i piccoli negozi. Nel suo discorso di venerdì, il dirigente della FSODO aveva detto che lo sciopero era a tempo indefinito.

I rischi sono per lo meno due. In primo luogo che la situazione nazionale porti all'uso della forza. Gli oaxaqueñi sanno che le truppe sono vicine, in caso di bisogno. Ma nessuno sembra sapere per che cosa verrebbero utilizzate esattamente.

La seconda preoccupazione è la stanchezza. Anche se l'APPO dice che la sua forza si sta moltiplicando, l'esaurimento è grande. Inoltre i costi sono alti. Per 103 giorni di conflitto, secondo Las Noticias, si sono chiusi 9 hotel e cinque ristoranti, con dieci negozi in più sul punto di fallire. Si sono persi 1.500 posti di lavoro in città (nel resto dello stato, con la sua popolazione di 3,5 milioni di persone, l'impatto è minore).

Fredy Alcántara Carrillo, il presidente dell'Associazione di Hotel e Motel, ha detto che i hotel sono praticamente vuoti, così come i voli e gli autobus con destinazione Oaxaca. Dopo aver ascoltato le relazioni della Megamarcia, siamo andati a mangiare nel nostro ristorante italiano favorito, dove i padroni, Flo ed Alberto, stavano mangiando da soli. Il ristorante era vuoto. Flo ci ha detto che stavano per chiudere: "neanche una mosca" era entrata durante tutto il giorno e continuano a pagare la luce e l'affitto. Non sono padroni delle loro case, poiché vivono insieme alla famiglia di Flo, che ha detto: "non abbiamo nemmeno il denaro per tornare in Italia".

Neanche i maestri sono pagati. Molti oaxaqueñi vivono nelle strettezze economiche, oltre che in mezzo alla paura. Fino ad ora la gente sembra essere forte ed è frequente che le conversazioni finiscano con lo slogan "duro!". Parlano di una lotta a "lungo termine", soprattutto per il bene dei bambini. La Commissione Unica per la riunione con Carlos Abascal tornerà in Messico lunedì per un altro incontro. "Siamo completamente convinti" - ha detto Rueda Pacheco, parlando dell'esigenza della destituzione di URO - "che uno sciopero di più di 100 giorni meriti una risposta".

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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