La Jornada – Sabato 4 marzo 2006
HSBC allunga la sua oscura storia cancellando i conti in appoggio all’EZLN
Cresce la protesta a livello internazionale contro l’istituzione finanziaria

HERMANN BELLINGHAUSEN - Inviato

Tepeji del Río, Hgo., 3 marzo - Montano le proteste e l’indignazione internazionale contro la banca HSBC la cui succursale messicana a San Cristóbal de las Casas ha cancellato i conti sui quali le comunità zapatiste ricevevano fondi e pagamenti per i loro prodotti.

L’agenzia finanziaria promuove nel mondo un’immagine contraria al blocco dello sviluppo delle comunità indigene come invece sta facendo ora nelle montagne del Chiapas. Da una parte promuove tutte le azioni di salvataggio ambientale e di conoscenze locali che si possono immaginare (in China, Nuova Zelanda, Brasile, Canada, Messico), e dall’altro incorre in scandalose frodi e riciclaggio di denaro sporco come nel noto caso del governo spagnolo cinque anni fa, ai tempi di José María Aznar.

Le cinque giunte di buon governo (JBG) hanno denunciato il fatto da qualche settimana e la gravità del fatto ai fini dello sviluppo e sopravvivenza delle comunità maya del sudest messicano che, succede, sono in resistenza. Anche il delegato Zero lo ha denunciato ieri con un comunicato. La banca, di origine britannica, presume nella sua ingegnosa pubblicità: “Mai sottovalutare la conoscenza locale”.

BBVA Bancomer, il precedente

Con un’operazione identica, BBVA Bancomer nel maggio del 2005 aveva cancellato i conti di Enlace Civil, associazione civile che riceve legalmente i versamenti di e per le comunità autonome zapatiste. La protesta internazionale, in particolare nello stato spagnolo ma anche in Messico ed Argentina, ha fatto pentire amaramente la banca. A causa dello scandalo, la casa madre di BBVA cercò una “sistemazione” con gli zapatisti per far rientrar il problema. Offrì la riapertura dei conti fino a promettere sostanziose donazioni materiali per le scuole. La banca non ha mai ricevuto risposta dalle JBG e si è beccata così lo scandalo e la voluminosa cancellazione di conti correnti di cittadini ed organizzazioni.

Adesso, mentre l’altra campagna percorre il paese e la presenza del subcomandante Marcos sta rivelando una moltitudine di disastri sociali, ambientali, politici, nel lavoro e nell’agricoltura lungo il minacciato territorio nazionale, la HSBC “si somma ad un elenco di attori pubblici e privati che continuano la guerra perseguitando e danneggiando economicamente i popoli indigeni del Chiapas”, come ha denunciato Enlace Civil AC.

Nel 2005 non risultò chiaro il motivo dell’inusuale cancellazione dei conti correnti da parte di BBVA Bancomer. Lo stesso accade ora con l’attacco di HSBC contro le comunità zapatiste. Si è speculato sulla possibile pressione della cancelleria messicana o delle autorità finanziarie del governo di Fox, ma BBVA Bancomer non ha mai fornito altre spiegazioni se non un volgare “per salvaguardare i nostri interessi”, preso dal manuale del bravo amministratore. La cosa strabiliante fu che alla casa madre iberica non fu notificato quanto stava accadendo nella lontana provincia messicana del sudest, e ne venne a conoscenza dai giornali e dalle scritte sulle facciate dei suoi uffici a Madrid e nei Paesi Baschi. Allora spuntarono le storie oscure di BBVA, condite di traffico di armi, riciclaggio di denaro sporco in Italia, Africa e Sudamerica.

Adesso, il Colectivo de Solidaridad con la Rebelión Zapatista di Barcelona ricostruisce la storia di quando HSBC si trovò sulle prime pagine dei giornali spagnoli nel 2001 “non esattamente per le sue buone pratiche bancarie”. I suoi dirigenti furono implicati in un noto “affaire finanziario nell’ultima fase del governo di Aznar: lo scandalo Gescartera, “un’agenzia di borsa implicata in una truffa colossale con la quale sparirono 18 mila milioni di pesetas e le cui ramificazioni costrinsero alle dimissioni il segretario delle Finanze e della presidente e della vicepresidente della Commissione Nazionale della Borsa Valori”.

L’acqua sporca arrivò fino al vicepresidente del governo, Rodrigo Rato, attuale presidente del Fondo Monetario Internazionale, “il quale si trovò nell’occhio del ciclone per un conflitto di interessi, poiché una società della sua famiglia (Muinmo) godeva di un credito di 3 milioni di euro presso HSBC". Secondo quanto affermato allora dai mezzi di comunicazione e dagli analisti, l’esercizio dei dirigenti spagnoli di questa banca, con la collaborazione della filiale svizzera, dimostrava “che non avevano nessun ostacolo per stabilire sistemi che permettessero il riciclaggio di denaro e l’evasione fiscale”.

