La Jornada - giovedì 2 marzo 2006
Condanna l'arricchimento di Fox, di Marta e dei suoi figli
Invita Marcos ad unirsi contro il progetto di aeroporto in Hidalgo
HERMANN BELLINGHAUSEN - INVIATO

Zapotlán de Juárez, Hgo, 1º marzo - Nella piazza centrale di questa comunità, "benedetta" dal disegno del potere di costruire il prossimo aeroporto internazionale della capitale del paese e, quindi, condannata a sparire, il subcomandante Marcos ha detto questa notte: "Se la gente di qui e di altre comunità vicine si unisce, si può fermare quell'aeroporto. Si può accusare il governo di frode, di aver ingannato i contadini, di averli derubati delle loro terre. Possono essere accusati per tutti i danni che faranno alla natura, che finiranno l'acqua e la gente sarà espulsa dalle sue terre".

È stato l'evento al quale ha presenziato più gente finora in Hidalgo. Circa un migliaio di persone, un po' reticenti all'inizio, si sono avvicinate ad ascoltare il discorso del delegato Zero, dopo un atto musicale con musica jarocha, ballate ribelli, rock acustico marca Mastuerzo (hidalguense, naturalmente) e hip hop. A bocca aperta, la gente ascoltava qualcosa di incredibile: forse c'è ancora speranza. Ed assentiva emozionata.

La voce di Marcos esprimeva un'emozione ed un timbro poco frequenti: "Qui ascoltiamo la storia di dolore e di rabbia per questo aeroporto che i grandi ricchi ed i governi vogliono imporre alle comunità. Sappiamo che la gente è stata ingannata e che ci sono state molte pressioni perché vendesse la terra.

Sappiamo che c'è collera e rabbia perché siete stati ingannati. I metri quadrati che vi hanno pagato a 15, 20 o 49 pesos, adesso sono quotati a 350, 450, 500 e perfino a 700 pesos. E quelli che si stanno arricchendo grazie al fatto di avervi ingannati, sono il governo dello stato e quello federale, di Vicente Fox, insieme alla sua famiglia, Marta Sahagún ed i suoi figli. Si stanno arricchendo le grandi imprese costruttrici. Forse loro pensano che ormai è tutto a posto, che sono i proprietari della terra. Invece si può rimediare. Compagni e compagne, potete organizzarvi ancora come comunità, come villaggi e può darsi che facciano retromarcia".

Parlando del "progetto dell'inganno" del grande aeroporto, Marcos ha detto: "Non voleremo mai in aereo. Non ci lasceranno neanche entrare. Perché vi hanno ingannati quando vi hanno detto che vi daranno le concessioni per i taxi. Bugia! Il contratto dell'aeroporto è già stato sistemato con concessionari di altre parti. Vi hanno detto che lavorerete lì. Bugia! La concessione comprende pure i dipendenti. Stanno dicendovi una buglia dopo l'altra dicendo che potrete mettere i vostri negozi. Bugia! Tutto ciò che sta dentro l'aeroporto è già stato venduto e piazzato, insieme agli hotel, ai centri commerciali ed ai ristoranti che costruiranno intorno".

Il discorso aveva un tono di urgenza ed era diretto alla popolazione di Zapotlán: "Per caso avete visto da qualche parte un qualche ricco che viva a fianco di un povero? A loro non piace, gli facciamo schifo, ci disprezzano. Pensate che le grandi residenze che costruiranno attorno all'aeroporto tollereranno di vivere con la gente povera di Zapotlán o delle altre comunità? No, faranno in modo che ve ne andiate e permetteranno solo che vivano a loro gente dello stesso potere economico".

Il delegato Zero ha avvisato: "Dopo l'aeroporto arriverà una grande guerra di spoliazione e non potete permetterlo. Sappiamo che voi avete sangue ribelle: è la storia che ha fatto sì che Hidalgo brilli in altre pagine della nostra storia. Veniamo a chiedervi di non arrendervi, di non lasciarvi andare, di non fermarvi ora che si può alzare il movimento. Veniamo a dirvi che non siete soli. Nell'altra campagna abbiamo organizzazioni di tutto il paese. Operai, sindacati, organizzazioni dei lavoratori della città, autisti, pescatori, popoli indios, contadini, raggruppamenti di donne, collettivi di giovani, gruppi culturali, bambini e bambine".

In modo altrettanto inusuale, per più di un'ora prima del suo discorso, Marcos si è lasciato circondare da centinaia di giovani ed adulti che gli sollecitavano un autografo. Così, ha stampato la sua sigla su riviste, libri, fogli e magliette. Come per lasciare qui un'impronta del suo passo. "La gente in questo paese, umile, semplice e povera... noi tutti ci stiamo unendo perché sia ormai stanchi delle bugie dei governi. Siamo venuti dal sudest messicano e da tutte le parti abbiamo visto che i grandi progetti che propone il governo significano solo miseria ed espulsione per i poveri".

Ha insistito: "Dietro quell'aeroporto c'è un inganno. A voi stanno presentando un disegno di quello che sarà, mentre ai grandi ricchi ne stanno mostrando un altro. Quale pensate che faranno? Naturalmente quello che presentano ai ricchi... quello che mostrano ai ricchi. E quando passa il tempo, se non resistete, se non vi ribellate, vedrete che l'aeroporto che vi hanno disegnato non esiste, perché non ci sarà posto per voi.

