La Jornada - Domenica 3 settembre 2006
Antonio Gershenson
La relazione che non è stata declamata

Il governo federale, per paura che ci fosse una manifestazione o che si installasse un presidio permanente, nei dintorni del Palazzo Legislativo, è arrivato a presidiare con soldati e poliziotti per chilometri. Quindici quartieri sono stati posti, come è stato ripetuto, sotto assedio. Ci sono stati dei momenti in cui quelli che abitavano lì, non riuscivano neanche a tornare a casa. E queste misure di sicurezza erano state avviate più di due settimane prima della Relazione presidenziale, anche se hanno continuato ad intensificarsi per arrivare, il primo di settembre, al loro massimo livello. Il capo di Governo eletto nel DF ha detto che lo spiegamento di effettivi di sicurezza ha incluso 2mila 840 elementi della Polizia Federale Preventiva, 800 dello Stato Maggiore Presidenziale, 200 del Gruppo Speciale e 40 blindati. Hanno pensato di star dando una grande dimostrazione di forza.

I posti di blocco sono arrivati perfino allo Zócalo, dove c'era un'assemblea informativa dei sostenitori di López Obrador. Questi - nella sua relazione - aveva detto che non sarebbero caduti nella trappola, nella provocazione, di battersi con i poliziotti o con i soldati, che sarebbero rimasti lì, nello Zócalo. E che "noi, non loro, sceglieremo il momento": parola più, parola meno.

Il programma della Relazione prevedeva, come gli altri anni, che un parlamentare per ogni partito esponesse la posizione del suo partito prima dell'arrivo del Presidente, che avrebbe dovuto consegnare per iscritto la sua relazione (come prevede la Costituzione) e pronunciare un discorso, questo non obbligatorio, ma che sempre, per distinguersi o per qualsiasi motivo, c'è stato.

Come generalmente succede, i parlamentari hanno parlato in ordine "dai meno ai più", cioè prima quelli che hanno meno posti al parlamento, poi il secondo e così via, fino al partito con più legislatori che è il PAN. Il penultimo oratore è stato uno del PRD, che è la seconda forza per numero di legislatori.

Vari dei primi oratori hanno fatto riferimento, molto molesti, al "coprifuoco" attorno al Palazzo Legislativo ed anche dentro. Così quando ha parlato il rappresentante del PRD, nessuno si è preoccupato che si riferisse a quel tema. Ma ha aggiunto qualcosa: "se siamo sotto coprifuoco, non possiamo legiferare liberamente, né deliberare liberamente. Pertanto, non espongo la posizione del mio partito, ma rimango qui fino a che verrà tolto il coprifuoco". In quello stesso momento i suoi numerosi compagni (di più che in anni precedenti) sono saliti sul podio ed hanno circondato l'oratore. E lì sono rimasti. Il presidente della Camera di Deputati, del PAN, ha a questo punto dichiarato una pausa. Nel mentre è arrivato il Presidente per presentare la sua Relazione, ma gli hanno detto che non ci sarebbe riuscito e dopo un breve scambio di parole, Fox ha consegnato il suo scritto e si è ritirato.

La gente che stava nello Zócalo e che - come aveva richiesto López Obrador - era rimasta lì, vedeva quanto che succedeva in San Lázaro da uno schermo gigante. E le grida di allegria aumentavano man mano che vedeva e sentiva quanto stava succedendo. Alcuni minuti dopo, si sentiva "el pueblo... unido... jamás será vencido". E la dimostrazione di forza risultò inutile davanti all'astuzia.

La sinistra era da un mese fuori dalla televisione. Questo incidente l'ha fatta rientrare, anche se in mezzo agli evidenti attacchi. Perfino la televisione internazionale ha trasmesso il fatto.

Questa esperienza mostra che non basta avere tutta la forza dello Stato e del denaro. E ci sono le prossime date: il Grido del 15 settembre, il 16 settembre - con la convenzione nazionale democratica che propone un sistema di istituzioni alternativo - ed il primo di dicembre, con l'entrata in carica del nuovo presidente... che se le cose continuano così, sarà considerato da molti solo il prodotto della frode elettorale. Tutti noi dobbiamo valutare tutto questo con attenzione, perché i fatti non si ripetono allo stesso modo.

Il tribunale elettorale, anche se è già passato sopra alle prove che dimostravano la frode, non ha annunciato ancora due cose. Primo: o le elezioni sono valide, o si annullano. E secondo: chi è il presidente eletto. Questa battaglia del primo di settembre ha dimostrato che le cose non sono così semplici da proseguire impunemente per il cammino della frode. Ma non passeranno molti giorni prima che vediamo se hanno imparato o no questa lezione.

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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