La Jornada 31 marzo 2005
Per quest'anno sono previste 250 mila espulsioni
IN CHIAPAS CI SARÀ LA STAZIONE MIGRATORIA PIÙ GRANDE DELL'AMERICA LATINA
ALONSO URRUTIA E RODOLFO VILLALBA - Inviato e Corrispondente

Tapachula, Chis. 30 marzo - Verso mezzogiorno Erwin Montes viene restituito alla sua terra: il Guatemala. Nella stazione migratoria guatemalteca termina l'odissea delle sue ultime 48 ore di vita che l'hanno portato ad attraversare illegalmente la frontiera mexicana, ad acquattarsi nelle vicinanze della ferrovia nell'attesa del mezzo di trasporto verso il nord e cercare di non cadere vittima delle bande criminali (denominate "maras"), ad essere presente all'assassinio di un ex criminale dei maras che ha provocato l'operativo della polizia e degli agenti di migrazione alla ricerca dell'omicida, fino a che cade in quella retata – racconta - che fa fallire per la terza volta il suo tentativo di arrivare negli Stati Uniti.

Così è la vita in questa frontiera dove i controlli sono relativi, dove in migliaia attraversano con speranza ed in migliaia ne vengono respinti senza più speranza. Un andare e venire interminabile e crescente. È un fenomeno in aumento esponenziale - come dichiara Tonatiuh García, direttore del Controllo e Verifica Migratoria dell'Istituto Nazionale di Migrazione (INM).

Le proiezioni ufficiali prevedono 250 mila espulsioni nel 2005. Sono molte? Sono poche? La cifra non si capisce senza un confronto: il volume di clandestini che si prevede di espellere quest'anno, è quasi il doppio delle espulsioni effettuate dall'INM solo nel 2002, quando le statistiche parlano di 138 mila in tutto il paese e del 20% in più dei 215 mila dell'anno scorso.

Altre cifre: la capacità della stazione migratoria di Tapachula è di 80 persone, solo il 10% della domanda reale di 800. La sovrapopolazione - riconosce il delegato statale dell'INM, Mauricio Gándara - è enorme ma fortunatamente – secondo lui - i clandestini vi rimangono solo alcune ore, "da tre ad otto" nel caso dei guatemaltechi. Non più di una notte se si tratta di honduregni o guatemaltechi.

Giornalmente partono tra i 10 e 15 autobus verso El Salvador e l’Honduras, ed una trentina verso il Guatemala. È il riflusso di clandestini il cui passaggio verso il Messico è incontrollabile - ammette José Alberto Camiz, capo della stazione migratoria sul ponte Talismán alla fronteria Messico-Guatemala – si parla di 600/700 persone espulse quotidianamente dal territorio messicano.

Il progetto modello dell'INM per far fronte al fenomeno sarà concluso in settembre: una nuova stazione migratoria che potrà contenere quasi un migliaio di clandestini. Il progetto e la costruzione sono avvenuti con la consulenza della Commissione Nazionale dei Diritti Umani (CNDH) e dell'Organizzazione Internazionale delle Migrazioni.

"Sarà la più grande dell'America Latina, conformemente alle dimensioni del flusso migratorio in questa regione", sottolinea García, per il quale l'opera è un riconoscimento del ruolo strategico del Chiapas nel fenomeno migratorio e la dimostrazione della coerenza con le richieste messicane rispetto al trattamento dei connazionali alla frontiera nord. Nel 2004, 200 mila dei 215 mila clandestini usciti dal paese lo hanno fatto attraverso il Chiapas, regione dove è stata fermata la metà di loro.

García è in carica da solo un mese. Sostituisce Joaquín Blanes, destituito dopo la diffusione della deplorevole situazione nella stazione migratoria di La Venta, denunciata proprio dalla CNDH, questione non ancora completamente risolta perché sono in corso processi amministrativi per stabilire le responsabilità per il deterioramento di quella stazione che era stata ristrutturata.

Le nuove strutture permetterebbero, secondo l'INM, di alleviare in parte i problemi di sovrapopolamento in alcune stazioni di altre entità, perché favorirebbe il flusso di clandestini in Chiapas.

L'investimento stimato è di circa 80 milioni di pesos che includono l'adattamento di strutture "antivandaliche". L'obiettivo: evitare per quanto possibile la distruzione che molti clandestini commettono per sfogare la loro frustrazione e che implica non solo un alto costo di manutenzione, ma anche il rischio che il materiale sia utilizzato per improvvisare armi.

Questa situazione si complica perché necessariamente si deve evitare qualsiasi somiglianza con un penitenziario. "Per noi non sono delinquenti e non possono essere trattati da tali o non vogliamo che le strutture li facciano sentire tali", segnala María Eugenia Morales, direttrice delle Risorse Materiali dell'INM.

Aggiunge che lo stato di depressione o di stress in cui molti clandestini arrivano alle stazioni migratorie provoca molti danni.

Già rassegnato a stare essere di nuovo nella sua patria, Erwin racconta che nella retata della polizia municipale in cui è caduto, non sono stati pochi quelli picchiati. Lui no, dichiara, "ma al mio compagno hanno perfino infilato una borsa di plastica sulla faccia" per fargli dire quello che sapeva sull'assassinio dell'ex-mara.

Questa è stata la peggiore delle sue avventure in Messico. Quando tentò per la prima volta, arrivò fino a Veracruz e la seconda fino a San Luis Potosí. Questa volta non ha superato Tapachula.

- Contatti i trafficanti di clandestini (polleros) per il passaggio?

- In Messico? No, in Messico entra chiunque.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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