MESSICO: SENZA IL NOSTRO MAIS NON SIAMO UN POPOLO *

Dal numero 43 - gennaio 2005 - della rivista Biodiversidad - Sustento y Cultura

Nel novembre del 2001 si compiva quello che diverse organizzazioni del Messico e di altre parti del mondo avevano avvertito e sospettato da molti anni prima: la contaminazione transgenica del luogo di origine del mais. Inevitabilmente, l'importazione di mais transgenico dagli Stati Uniti per il consumo, avrebbe portato, come ha portato, alla contaminazione genetica del mais messicano. Sono trascorsi tre anni esatti: tre anni di denunce, di resistenza, di ricerca di strade per riscattare semi, sovranità e sicurezza alimentare, da parte di diverse organizzazioni indigene contadine e ONG.

Aldo Gonzales, membro dell’Unione delle Organizzazioni della Sierra Juarez di Oaxaca, recentemente ha dichiarato: “la contaminazione del mais è un attentato diretto contro le nostre culture, ci corrode nell'essenza, è qualcosa con cui siamo intimamente e millenariamente in relazione: il mais è uno dei pilastri delle nostre culture, la base della nostra resistenza, senza i nostri mais non siamo un popolo, non siamo comunità, non siamo gente... Come risolvere la contaminazione transgenica del mais in Messico? Che cosa possiamo fare come comunità? A noi popoli indigeni preoccupa rispondere a queste domande... Sappiamo che il governo ed il parlamento non ascoltano le nostre parole ma ascoltano solo i loro padroni: le multinazionali. Crediamo che la mobilitazione debba avvenire nelle nostre comunità. È probabile che poca gente la noti perchè non sarà eclatante, ma sarà di sicuro contundente: deve avvenire in ogni comunità, in ogni pezzetto di terra, in ogni pensiero, in ogni sentimento di chi è disposto ad essere guardiano del mais. Oggi seminare mais autoctono è diventato una questione politica, un'azione diretta contro il modello neoliberista che vuole distruggerci... Noi indigeni difenderemo i nostri mais autoctoni seminandoli nelle nostre terre, che non sono solo nostre, ma anche del mais”.(1)

In questi ultimi mesi è risultata chiara la grave offensiva scatenata in diversi paesi del sud, consistente nell’approvare leggi di biosicurezza favorevoli agli interessi delle corporazioni e del libero commercio in agricoltura: uno di questi paesi è il Messico. Le pressioni delle corporazioni sono venute alla luce. Sono saltate fuori anche le pressioni degli Stati Uniti affinchè il rapporto su “Mais e biodiversità: effetti del mais transgenico in Messico”, elaborato dalla Commissione di Cooperazione Ambientale dell’America del Nord (CCAAN), non arrivasse nelle mani della cittadinanza, degli indigeni e dei contadini. Non volevano che fosse reso pubblico nel bel mezzo delle pressioni per approvare la legge di biosicurezza che è in discussione al Senato.

Fermare la legge che legalizza la contaminazione

Giorno dopo giorno dagli studi delle università viene fuori che l'edificio della biotecnologia e dell'ingegneria genetica si basa sull'incertezza, su dubbi crescenti. Alcuni falsi principi, altri insufficienti, costituiscono le basi sulle quali si è costruita l’armatura di carta dell'ingegneria genetica. Che cosa succede nei cromosomi? Soprattutto, come funzionano realmente i meccanismi ereditari? Come ben segnala Silvia Ribeiro, "scienziati che dovrebbero lanciare l’allarme alla popolazione sull'incertezza e sull'impatto che può provocare la liberalizzazione di transgenici nella nostra vita, nelle coltivazioni e negli alimenti, si dedicano invece, ad assicurare che 'tutto nella vita comporta dei rischi'"(2)

Da gran parte delle organizzazioni di governo e delle università, anche internazionali come il Centro Internazionale del Miglioramento di Mais e Frumento (CIMMYT), con sede in Messico, le risposte sono state nel senso di negare il problema, di minimizzare i fatti, di cercare di guadagnare tempo per riuscire a legalizzare la contaminazione, ed altro ancora...

A settembre, di fronte alla possibilità di discussione alla Camera dei Deputati del progetto di legge sulla biosicurezza – con cui sarà regolamentato l'uso e il consumo degli organismi geneticamente modificati (OGM) – circa 300 organizzazioni, indigene, contadine, di piccoli agricoltori, di ambientalisti, di difensori dei diritti umani e di universitari, hanno rafforzato la loro campagna d'informazione sugli effetti negativi che potrebbero causare gli OGM alla biodiversità ed alla salute umana ed hanno richiesto ai deputati di approvare una legge che fosse a beneficio delle persone e non delle multinazionali.

