El Universal - Lunedì 28 agosto 2006
Delegato Zero”: il declino di una lotta
Vive nella colonia Obrera circondato di pochi collaboratori. Dopo il caso Atenco ed aver cambiato varie volte discorso, la sua fama ha toccato il fondo - Ha sbagliato strategia, dicono
FERNANDO MARTÍNEZ

Sebbene viva qui da quattro mesi, nessuno sa con certezza a che ora uscirà, dove andrà né con chi si riunirà il distinto inquilino del numero 7 di calle Zapotecos, nella colonia Obrera. Il subcomandante Marcos, oggi diventato delegato Zero, non è più seguito dalle moltitudini, né dall'esercito di oltre 50 giornalisti e vigilanti del governo che formavano un convoglio nei giorni precedenti e successivi i fatti violenti di Atenco - del 3 e 4 maggio - in cui Marcos era risorto.

Sergio Rodríguez - il suo collegamento con alcuni mezzi di comunicazione -, la giovane Tamara, il suo autista David ed il suo assistente principale - un tipo alto, con la barba e berretto o a volte cappello - sono quelli che continuano a stare accanto a Marcos, dal suo arrivo nella valle del Messico, il 23 aprile, quando pernottò a Santa Cruz Ayotuxco, in Huixquilucan.

Sono loro che rispondono alle decisioni del subcomandante, preparano il trasporto, la logistica ed il collegamento con i simpatizzanti de "L'altra campagna", benché la squadra di protezione sia formato da membri del Fronte Popolare Francisco Villa Indipendente e da universitari del Consiglio Generale di Sciopero dell'UNAM. Quelli che continuano a stare sempre allerta e lo seguono dovunque sono elementi di tutti i corpi di sicurezza del paese. Anche se attualmente, tutti insieme, non arrivano a 15, dove c'è il delegato Zero c'è sempre anche personale del Centro di Investigazione e Sicurezza Nazionale (Cisen), della Segreteria della Difesa Nazionale - in borghese - e della Polizia Federale Preventiva.

Quando sta nel DF - l'ultima volta c'è tornato il 20 agosto dopo vari giorni di assenza - si aggiunge una pattuglia del gruppo di Forza di Servizio della Polizia capitolina ed un'altra della Polizia Giudiziale. Il suo principale quartiere continua ad essere la casa a due piani al cui pianterreno c'è un internet caffè, El Rincón Zapatista, chiuso da tre mesi da quando Marcos è arrivato e dove il ribelle passa la maggior parte del tempo. L'abitazione, presumibilmente di proprietà di Jorge Javier Elorriaga - carcerato per tre anni, dal 1996, per cospirazione e terrorismo - risalta tra tutte le altre perché la sua facciata è dipinta con motivi indigeni e frasi come: "Un altro mondo è possibile, Democrazia, Libertà e Giustizia".

Juan Refugio Soto e Josefina Concepción Hernández hanno finito per accettare il subcomandante come un vicino in più, questo sì, molto isolato, perché "esce, sale sulle auto e va via, non scambia parola con chi vive qui". Si dice che Marcos fosse qui quando non si sapeva più nulla di lui e si mormorava che fosse morto. L'incappucciato a volte cambia dimora ed usa un'altra abitazione in un accampamento del Fronte Popolare Francisco Villa Indipendente, a La Polvorilla, Iztapalapa. Altre volte, poche, ha pernottato a Satélite, Naucalpan, stato del Messico.

Marcos continua ancora a pensare di liberare i membri del Fronte dei Popoli in Difesa della Terra, arrestati per i sanguinosi fatti del 3 e 4 maggio. Sono ancora in 28 sotto giudizio penale, nella prigione di Santiaguito, mentre altri tre, compreso Ignacio del Valle Miranda, leader del Fronte, si trovano nel carcere di massima sicurezza di La Palma, alla Almoloya de Juárez. Per questo si sta riattivando il movimento con i gruppi simpatizzanti dell'EZLN all'interno del paese, come conferma Sergio Rodríguez, al telefono, che sospettoso si rifiuta di informare oltre sulle attività del subcomandante. Dice che nemmeno lui le conosce.

Chi è in attesa delle mosse di Marcos non sa perché non è tornato a convocare manifestazioni in favore dei contadini di Atenco né contro i risultati delle elezioni del 2 luglio, come aveva annunciato dalla sua apparizione nella Scuola di Scienze ed Umanistica (CCH) Naucalpan, il 24 aprile, quando aveva minacciato di "abbattere" il prossimo governo presidenziale "qualunque fosse".

L’itinerario

Non è più lo stesso Marcos apparso nel 1994, che commosse il paese ed il mondo al comando dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), né quello che guidò lo zapatour nel 2001. Marcos è apparso di nuovo nel centro del paese per promuovere quella che ha chiamato "L'altra campagna" e per la quale ha abbandonato la Selva Lacandona il 28 dicembre 2005, per percorrere Chiapas ed altri stati come Veracruz, come assicura uno degli agenti della PFP che da allora non gli si sono stati staccati di dosso.

