30 agosto 2005
A tutt@ coloro che sottoscrivono la Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona
Ai partecipanti alla riunione con ONG, collettivi e gruppi
Compagni e compagne:
Queste dovevano essere le parole di chiusura della riunione di ONG, collettivi e gruppi, ma la sessione si è protratta e, alla fine, un buon numero di persone se n'era già andato. In ogni caso, vi avevo promesso che le avrei mandate con una lettera e quindi, eccole qui:
Io avrei incominciato inveendo contro gli intellettuali pro-AMLO e pro-voto-per-il-meno-peggio che, facendo sfoggio di inerzia mentale, si accontentano di tagliare ed incollare frasi per ricostruire delle "cattive letture" (m'immagino che qualcuno le plauda), o che, dopo un ampio giro di parole, finiscono solo per dirci che il loro psicoanalista ed il loro chef sono argentini… o contro quelli che pretendono di applicare all'Altra Campagna le tre leggi della dialettica accademica: "chiedimi perdono", "chiedimi il permesso", "chiedimi l'orientamento" e (lo so che ho appena scritto che sono tre, ma siccome sono dialettiche, ne esce sempre una quarta) "chiedimi la direzione". Questo, dopo aver emendato "ce la faranno pagare a tutti" che, come nessuno si è disturbato di rilevare, era stato detto nella riunione con le organizzazioni politiche di sinistra. Cioè, AMLO ce la farà pagare come organizzazioni di sinistra, non la farà pagare agli annunciatori radio e tv, agli intellettuali, a giornalisti o editorialisti. A questi offrirà borse di studio, posti di lavoro, ambasciate, consulenze, consolati, o qualsiasi altra forma prenderanno le adulazioni tanto care ai media. Quindi, avrei proseguito correggendo la frase "li faremo a pezzi", perché non hanno nemmeno la consistenza perché possano finire a pezzi, cosicché avrei precisato: "li polverizzeremo".
Ma vedete bene che non lo faccio, che mi sto comportando bene. Quindi, è meglio che vi mandi alcune riflessioni su quanto è stato detto nei diversi interventi nella riunione.
Lasciando da parte che mi prendevate in giro per via della pancia (non mi ingannate, ho potuto sentire più di uno sguardo lubrico e lascivo percorrere la mia appetitosa figura) e che c'è stata più di una qualche velata allusione al mio machismo modello "Pedro Infante reloaded", abbiamo sentito una preoccupazione comune: quella del rispetto dell'autonomia e dell'indipendenza dei gruppi e delle organizzazioni. Più di un intervento ha segnalato che l'altra campagna non dovrebbe sfociare in una struttura centralizzata e gerarchica.
C'è stata pure una tendenza a cercare, ed ascoltare, nello specchio. Cioè, ci si è ascoltati tra simili: artisti con artisti, femministe con femministe, anarchici con anarchici, media alternativi con media alternativi e così via. Poco interesse hanno suscitato le storie che si riferivano a realtà diverse e perfino opposte. Come se, anche nella diversità presente, ognuno cercasse di rinchiudersi nel proprio luogo e nella propria modalità di lotta.
Si capisce che ognuno tenda a relazionarsi col suo simile, e si capisce che ognuno veda nella Sesta e nell'altra campagna il suo posto. Dopo tutto, questo è l'obiettivo della Sesta: in un punto comune, quello anticapitalista di sinistra, aprire un luogo per tutti.
Ma non solo la Sesta e l'altra campagna sono entrambe luoghi per ascoltare ciò che è diverso in ciò che è in comune, cioè, ci si oppone allo stesso sistema ma con modi e mezzi differenti.
Perché, tutte le varietà di colori e modalità presenti in questa riunione, non sono niente a confronto dell'ampio ventaglio di diversità convocate dalla Sesta e che si sta articolando nell'altra campagna. Ci sono organizzazioni politiche che portano sulle spalle decenni interi di lotta e di resistenza anticapitalista; ci sono organizzazioni sociali con una lunga storia di lotta e di successi nella rivendicazione di migliori condizioni di lavoro e di vita; ci sono popoli ed organizzazioni indigene che portano su di sé non anni, ma secoli di resistenza contro il razzismo e di lotta per il rispetto della loro cultura; ci sono persone, uomini e donne che nella loro famiglia, nel loro quartiere o nel loro posto di lavoro, si preoccupano di tutto ciò che succede e vogliono fare qualcosa per cambiarlo.
Avrete senz’altro l'opportunità di vederli ed ascoltarli nella plenaria. Vedrete allora che ci sono molt@ altr@, oltre a quell@ che si sono riuniti qui questa volta. Uomini e donne che hanno trascorso tutta la loro vita cercando e lottando per trasformare il sistema. Non fanno solo un discorso articolato e coerente di critica al sistema, hanno anche una proposta alternativa. E per concretizzarla lavorano con sindacati, associazioni di cittadini, raggruppamenti contadini e di produttori, cooperative, gruppi studenteschi e di insegnanti, popoli e comunità indigene. Le loro rivendicazioni, in alcuni casi, hanno un orizzonte definito: migliori condizioni di vita, di salario, di lavoro, rispetto della cultura, attenzione all'ambiente. Per altri di loro, queste rivendicazioni sono un mezzo per trasformare gradualmente ma in profondità il sistema. Ed in altri ancora, la difesa dei diritti umani è lo specchio in cui tutt@ noi ci guardiamo. Perché, in fin dei conti. la rivendicazione del rispetto della diversità, del riconoscimento della cultura, di migliori condizioni di vita, di un'arte libera, di un'informazione alternativa, di equità di genere, di libertà, di democrazia, di giustizia, sono rivendicazioni di diritti dell'essere umano.