La pubblicazione del rapporto della CCAAN ha scatenato una frenetica attività intorno alla legislazione sui transgenici.(3)

Il rapporto della CCAAN

Il rapporto della CCAAN è stato realizzato su richiesta di 21 comunità dello stato di Oaxaca – e di altre organizzazioni – colpite dalla contaminazione transgenica dei loro mais autoctoni, dopo aver constatato nel 2001 la contaminazione transgenica del mais in varie zone del Messico.

Questo rapporto era pronto per la diffusione da giugno di quest'anno. La CCAAN si era formata dopo la firma del NAFTA nel 1994, con l'obbiettivo di elaborare rapporti e consigliare Stati Uniti, Canada e Messico sull'impatto del libero commercio sull'ambiente naturale. A causa delle sue raccomandazioni, la pubblicazione di questo rapporto, terminato nel giugno di quest'anno, è stata bloccata fino ad oggi dai governi di Stati Uniti, Canada e Messico. Di fronte alle azioni nelle rispettive Camere per approvare in modo urgente la legge sulla biosicurezza, e per l'importanza delle raccomandazioni riportate nel documento, Greenpeace è riuscita ad ottenere il testo completo e l’ha divulgato.

Il documento intitolato “Mais e biodiversità: effetti del mais transgenico in Messico” è stato elaborato sulla base di una ricerca che ha registrato la più ampia e diversa partecipazione di cittadini di Messico, Canada e Stati Uniti. Inoltre, hanno collaborato alla sua elaborazione 18 ricercatori come autori e coautori e 23 revisori esterni di diverse discipline, il Consiglio Cittadino Pubblico Congiunto della CCAAN (formato da cittadini dei tre paesi), la Segreteria della CCAAN e un Consiglio Assessore di 16 membri nel quale erano presenti sia accademici indipendenti – come il dottor Josè Sarukhan, che l'ha presieduto - sia membri dell'industria agrobiotecnologica oltre ad alcuni scienziati creatori di questa tecnologia.

Tra i suoi aspetti principali, il rapporto propone di rafforzare l'attuale moratoria sulla semina commerciale di mais transgenico in Messico e di minimizzare le importazioni statunitensi del seme, così come di prevedere un sistema di monitoraggio delle coltivazioni tradizionali e di etichettare il prodotto modificato geneticamente. Le conclusioni alle quali sono arrivati gli specialisti sono state unanimi. Nel capitolo delle raccomandazioni del documento si propone che: si devono applicare i metodi migliori per scoprire e monitorare quanto sia avanzata la contaminazione genetica del mais messicano e dei suoi “parenti” selvatici; si deve proibire la modificazione del seme per la produzione di farmaci e di composti industriali non adatti al consumo umano e animale; il TLCN debe adottare il principio di precauzione ed il mais statunitense deve essere etichettato, ed i semi che non possono essere garantiti come liberi da contaminazione, devono essere macinati per non utilizzati come sementi.(4)

La pubblicazione del rapporto è stata rimandata in almeno tre occasioni, sia per le pressioni del governo statunitense che per quelle dello stesso governo messicano che, alleato con le corporazioni della biotecnologia, vuole evitare che questo rapporto modifichi la proposta di Legge sulla Biosicurezza.(5)

Quest'anno gli Stati Uniti sperano di esportare in Messico 6,3 milioni di tonnellate di mais; gli Stati dell'Illinois e dell’Iowa sono tra i più forti produttori. Una gran parte di mais viene trasportato da società como Archer Daniels Midland nel centro-ovest, e più della metà contiene materiale transgenico creato da società come la Monsanto. La maggior parte, secondo le imprese esportatrici, serve per alimentazione animale, non per la semina né per il consumo umano.

Un articolo di Hugh Dellios apparso a fine settembre sul Chicago Tribune riporta il parere di alcuni dei negoziatori del governo messicano che ritengono che: “il Messico sia un importantissimo mercato” per il mais degli Stati Uniti. Uno di loro, Ricardo Celma, rappresentante messicano nel Consiglio di Sementi degli Stati Uniti, ha inoltre affermato che qualsiasi interruzione nelle importazioni di mais dagli Stati Uniti farebbe collassare i prezzi: “avrebbe un grave impatto nel Chicago Board of Trade”. I negoziatori hanno detto che proibire le importazioni di mais transgenico sarebbe dannoso per le politiche messicane che usano il mais a basso prezzo proveniente dagli Stati Uniti per “migliorare” la dieta della sua crescente popolazione. Il rapporto colpirà gli Stati Uniti nei suoi sforzi per superare il blocco alle coltivazioni transgeniche in Europa ed in Africa. Lo Zambia ed altri paesi hanno rifiutato il mais degli Stati Uniti come aiuto alimentare, nonostante non fosse stato inviato in seme ma macinato.(6)

