La Jornada - Mercoledì 1° novembre 2006
In Città Juárez installano un accampamento pro-Oaxaca
Marcos: per lottare, non esiste frontiera nord-sud

HERMANN BELLINGHAUSEN - INVIATO

Valle de Juárez, Chih, 31 ottobre - "Continuiamo a mettere al gatto la sua campanellina. Continuiamo ad unire il nord col sud" - ha detto con spontaneità, col suo accento settentrionale, Don Armando Villarreal Marta a nome degli agricoltori di confine, durante l'atto dell'altra campagna nella comunità San Agustín, prima di esclamare, con fantasia: "In alto tutto il Messico!". Come normalmente succede nella frontiera nord, la gente proviene da qualsiasi parte e nessun angolo del paese è estraneo. Dall'inizio della riunione, Oaxaca ed il suo popolo erano presenti.

Verso la conclusione, gli organizzatori hanno annunciato la creazione dell'Assemblea Permanente per la Dignità di Oaxaca. Come prima azione, contadini, ex-braccianti ed attivisti di questa zona rurale sulle rive del Bravo si sono trasferiti nella vicina Città Juárez per installare in centro un accampamento permanente in appoggio agli oaxaqueñi e per il ritiro immediato della PFP.

"Questa è una terra di coraggiosi che sono vicini ai coraggiosi" - aveva aggiunto Don Armando e nel suo saluto al subcomandante Marcos si è dichiarato per una riforma dello Stato, prima di regalargli una grossa biografia di Pancho Villa, quella di Paco Ignacio Taibo II, ed il suo coltello, "perché castri un neoliberale e poi un altro".

Il professor Manuel Robles, figura locale di gran rispetto e fondatore del museo regionale nel cui cortile c'è stata la riunione, ha detto: "Ci sentiamo prilegiati per aver nuovamente con noi un delegato zapatista", perché ha ricordato che nel 1999 qui si sono accolti gli indigeni basi d'appoggio dell'EZLN, durante la consultazione nazionale indetta dai ribelli. Ha pure ricordato che allora aveva consegnato agli zapatisti la bandiera con la quale la gente della valle ha lottato per 13 anni per impedire che gli statunitensi installassero una discarica nucleare nella Sierra Bianca.

Ha raccontato che questa valle era stata chiamata la Valle dei Coraggiosi perché, secondo la tradizione, gli abitanti originari avevano scacciato i primi spagnoli. Per qui passò Benito Juárez quando difendeva la nazione e dopo il generale Lázaro Cárdenas. Oggi si è celebrato quindi "il reincontro tra la selva Lacandona e la valle del nord di Chihuahua".

Prendendo la parola, il delegato Zero ha continuano a dipanare i ricordi: "Quando sono arrivati in Chiapas, i compagni che erano stati qui hanno consegnato la bandiera che voi avevate dato loro. I comandanti hanno chiesto chi era la gente che tanto degnamente aveva alzato quella bandiera e conquistato una vittoria che non è conosciuta molto in Messico e nel mondo. Per questo siamo venuti, per conoscerci".

Un'altra partecipazione significativa di oggi è stata quella degli ex-braccianti. Marcos ha ricordato che "in varie parti della Repubblica vi abbiamo incontrati e ci sono dolori che non si stanno raccontando ed è necessario conoscerli. Voi siete andati dall'altra parte in piena guerra mondiale. Non avete subito solo umiliazioni, siete vissuti anche col pericolo di un attacco delle potenze dell'Asse contro gli Stati Uniti. Si dimentica che avete lavorato per 10, 15, 20 anni vi si stanno negando quanto è di vostro diritto, quanto vi siete guadagnati di diritto col vostro lavoro".

Questo ritorna alla memoria, "perché quel bavoso di Vicente Fox, per i sei anni in cui ha fatto il boa riceve 3 milioni 350mila pesos ed agli ex-braccianti che stavano rischiando la vita ed sollevando quel paese da un'economia di guerra, nega quanto è nei loro diritti". Ha detto che la totale responsabilità di "quel furto" ricade su entrambi i governi: quello statunitense e quello messicano. "E Fox non ha rispettato la promessa che vi aveva fatto, come non ne ha rispettate molte altre. Aveva anche detto che avrebbe risposto alle richieste dell'EZLN; è una pendenza che dobbiamo ricordargli al momento giusto".

Fox si sta ritirando "con le mani insanguinate, del sangue di bambini". Ha ricordato che in Atenco, la forza pubblica ha assassinato un minorenne. "Ora a Oaxaca, domenica, hanno ammazzato un altro bambino e Fox sta dicendo che non c'è stato nessun morto, che ci facciano vedere 'i morti', dice, e si dimentica che la PFP si è portata via il cadavere del bambino affinché non fosse identificato. Non possiamo lasciare Oaxaca sola. Non possiamo dire che il nord, che Juárez, è lontano da Oaxaca, perché sa bene ognuno di noi, che ci siamo alzati contro il governo, che i mezzi di comunicazione dicono bugie su di noi. Quando qualcuno si alza per esigere i suoi diritti è un delinquente; quando qualcuno commette un crimine da un posto di governo, gli danno invece un premio".

Ha invitato la gente della valle ad abbattere i malgoverni ed a promuoverne uno buono, "e qui si deciderà dove andate e se cambia la vita sul río Bravo che finora è stato solo una linea di acqua piena di morte grazie al fatto che dall'altra parte questi stronzi di ranger, i minuteman e la migra stanno solo dando la caccia ai nostri fratelli come se fossero animali. Non è vero che il nord è separato dal sud. Se vediamo che il nostro dolore, che l'ingiustizia che patiamo, ha uno stesso luogo d'origine: il sopra, il politico, il ricco, il corrotto". Quella frontiera - ha terminato - "per noi non vale. Se cade Ulises Ruiz, come dite voi, che cada anche la frontiera".

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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