da IL MANIFESTO 3.1.2006
Dalla Selva Lacandona un ronzinante a due ruote
GIANNI PROIETTIS - SAN CRISTOBAL DE LAS CASAS

Rinnovando il mito chisciottesco - ma un po' anche quello guevariano - il subcomandante Marcos, nominato ora Delegado Zero, è apparso a San Cristóbal de Las Casas la sera del 1° gennaio a cavallo di una rombante motocicletta nera. A ricevere il sup e gli altri comandanti zapatisti che lo accompagnavano, nella piazza di fronte alla cattedrale c'erano migliaia di sancristobalensi - compresi i famigerati coletos -, migliaia di indios venuti dalle comunità tzeltal degli Altos, migliaia di vacanzieri messicani e stranieri.

C'era persino - surprise! - un inaspettato giudice Di Pietro con famiglia. Preceduta da una festa di Capodanno nel caracol della Garrucha, la Otra Campaña, che sta attirando adesioni e critiche a un ritmo sostenuto, è partita sulla ruota giusta. A San Cristóbal, nel pomeriggio, un acquazzone totalmente fuori stagione ha lasciato un arcobaleno sulla valle di Jovel di evidente buon auspicio. Non è proprio un arcobaleno di forze diverse quello che si ripromettono di tessere gli zapatisti nei prossimi sei mesi?

Il governo di Vicente Fox e i tre principali partiti, così come la gerarchia cattolica, hanno dato il loro beneplacito, non si sa quanto autentico, a questa nuova peripezia zapatista che, lo si voglia o no, finirà per interferire nella campagna elettorale del 2006. Sicuramente i due principali partiti - il Pan della destra cattolica, attualmente al potere, e il Pri, il dinosauro settantasettenne spodestato da Fox e ansioso di rivincita - credono che la tournée del subcomandante porterà acqua al loro mulino, vista l'avversione dichiarata del sup per il candidato del Prd, il partito di centro-sinistra. "Mano sinistra della destra" è uno degli epiteti con cui Marcos ha silurato l'ex-sindaco di Città del Messico, Andrés Manuel Lopez Obrador, favorito da tutti i sondaggi.

Questa posizione degli zapatisti, sebbene sia comprensibile se si ricorda il tradimento perpetrato dal Prd in occasione della ley indigena del 2001, una vera legge bidone, ha creato un certo sconcerto nell'ambito della sinistra, che si sente fratturata da posizioni così radicali. In realtà, sono in molti a non vedere contraddizione fra il sostegno agli zapatisti e alla causa indigena e un possibile voto a Lopez Obrador. Non foss'altro per porre un freno alle devastanti politiche neoliberali del Pri e del Pan.

Nell'atto che ha riempito il centro di San Cristóbal la sera di Capodanno si è reso palpabile il grande sostegno - e anche l'interesse e la curiosità - che suscitano gli zapatisti.

Un sostegno più che comprensibile, se si considerano i loro obiettivi: tessere una rete di tutte le resistenze anticapitaliste e antineoliberali che esistono in Messico, creare una nuova Costituzione e, soprattutto, inventare un nuovo modo di fare politica che reincluda l'etica, grande esclusa del potere.

L'appello della Otra Campaña è riservato alle forze politiche e sociali che non credono nella presa del potere per la via elettorale ma vogliono "organizzare la società dal basso".

Dopo i discorsi di vari comandanti - ma i maggiori applausi sono stati per gli interventi di due comandantas - è stato il subcomandante Marcos a chiudere la manifestazione.

"Non temiamo di morire nella lotta. La buona parola è stata seminata in buona terra. Questa buona terra è il vostro cuore, che è il cuore in cui fiorisce la dignità zapatista".

Senza attaccare questa volta nel suo intervento i partiti politici o Lopez Obrador, Marcos si è scagliato contro il "patto di Chapultepec", un progetto di governo lanciato dai maggiori industriali neoliberali e filoamericani del Messico.

"Possiamo dire oggi che il 1° gennaio 2006 le forze congiunte della Otra Campaña hanno preso e fatta loro la città di San Cristóbal de Las Casas, simbolo della superbia e dell'orgoglio del potere".

logo

Indice delle Notizie dal Messico


home