Forum contadino per le sementi e la vita

Recentemente si è riunito in Messico il Gruppo Consultivo di Ricerca Agricola Internazionale (CGIAR), organismo internazionale di ricerca, che presumibilmente, essendo un'istituzione pubblica, dovrebbe difendere le richieste e gli interessi di tutte le realtà rurali. Un esempio di come non sia così si può ben vedere nel Centro di Miglioramento del Mais e del Frumento (CIMMYT) con sede in Messico. Promotore della “rivoluzione verde”, in possesso della maggiore collezione pubblica di varietà di mais contadino e indigeno, è oggi anche promotore dell'uso di transgenici in agricoltura. Né il CGIAR e tanto meno il CIMMYT hanno detto o fatto nulla in difesa delle sementi contadine di fronte alla contaminazione del luogo d’origine del mais.

In risposta a tutto ciò, diverse organizzazioni - tra le quali CECCAM, UNORCA ed il gruppo ETC – hanno organizzato un incontro a Città del Messico, a fine ottobre, come forum parallelo alla riunione del CGIAR, denominato “Forum contadino per le sementi e la vita”. Il forum ha visto la partecipazione di diversi rappresentanti di molti settori colpiti da queste politiche e di ricercatori impegnati nella ricerca di alternative che diano delle risposte alla profonda crisi ambientale, economica e sociale che si vive nel mondo rurale latinoamericano, acutizzata in questi paesi in ampi settori sociali indigeni e contadini. Sono stati dibattuti vari temi, tra i quali: sementi, contaminazione e sovranità. In una conferenza stampa prima dell'inizio del “Forum contadino per le sementi e la vita” il gruppo ETC, una ONG, ha proposto l’eliminazione del Centro Internazionale per il Miglioramento del Mais e del Frumento (CIMMT), che la sua banca genetica sia consegnata alla FAO dato che, come i 15 centri di ricerca del Gruppo Consultivo sulle Ricerche Agricole Internazionali (CGIAR), i suoi risultati invece che favorire i contadini e combattere la fame nel mondo, sono messi a disposizione delle multinazionali agrobiotecnologiche come Monsanto, Bayer e Piooner, tra le altre.(7)

*estratto della seconda parte del documento “Transgenicos en latinoamerica. De imposicion y resistencias” elaborato da Carmen Amendola, nel quadro del Programma “Biodiversidad, sustento y culturas” Redes-AT, novembre 2004


TALLER NAZIONALE DI STRATEGIE PER LA DIFESA DEL MAIS AUTOCTONO

Tra le azioni di resistenza degli ultimi mesi, il Taller ha enucleato varie organizzazioni di popoli indigeni e contadini di varie comunità, zone e regioni, che hanno discusso ed elaborato diverse alternative per continuare a difendere il mais autoctono. In alcune parti della dichiarazione che hanno elaborato i popoli indigeni nahuas e totonacos della Sierra Nord di Puebla, i rappresentanti delle organizzazioni dei popoli mixtecos, zapotecos, chatinos, mixes, triqui e altri ancora, segnalano: “Noi, popoli e comunità indigeni e contadini, rifiutiamo l’iniziativa di Legge sulla Biosicurezza che è in discussione alla Camera dei Deputati. Esigiamo che sia resa nota l’informazione con tutta onestà e chiarezza circa il mais transgenico e che si rispetti e si faccia valere il Protocollo di Cartagena, firmato dal Messico nel 2000 e che è entrato in vigore nel settembre del 2003”.(8)


Note:

  1. Supplemento Ojarasca N. 90 de La Jornada, Messico, 28 ottobre 2004
  2. La Jornada, Messico, 1 novembre 2003
  3. Angelica Enciso, La Jornada, Messico, 22 ottobre 2004
  4. Angelica Enciso, La Jornada, Messico, 19 ottobre 2004
  5. Il rapporto completo della CCAAN si può consultare nella pagina di Greenpeace: www.greenpeace.org/mexico_es
  6. Chicago Tribune, 29 settembre 2004, www.gmwath.org, www.chicagotribune.com.news
  7. Matilde Perez U, La Jornada, Messico, 27 ottobre 2004
  8. per la dichiarazione completa: www.greenpeace.org

(traduzione a cura di Daniele <corrodan@freemail.it>, del Comitato Chiapas di Torino e del Comitato Chiapas “Maribel” Bergamo)

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