Chi ha chiesto a Zapotlán se volevate un aeroporto? Probabilmente se ve lo avessero domandato, avreste chiesto drenaggi, pavimentazione, un costo minore della luce, migliori servizi pubblici, più scuole, migliori maestri, ospedali e cliniche. Ma questo avrebbe voluto dire che stavano tenendo conto di voi, ma i governi non prendono in considerazione la gente in basso, solo quando ci sono le elezioni vengono a chiedere il vostro voto. E lassù in alto non arrivano voti, ma solo denaro".

Il delegato Zero ha aggiunto che "la storia che vediamo in Hidalgo, l'abbiamo già vista nelle altre parti della Repubblica: governanti che si arricchiscono, che iniziano poveri il loro incarico di presidente del consiglio comunale ed i pochi mesi hanno case migliori, auto migliori, diventano ricchi e non lavorano".

Ed ha citato uno dei leitmotiv dell'altra campagna: "Invece di guardare lassù in alto, di sperare di vedere se qualcuno del PRI, del PAN, del PRD o di qualunque altro partito, risolve il nostro problema, non è forse meglio che ci organizziamo e che incominciamo a lottare per le nostre richieste? Perché non domandiamo alla gente di Zapotlán di che cosa ha bisogno? Perché non diciamo loro che si unisca e che si organizzi, che unisca la sua lotta con la gente in basso di tutto il paese, con noi che stiamo nell'altra campagna. E che allora s'incomincino a fare le cose secondo i bisogni della gente".

Quelli che stanno imbrogliando le carte per imporre l'aeroporto, ha proseguito, "sono gli stessi che stanno molestandoci, sfruttandoci e disprezzandoci in tutti gli stati della Repubblica. Quello che stiamo proponendo non è un cambiamento di governo, ma di fare un altro paese, perché questo che stanno imponendoci non serve a niente. Non può risolvere il bisogno di posti di lavoro, non può dare istruzione ai giovani, nè può dar loro un impiego quando escono dalla scuola perché, lo sappiamo bene, quando escono dalla scuola i ragazzi e le ragazze, rimangono senza lavoro... colui che lo trova, colui che si prende il posto, è il cugino, il cognato, il fratello di quello che sta lassù in alto.

Basta con questa situazione. Non aspettiamo mai più che lassù dall'alto qualcuno risolva le cose. Ci alzeremo in tutto il paese per farla finita col sistema che ci tiene così: il sistema capitalista. Che vadano via i padroni, i proprietari terrieri. Che la terra sia di chi la lavora: dei contadini. Che quelle terre, ora proprietà del governo che le ha ottenute con l'inganno, siano restituite ai loro legittimi proprietari e lì torni a crescere il mais, i fagioli, ciò che ognuno seminava, perché lì si seminava la vita ed ora ci saranno sopra cemento ed asfalto, il che vuol dire morte".

Il pubblico ascoltava trattenendo il fiato. "Che i negozi e le fabbriche siano di quelli che ci lavorano dentro, che la gente che lavora sia proprietaria della ricchezza che genera e non pochi ricchi. Perché permettiamo che i grandi centri commerciali arrivino qua, a seguito dell'aeroporto? Che cosa succederà con i meccanici, i negozi alimentari, i mercati? Ci saranno solo più centri commerciali e neanche lì potremo entrare perché, lo sappiamo bene quando siamo a casa, con la paga non ce la facciamo, le cose sono sempre più care. Non dobbiamo uscire in strada per rendercene conto: non appena arrivano le bollette della luce, del catasto, dell'acqua, del telefono, vediamo che salgono e salgono, mentre il prezzo dei prodotti che raccogliamo va sempre più in basso.

Non ce lo stiamo inventando, ce l'hanno raccontato proprio qui dove siamo. Ci hanno detto che tre anni fa il prezzo di una tonnellata di orzo era tanto ed ora è più basso. Ma, sono forse scesi i costi dalla luce, del gas, del cibo che consumiamo? No. Lavoriamo allo stesso modo, o di più, ma di volta in volta ci pagano sempre meno per i nostri prodotti. Perché lo stiamo permettendo?".

Marcos ha chiamato la gente ad organizzarsi: "Forse qui solo in Zapotlán non si riesce, forse solo in Hidalgo non si riesce, ma in tutto il Messico si riesce certamente, perché non siamo pochi, siamo già centinaia di migliaia ed arriveremo ad essere milioni in tutto il paese. E ci alzeremo insieme e butteremo via quella banda di fannulloni che stanno lassù in alto e non ci sarà più chi comandi lassù in alto, ma solo chi ubbidisce, perché di questo si tratta: di far sì che i governi ubbidiscano ai popoli, che facciano quello che viene detto loro... e se non servono o se si corrompono, senza tante parole, nel bidone della spazzatura o in prigione, che è il posto dove devono stare".

Ed ha concluso: "A questo stiamo invitandovi. In questo 2006 che è anno di elezioni, eleggiamo di essere degni. E la dignità è, soprattutto, che uno rispetti se stesso e che uno impari a rispettare all'altro... cioè che ognuno impari a farsi rispettare. Ed è quello che faremo noi con questo movimento. Ci imporremo ai ricchi. Che siano loro quelli che hanno paura, quelli che non possono dormire. Che provino loro l'angoscia di non sapere che cosa succederà loro... perché durante tutti questi anni quell'angoscia era nostra... ma cambieremo. Per quanto si possano nascondere, per quanto dicano sui giornali, in televisione o per radio, noi siamo quelli che trionferemo, perché abbiamo la ragione, perché la nostra causa è giusta e nobile".

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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