Essi ed esse ci troveranno, noi neozapatisti, al loro fianco nelle loro lotte particolari, locali, regionali e nazionali. Crediamo che noi tutti dobbiamo sforzarci di ascoltarli, cioè, di rispettarli. Perché voi dovete capire che anche loro hanno un posto in questo "noi" che vogliamo costruire grande e collettivo.
Ma ascoltare e rispettare non significa subordinarsi, ubbidire, tacere. Voi avete fatto della critica e del metter in discussione la vostra bandiera ed il vostro metodo: avete messo in discussione il machismo che si annida perfino nel linguaggio, criticato i grandi mezzi di comunicazione che impongono perfino che cosa dobbiamo bere e come beviamo, messo in discussione il sistema di produzione e di circolazione dell'arte, criticato le molteplici piramidi di comando e di obbedienza che si riproducono in alto... e in basso a sinistra: avete messo in discussione le mode ed i modi con cui si mediatizza la diversità, criticato la sordità davanti alla rabbia del popolo.
Perché se un movimento anticapitalista non aspira a trasformare tutto e non solo i rapporti di proprietà e di produzione, allora non ne vale la pena perchè non farà altro che ripetere ingiustizie ancestrali, ma con un nuovo alibi.
Se la trasformazione che vogliamo non include la trasformazione radicale delle relazioni di genere tra uomini e donne, di quelle generazionali tra "maturi" e giovani, di quelle di convivenza tra eterosessuali e tra ognuno-come-gli-pare, di quelle culturali tra indigeni e non indigeni, di quelle di vita tra esseri umani e natura, allora quella trasformazione non sarà che un’altra caricatura ancora tra quelle che ormai abbondano nel libro della storia.
Qualcuno ha detto che se in questa rivoluzione non possiamo ballare, allora non può essere la nostra rivoluzione. Bisognerebbe aggiungere che se in questa rivoluzione non cambiano le relazioni tra le diversità che popolano l'essere umano, allora questa non è la nostra rivoluzione e bisognerà farne un'altra, ed un'altra, ed un'altra ancora, fino a che il "Nessuno" che siamo, splenda con tutti i colori che siamo ed in tutte le forme che abbiamo.
Se voi dovete comprendere che quelle e quegli altr@ divers@ da voi hanno un posto, anche loro devono comprendere che voi avete un posto nel mondo, nella Sesta e nell'altra campagna.
Alcuni giorni fa, nella riunione con i popoli indios e le organizzazioni indigene, segnalammo che i neozapatisti sarebbero stati con gli indigeni nella difesa della loro diversità e nella loro specificità come indigeni.
Ora vi diciamo che l'EZLN e la sua Commissione Sesta saranno con voi nella difesa della vostra autonomia ed indipendenza, nella vostra opposizione alla creazione di una struttura organizzativa centralizzata e gerarchica. La nostra idea non è di una ma di molte organizzazioni, non di un solo ma di molti modi, non di uno solo ma di tutti i colori che, in basso a sinistra, colorano la ribellione.
Quindi, saremo con le organizzazioni politiche di sinistra che lottano contro il capitalismo e propongono una nuova relazione sociale, con i popoli indios che si mantengono saldi nei loro diritti e nella loro cultura, con le organizzazioni ed i movimenti sociali che rivendicano migliori condizioni di vita e di lavoro.
Ma saremo anche con gli artisti di strada o di luoghi poco o per nulla conosciuti, con i mezzi di comunicazione alternativi, con i cantanti di hip-hop o rappers o skaters o dark o eccetera, con le bande, con gli omosessuali e le lesbiche, con i travestiti, i transessuali e transgeneri, con le femministe, con le organizzazioni per la difesa dei diritti umani e per la libertà dei prigionieri politici, con i modi dei giovani e delle giovani, con la razza, con gli individui (al maschile ed al femminile), insomma con tutt@ coloro che hanno fatto propria la Sesta e stanno già costruendo, con noi, l'altra campagna.
Potrei concludere dicendovi di non farvi cooptare o assorbire, di difendere il vostro spazio ed il vostro lavoro, ma sono sicuro che tutt@ sapete che lo spirito della Sesta e dell'altra campagna non è dire a nessuno quello che deve o non deve fare, ma ascoltare, imparare e mettere insieme quello che fa ognuno.
E tan - tan. Fate buon viaggio. Ci vediamo il 16 settembre.
Mi stavo dimenticando: volevo anche avvisarvi che la riunione preparatoria che ora seguirà è quella per donne, uomini, anziani, bambini e bambine, a titolo individuale, familiare, di comunità, di strada, di quartiere o come vicini. L'arrivo è per venerdì 2 settembre, la riunione sarà sabato 3 e la partenza domenica 4 settembre. La riunione si terrà nel villaggio di Dolores Hidalgo, nel territorio del MAREZ San Manuel, Caracol di La Garrucha. Dolores Hidalgo è il villaggio dove si è svolta la riunione con organizzazioni e movimenti sociali. Le compagne ed i compagni del Frayba vi daranno indicazioni su come arrivare senza perdervi e, se qualcuno lo chiede, di come non arrivare a perdersi.
Non tardate perché sono un poco raffreddato e noto, con orrore, che sto perdendo la mia appetitosa pancetta.
Per la Commissione Sesta dell'EZLN
Dalle montagne del sudest messicano
Subcomandante Insurgente Marcos
Messico, agosto 2005
(traduzione del Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)