Il 2 maggio, il leader dell'EZLN ha realizzato una marcia nello zócalo. Il giorno dopo è andato alla Città Universitaria ad esortare gli studenti a scegliere tra la "resistenza" o "cadere nella trappola" della sinistra messicana che "si è lasciata sedurre ed ipnotizzare". Il leader zapatista è rimasto acquartierato nella colonia Obrera dopo aver annunciato "l'allerta rossa" in appoggio ai contadini di Texcoco ed Atenco. Il suo discorso, che fino a poco prima era di proporre una forma di governo alternativo a quello dei candidati alla Presidenza ed il rifiuto di un sistema di partiti, allora cambiò.

Il 5 maggio Marcos decise di entrare a San Salvador Atenco che un giorno prima era occupato dalla polizia statale e federale, con un corteo partito dall'Università Autonoma di Chapingo e formato da oltre 5mila simpatizzanti. Lì dichiarò: "Se il governo non vuole problemi, dovrà liberare Ignacio del Valle e tutti i membri del Fronte dei Popoli in Difesa della Terra" ed annunciò che sarebbe rimasto a tempo indefinito a Città del Messico per guidare le proteste e le manifestazioni per ottenere la scarcerazione di più di 200 persone di Atenco. Da allora si è ottenuto solo la liberazione della maggioranza col pagamento di una cauzione, ma poco si è potuto fare per 31 imputati.

Allora, il discorso è cambiato di nuovo ed ha minacciato di convocare mobilitazioni il 2 luglio.

Quel giorno, Marcos andò dall'Angél de la Indipendencia allo Zócalo e nient'altro. In un ultimo discorso a Radio Insurgente, il 3 luglio, dichiarò che il governo foxista ed il candidato presidenziale del PAN avevano orchestrato una frode contro Andrés Manuel, ma poi ci sono state solo assemblee, riunioni a porte chiuse e visite negli stati. Il declino della sua fama ha raggiunto la peggiore crisi quando nella sua ultima visita a San Salvador Atenco, l'ultima settimana di luglio, era accompagnato da un massimo di 500 sostenitori.

Le opinioni dei politologi

Esperti assicurano che "L'altra campagna è passata a miglior vita", "è morta quando si è concluso il processo elettorale", davanti a ciò, Marcos non ritornerà in Chiapas, perché sarebbe come cadere nella "irrilevanza"; ora "non gli rimane altro che aspettare che le condizioni di lotta si acutizzino un po' di più, vedere se superano la contesa elettorale ed allora si metterà un'altra volta in alleanza con alcuni gruppi in conflitto".

Il coordinatore del Centro Studi Politici della UNAM, Carlos Sirvent Gutiérrez, ha spiegato perché in un momento nel quale i conflitti post-elettorali in Messico si stanno aggravando e si acutizza il conflitto a Oaxaca, oltre ai problemi in Chiapas, il subcomandante Marcos e quello che ha rappresentato come EZLN non sono presenti non solo sulla stampa, ma nei fatti. La ragione - ha detto - è perché il movimento zapatista si è contrapposto agli interessi delle organizzazioni dei partiti, in particolare contro il PRD.

Il subcomandante rappresentava certi interessi che non erano legati al movimento di sinistra e, perciò, gli eventi politici lo hanno lasciato dietro. "Ora l'EZLN non ha modo di inserirsi nella lotta, perché è la lotta elettorale quella che lui ha disprezzato". Benito Nacif Hernández, professore della Divisione Studi Politici del Centro di Ricerche e Docenza Economiche (CIDE), ha commentato che Marcos ha tentato di intromettersi nel caso Atenco, ma gli è andata male con l'opinione pubblica e questo ha abbassato i suoi consensi, cosa che ha fatto sospettare ad una parte della società che ci fosse un accordo tacito con López Obrador per non danneggiare la sua campagna verso la Presidenza.

"Ora sembrerebbe che gli interessi di López Obrador e Marcos potrebbero essere più affini di quanto fossero prima, quando era un socio scomodo e potrebbe essere più utile che nel passato; tuttavia, il delegato Zero ha mantenuto un silenzio intrigante sul risultato elettorale e sulla democrazia messicana".

Nacif Hernández ha dichiarato: "In Chiapas era già dimenticato da molti, e se ritorna, può essere una caduta nell'irrilevanza. Restando legato a quello che succede ad Atenco e vicino ai media, associato a movimenti come il FPDT, può ottenere risorse ed eventualmente un vincolo con il PRD e la campagna di resistenza civile, cosa più attraente che andare a rifugiarsi sulle montagne chiapaneche".

Per Sirvent Gutiérrez, "non si può più credere che il delegato zapatista stia lottando per i detenuti di Atenco, perché è una causa già superata da tutto quello che succede nel paese", ha segnalato.

"Non possiamo aspettarci molto dal movimento zapatista, perché è svanito", ha aggiunto.

Abitudine del fine settimana

Il pomeriggio di venerdì scorso, il subcomandante Marcos ha lasciato Città del Messico ed il suo quartiere di Zapotecos 7, colonia Obrera, per dirigersi a Querétaro dove, secondo fonti della polizia, si è riunito con simpatizzanti de "L'altra campagna". L'incappucciato, sembra, ha programmato di ritornare nella capitale questo lunedì, in un'abitudine che ha adottato di lasciare la città i fine settimana.

Lo stesso venerdì, Marcos non ha partecipato alla marcia da Zinacantepec a Santiaguito - malgrado fosse convocata dai membri del Fronte dei Popoli in Difesa della Terra - per chiedere la liberazione dei detenuti di Atenco e protestare per l'arresto di Hugo Reyes, a Texcoco, il 18 agosto.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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