La Jornada - Sabato 1° Luglio 2006
Presenza militare, conflitti sociali e zone ancora isolate per i danni causati da Stan
ONG: in Chiapas il voto sarà in circostanze "di eccezione"
C'è incertezza nelle comunità indigene per il giro che ha dato l'altra campagna

JUAN BALBOA ED EMIR OLIVARES

Organizzazioni dei diritti umani hanno affermato che in Chiapas ci sono zone nelle quali è trova in pericolo la possibilità di votare.

Anche se la Segreteria di Governo assicura che il clima è tranquillo, sottolineano che le circostanze "di eccezione" nello stato non sono per nulla sparite.

Hanno detto che le elezioni federali del 2 luglio e quelle statali del 20 agosto si realizzeranno in una situazione "di eccezione", perché ci sono almeno 71 accampamenti militari in territorio indigeno, all'interno della logica del conflitto armato incominciato nel gennaio del 1994.

Varie organizzazioni della difesa dei diritti umani in Chiapas, tra le quali il Centro Fray Bartolomé de las Casas, Alianza Cívica Chiapas, Peace Watch Suiza, Propaz Suiza e il Servizio Internazionale per la Pace, hanno espresso pure la loro preoccupazione perché, alla vigilia delle votazioni, nello stato c'è una situazione vulnerabile nell'ambito politico e sociale, un teso clima prelettorale, che prevale nell'ampia zona colpita dall'uragano Stan.

Le organizzazioni non governative sottolineano che nel primo semestre dell'anno ci sono stati 131 conflitti sociali nelle regioni Costa e Sierra, e che il 63 per cento di questi è stato provocato dalle richieste di aiuti e di programmi reclamati dai disastrati dell'uragano. L'altro 27 per cento è stato generato da problemi di corruzione, tra i quali la distribuzione selettiva di aiuti e programmi governativi, e per la deviazione di risorse pubbliche.

In una relazione che analizza la recente situazione nello stato, le organizzazioni concludono che una delle ragioni per cui la maggioranza dei chiapanechi non andrà alle urne è per le distruzioni dovute a Stan, visto che molte strade sono ancora interrotte, per cui "sarà difficile che nei prossimi giorni si rechino ai seggi". Un'altra causa sono i conflitti statali e nazionali.

Si documenta pure che nello stato c'è "un clima di incertezza" dovuto alla decisione del subcomandante Marcos di sospendere il giro dell'altra campagna attraverso il paese e per la dichiarazione dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale d'allerta rossa dopo i fatti in San Salvador Atenco, stato del Messico.

Al Centro Fray Bartolomé de las Casas, presieduto dal vescovo emerito Samuel Ruiz García, non piace che i comizi presidenziali di domenica prossima si diano in mezzo alla militarizzazione delle comunità indigene chiapaneche, il che ostacola le possibilità reali di soluzione e rende impossibile una "normalità democratica".

In un percorso di osservazione, il CDHFBC ha confermato che in varie regioni della "zona grigia" il libero transito è limitato, non solo dai posti di blocco che ci sono ancora, ma anche per la presenza intimidatoria dei soldati nelle comunità. Gli abitanti di varie regioni continuano a denunciare la presenza di gruppi paramilitari come una minaccia latente, alimentata dalla presenza castrense, e uomini e donne assicurano che non vivono in pace perché la presenza dell'Esercito continua a limitare la loro vita quotidiana.

Ha constatato inoltre che la militarizzazione in Chiapas non è solo in relazione con "le necessità di uno stato con caratteristiche di zona di confine", ma invece risponde soprattutto al progetto militare di controllare la popolazione indigena ed il suo territorio. In queste condizioni, la democrazia non è possibile.

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

logo

Indice delle Notizie dal Messico


home