Il comunicato del noto gruppo della solidarietà internazionale spiega: “Il meccanismo era semplice. La filiale svizzera della HSBC presso gli uffici di Madrid aveva 138 conti. È legale e normale che le filiali della stessa banca tengano conti correnti negli uffici di altri paesi. Quello che non è normale è che siano 138. Secondo i periti della polizia giudiziaria, dietro la titolarità della filiale svizzera si nascondevano cittadini di nazionalità spagnola coperti dal segreto bancario del paese centroeuropeo. Secondo intercettazioni telefoniche autorizzate, gli stessi dirigenti della HSBC ammisero che erano Gescartera e la filiale spagnola della banca che mettevano in contatto i clienti con la filiale elvetica”. Quello che il linguaggio finanziario chiama “operazioni quadruple”. In pratica, una frode fiscale.

Il coinvolgimento dei funzionari più importanti del governo di Aznar permise che “la pressione dell’opposizione in Parlamento ed il gioco sporco di alcuni settori dello stesso partito, in quel momento in piena guerra di successione di Aznar, facesse avviare un’indagine che finì con l’imposizione di una multa alla filiale spagnola della HSBC di 2,1 milioni di euro. La ragione: non aver identificato adeguatamente i veri titolari dei conti e non aver indagato, come suo dovere legale, sulle attività sospette di riciclaggio di denaro”.

A febbraio, le autorità autonome zapatiste denunciarono: “Riteniamo l’atteggiamento di HSBC un attacco ed una violazione dei diritti umani dei popoli indigeni: quei conti correnti aperti in questa banca servivano per depositare gli aiuti nazionali ed internazionali per provvedere la fornitura di acqua a diverse nostre comunità che nella loro vita non hanno mai avuto il diritto né la possibilità di avere acqua corrente, e tanto meno potabile”.

Le cinque JBG hanno reso pubblica la loro protesta segnalando che questo denaro (una briciola in confronto alle ingenti somme di denaro dei veri “clienti” di HSBC) era destinato alla ricostruzione delle case distrutte dall’uragano Stan nelle comunità alla frontiera sud, alle cooperative delle donne negli Altos del Chiapas, alle scuole primarie e secondarie, ai progetti di salute comunitaria e ad altre cose ugualmente “sospette” e “criminali”.

Gli attivisti catalani che promuovono una protesta a cui si sono uniti il cantante Manu Chao e molte altre personalità, dichiarano: “Abbiamo fiducia nella parola delle autorità delle comunità che hanno dimostrato nei fatti di comandare obbedendo. Hanno presentato i bilanci chiari delle loro attività e non prendono soldi per questo. Hanno dimostrato trasparenza ed hanno dato una lezione al mondo su come soddisfare i bisogni delle comunità indigene in resistenza. Lo hanno fatto con i propri mezzi, senza aiuti del governo e con l’appoggio della società civile nazionale ed internazionale. E chi ha voluto l’ha potuto verificare, come l’hanno fatto migliaia di persone di doversi paesi”.

Ma la storia di HSBC va oltre. Sostiene alcuni progetti di difesa delle risorse naturali più vasti e importanti del mondo. In Canada, i laghi del río Yangtzé, il río Bravo tra Messico e Stati Uniti, Germania e India. Il suo capitale scientifico, caricato di “buone intenzioni”, supera quello di intere università.

La teoria

Secondo l’analista francese Heléne Roux, “HSBC combina il senso degli affari con il concetto di responsabilità sociale, grazie al quale forgia un’immagine di società impegnata nella soluzione dei grandi problemi epocali, immagine necessaria per sedurre i cuoi clienti sensibili alla difesa dell’ambiente, al cambiamento del clima e ‘all’etica’ negli affari”.

HSBC ha ideato anche qualcosa che nessuno mai aveva osato in una banca occidentale: stabilire criteri derivati dalla dottrina coranica per concedere prestiti e investitori musulmani (il Corano proibisce, infatti, il prestito a interesse). Questo assicura la captazione di capitali musulmani in Europa, Stati Uniti, Indonesia e paesi arabi. La rivista francese L'Expansion parla della “filiale islamica” di HSBC. Beneficiari della generosità di HSBC sono Worldwide Fund for Nature (WWF), Botanic Gardens Conservation International (BGCI) e Earthwatch. Secondo la banca stessa, nel 2007 si stima che 2 mila impiegati del gruppo HSBC avranno partecipato a ricerche scientifiche per la salvaguardia dell’ambiente nel mondo, “e in progetti di conservazione che in altro modo, forse non si sarebbero potuti realizzare”.

A HSBC preoccupano l’estuario canadese, le emissioni globali di biossido di carbonio, le energie alternative, la conoscenza delle piante tradizionali in Amazzonia e le catastrofi climatiche a venire. Nel suo programma “Investire nella natura”, HSBC contribuisce “all’educazione ambientale e all’uso sostenibile delle piante da parte delle comunità locali”. L’acqua è un’altra delle sue priorità, in particolare nel río Grande alla frontiera nord del Messico e negli Everglades della Florida.

Una settimana fa Enlace Civil ha denunciato che, “di fronte all’incapacità delle autorità federali, statali e municipali di provvedere a fornire i servizi pubblici indispensabili, la società civile nazionale ed internazione ha risposto in numerose occasioni”. Questa risposta è adesso ostruita da HSBC, “che si somma agli attori pubblici e privati che continuano la guerra contro le comunità indigene del Chiapas”.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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