La Jornada - Sabato 4 febbraio 2006
Movimenti sociali, culturali e di sinistra, organizziamoci e facciamo accordi
MARCOS: NON RESISTIAMO PIÙ, IL MESSAGGIO CHIARO È CHE ANDREMO DA "QUELLI IN ALTO"
Porteremo la bandiera nazionale, fino a che sia lavata da tutta la merda di politici e ricchi

HERMANN BELLINGHAUSEN - Inviato

Orizaba, Ven. 3 febbraio - Tlanipa mo opocha katki moyolo ("in basso a sinistra c'è il cuore" in lingua nahua) scritto su un povero cartellone alle spalle del delegato Zero e dei suoi accompagnatori, è stato lo slogan del pomeriggio nell'altrettanto povero ma affollato locale dove si sono riuniti gli aderenti della Sesta nella città dei padroni di una delle regioni più povere (e ricche) nel paese. Le pareti erano umide del sudore di tanta gente tanto del basso.

Indigeni, ragazze madri, lavoratrici e lavoratori del sesso, operai, tassisti, contadini, nella regione delle fabbriche dove i lavoratori hanno fatto la storia 100 anni fa, agli albori di una Rivoluzione che qualcuno definisce incompiuta, altri tradita, ed altri nient'altro che istituzionale (e sono quelli che comandano).

Lo stesso subcomandante Marcos lo riassumerà alla fine: "In questa stanza è riunito tutto quello che quelli che stanno in alto disprezzano". Le donne nahuas di Zongolica, con i loro scialli e casacche, a volte con un seno fuori per allattare, erano l'immagine della dignità e della sofferenza. Come una signora che ha detto: "Mi sono stufata di lavorare, non ne posso più. Mi esaurisco di lavoro da 15 anni, io sola, per mantenere i miei figli".

Magdalena, rappresentante delle prostitute organizzate, ha ripetuto l'eterna accusa senza via d'uscita: "Le autorità ci aggrediscono, ci estorcono denaro, ed ora fanno perfino che i nostri clienti ci maltrattino e denuncino. Negli hotel ci obbligano a comperare i preservativi della Segreteria di Salute, che sono gratuiti, e le lenzuola sono sporche. Col mio lavoro mantengo i miei figli". Claudia, transessuale, con una cicatrice in viso che diceva più di mille parole, ha detto si stare nell'Altra Campagna semplicemente perché "noi lavoratori del sesso lottiamo contro la discriminazione; anche noi abbiamo diritti civili". Marcos si è detto "onorato" di avere questi compagni e si è perfino fatto fotografare con loro.

Un uomo ormai maturo, rappresentante di un gruppo di tassisti, decente nel miglior senso della parola e che ha manifestato profonda simpatia per "gli indigeni che soffrono nella sierra", ha detto: "Abbiamo cercato in molti posti fino a che abbiamo trovato questo albero che ci ha riparati, il Coordinamento della Società Civile della Regione di Orizaba", e ha detto di stare "con tutto l'ardore" nell'Altra Campagna.

Un professionista di origine nahua ha deplorato "l'elemosina istituzionalizzata" che ricevono le comunità ed ha definito il Procede "l'assalto più sofisticato del governo per derubare i contadini, coperto dalla legge". Più avanti, una ragazza ha letto la lettera, scritta a mano ed inviata da Gloria Arenas Agis (colonnella Aurora), che insieme a Jacobo Silva (maggiore Antonio, dell'ERPI) si trova in prigione; entrambi sono ora aderenti della Sesta, e pertanto compagni degli zapatisti, degli studenti, dei tessili e delle prostitute.

Originaria di Orizaba, Gloria Arenas iniziò il suo lavoro sociale e politico nelle comunità della sierra. Ora scrive da lontano: "Tutti stiamo qui perché è il momento di ascoltarci. Potremo vincere solo unendo le nostre esperienze". Nel suo turno, Marcos ha chiamato "nostri compagni", Gloria e Jacobo. Li ha definiti prigionieri politici ed i presenti hanno gridato in coro "libertà".

Alla fine dell'incontro, nella Casa della Donna Ziwuakatzitli, rifugio delle donne maltrattate, gli orizabeños hanno alloggiato il delegato Zero per questa notte.

La bandiera infangata

Il percorso dell'Altra Campagna per il centro di Veracruz ieri è stato da Xalapa a Tomatlán, dove Marcos ha parlato davanti a decine di aderenti riuniti ieri sera nella minacciata casa della cultura, ed è stato ascoltato anche dalla strada da almeno altre cento persone di Tomatlán e da un buon numero di spie del governo, prima di percorrere a piedi le strade del villaggio, vicino a mezzanotte, seguito da moltissima gente mentre un potente impianto stereo svegliava quelli che stavano dormendo con l'inno zapatista in versione locale. Durante la riunione, Marcos aveva definito così i politici: "Hanno la lingua lunga e le orecchie tappate".

Oggi, l'Altra Campagna è stata accolta a Cordoba da decine di bandiere rosse con la falce ed il martello, agitate dalla Gioventù Comunista. Qui ha tenuto due riunioni, una pubblica ed un'altra solo con aderenti alla Sesta. Un oratore urlante ed esagitato ha protestato per la presenza del "obsoleto" simbolo della falce e martello e l'assenza della bandiera nazionale. Con tono prepotente ha chiesto maggiore "spiritualità" all'Altra Campagna e si è definito credente cristiano come volesse lanciare uno sfida. Questo dottor Federico ha dato spunto all'intervento del delegato Zero che ha iniziato contestandogli il suo "gridare" di presunta superiorità:

"Dalle mani della nostra defunta comandante Ramona, nel 1994, nella cattedrale di San Cristóbal de las Casas, abbiamo preso la bandiera nazionale che avevamo lavato col nostro sangue, il nostro sudore e le nostre lacrime. Quella bandiera l'ha infangata Ernesto Zedillo, l'ha infangata Vicente Fox e l'hanno infangata i partiti politici, i partiti istituzionali con le leggi che hanno fatto per derubarci di tutto quello che abbiamo, della nostra patria. Se la bandiera del Messico ora non è qui, è perché la stiamo lavando della merda che gli hanno gettato addosso tutti questi politici e grandi ricchi.

La stiamo lavando col nostro sudore di lavoratori, con le nostre lacrime di donne, di giovani, di bambini, di anziani, di indigeni. Con questo sangue che abbiamo versato perché bisogna ricordare qui che chi ora si appella al nazionalismo, sono quelli che hanno tengono in carcere Jacobo Silva e Gloria Arenas. Gli stessi che hanno riempito le carceri di prigionieri prigioni, mentre i veri criminali stanno governando o sono nelle grandi industrie. La bandiera del Messico la stiamo lavando nell'Altra Campagna per l'ora in cui questo paese torni a sollevarsi".

In una menzione inaspettata, Marcos ha detto: "Non siamo d'accordo con la storiella di cattivo gusto di Enrique Krauze e Carlos Abascal secondo cui siamo un paese meticcio. Questa è la giustificazione perché ci reprimano e ci disprezzino come popoli indios. Ci vogliono dire che noi popoli indios non esistiamo, che ci siamo mischiati con il sangue spagnolo e che siamo uguali ai grandi ricchi".

Curiosamente, lo storiografo Enrique Krauze ha quasi incrociato il passaggio dell'Altra Campagna a Jalapa. Come ha dichiarato lo storiografo alla stampa locale,
aveva appena chiuso un accordo col governatore Fidel Herrera per pubblicare una lussuosa storia di Veracruz, con risorse ed archivi del governo priista. Bene, si tratta di dare continuità alle sue relazioni produttive con l'entità che fino a poco tempo fa era governata da uno dei padroni di Televisa, impresa per la quale lavora anche Krauze.

Il delegato Zero ha aggiunto: "C'è chi si spaventa per la falce e martello, chi si spaventa per la mano sinistra alzata, per la parola socialista. Noi siamo gli zapatisti. Ci siamo sollevati in armi. Abbiamo sfidato il governo supremo e l'abbiamo sconfitto. Abbiamo abbattuto il sogno di Salinas del primo mondo. E come a noi ci identifica il passamontagna, ci sono compagni che si identificano con la falce e il martello, il braccio sinistro alzato, il socialismo.

Così come loro riconoscono in noi il compagno, noi riconosciamo il compagno nel Partito dei Comunisti, in Uníos, nella CUT, nel Partito Comunista Marxista Leninista, nel Partito Operaio Socialista, nella corrente En Lucha ed in tutte le organizzazioni politiche che rivendicano il socialismo. Abbiamo imparato a riconoscerli come compagni. Li rispettiamo, loro ci rispettano ed è per noi un onore averli nell'Altra Campagna".

Ha citato le comunità ecclesiali di base, "i cristiani che si sono resi conto che non è possibile cambiare il mondo chiusi in una chiesa ma dentro il loro credo si organizzano e trovano nuove strade di liberazione qui in terra senza discutere quello che accadrà là in cielo. E le ONG che lottano per i diritti umani, così come gli uomini e le donne che non militano in partiti, gruppi o collettivi, ma sentono la stessa rabbia e indignazione che sentiamo noi".

Ha segnalato che "il responsabile di tutto questo è il sistema capitalista che ha come venditori quei partiti politici che ora si stanno disputando le elezioni. Noi possiamo scegliere. Possiamo dire che tutto quello che abbiamo ascoltato e che viviamo ogni giorno è nostra responsabilità per non aver sviluppato il nostro spirito, la nostro buona vibrazione o perché non abbiamo acceso abbastanza candele.

Non possiamo permettere che l'immagine della sinistra sia di un individuo con l'abito buono che si lamenta di non avere più tasche nella giacca per mettere i dollari che gli stanno dando. La sinistra non si vende. Quello che si sta costruendo nell'Altra Campagna è l'unità di tutte queste forze di sinistra, questi movimenti sociali, tutto quel movimento culturale, tutta questa gioventù alla quale si chiede solo di avere pazienza per aspettare quando finirà di essere ribelle".

Con evidente irritazione, Marcos ha detto: "Noi non possiamo più sopportare questo paese, non so voi".

Quello di cui tratta l'Altra Campagna, è fare qualcosa che non ha precedenti né in Messico né nel mondo. "Questo movimento non è dell'EZLN, è nazionale. Quello che adesso facciano, è metterci d'accordo e conoscerci. Perché là in alto nessuno ci guarda".

Ha concluso: "Non è in discussione quale sia la destinazione di questo movimento. La destinazione è la vittoria, e la vittoria è costruire un nuovo paese. Dunque sì, innalzare la bandiera tricolore, con l'aquila che divora un serpente, ma pulita, e non permettere mai più che qualcuno la infanghi. Non stiamo più resistendo. Stiamo passando all'offensiva. Stiamo dicendo chiaramente che andiamo da loro".

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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